La Cina ha superato il Giappone, diventando il secondo principale contribuente delle Nazioni Unite dopo gli Stati Uniti. Nel calcolo degli obblighi per il bilancio 2019-2021, la Repubblica popolare riporta un incremento tanto nel finanziamento del budget operativo generale (attestandosi al 12%) tanto nel contributo alle operazioni di peacekeeping. Tokyo, al contrario, scivola al terzo posto per la prima volta dagli anni ’80 (8,56%). Mentre Washington rimane ancora in testa alla classifica (22%), l’allergia di Trump per le organizzazioni multilaterali lascia il campo libero al presenzialismo cinese anche in territori tradizionalmente di competenza americana. Specie dal ritiro degli Stati Uniti dal UN Human Rights Council. Negli ultimi tempi, Pechino è riuscito a imporre la propria narrativa sui diritti umani e la Belt and Road. Mentre il rimpasto al vertice del Palazzo di Vetro rispecchia un nuovo equilibrio mondiale, il caso del capo dell’Interpol ci ricorda come il gigante asiatico mantenga le sue “caratteristiche cinesi” nel relazionarsi con le organizzazioni internazionali.
Caso Huawei, l’FBI indaga su un nuovo furto di tecnologia
La saga di Huawei si arricchisce di un nuovo tassello. Una terza accusa di furto di tecnologia è alla base di un’investigazione dell’FBI che vede coinvolta la Akhan Semiconductor Inc, azienda impegnata nello sviluppo di uno schermo per smartphone se volte più resistente del normale grazie a un microstrato di diamanti sintetici, tecnica che Huawei avrebbe cercato di trafugare dopo aver ricevuto un campione con lo scopo conclamato di valutarne l’acquisto. La notizia dell’indagine arriva a stretto dall’annuncio di una lunga lista di accuse penali dirette dal Dipartimento di Giustizia americano al colosso cinese e alla sua CFO Meng Wanzhou, sotto sorveglianza a Vancouver nell’attesa che le autorità canadesi si pronuncino sulla richiesta di estradizione di Washington. Intanto le diramazioni europee del caso raggiungono altri due paesi. Di ieri la notizia dell’espulsione di due dipendenti di Huawei dalla Danimarca a causa di alcune irregolarità nei permessi di soggiorno e lavoro, mentre il giorno prima l’intelligence norvegese aveva messo in guardia dal rapporto che lega l’azienda cinese al regime comunista.
Il rallentamento dell’economia colpisce high-tech e settore bancario
Il rallentamento dell’economia cinese e le tensioni commerciali con gli Stati Uniti non stanno penalizzando solo i lavoratori a basso reddito, impiegati nel settore delle esportazioni. Gli effetti cominciano ad essere avvertiti anche dai laureati delle migliori università, sopratutto da chi ambisce a entrare in società finanziarie e tecnologiche. Un sondaggio condotto dal China Market Research Group rivela che su circa 40 società oltre l’80% non ha intenzione di aumentare il personale rispetto allo scorso anno, mentre più della metà ha diminuito il numero di posizioni aperte, con il peggior risultato registrato dal settore bancario. Secondo il sito Zhaopin, l’aspettativa di retribuzione per i laureati è scesa di circa l’1% a Rmb5.331 ($ 788) al mese nel 2018. I venti di guerra commerciale possono spiegare solo in parte una tendenza che affonda le radici nella trasformazione strutturale del mercato cinese. Infatti, mentre se per Hurun nel 2018 la La Cina ha sfornato un unicorno (startup da almeno 1 miliardo di dollari) ogni tre giorni, il trend rivela una brusca frenata rispetto al 2015, soprattutto nel secondo semestre dell’anno. Il declino coincide con la saturazione del settore del bike sharing, la crisi di credibilità di Baidu e la saturazione del mercato degli smartphone.
La benevolenza buddhista nuoce all’ecosistema
Un’antica pratica buddhista sta mettendo a rischio l’ecosistema in varie parti della Cina. Noto come fangsheng, il rituale consiste nel liberare in natura diverse specie animali in segno di benevolenza, tra cui la famosa carpa koi. Secondo gli esperti la pratica condotta senza basi scientifiche rischia di creare gravi squilibri nella fauna locale. La Changsha Wildlife Conservation Association ha ricevuto 700 richieste di assistenza per animali messi in libertà, spesso non indigeni e invasivi. Mentre la tradizione non è illegale, la Wildlife Protection Law stabilisce che le specie coinvolte debbano essere autoctone, mentre zone con una consistente presenza buddhista – come il Qinghai – hanno cominciato a vietare il rilascio di specie miste o geneticamente modificate nei corsi d’acqua locali.
Bandite le hongbao dalle chat di classe
E’ tempo di capodanno cinese e come ogni anno spopolano le hongbao, le tradizionali buste rosse celebrative in cui ci si scambia doni in denaro reale o virtuale, nel caso di WeChat. Pochi giorni fa, l’ufficio per l’educazione della città di Pechino ha emanato una nota in cui si chiede di depennare una serie di contenuti dalle chat collettive di classe presenti su WeChat e QQ ed utilizzate da famiglie e docenti. La nota menziona oltre che contenuti violenti e diseducativi, anche il divieto di rendere pubblici i voti degli alunni, esprimere giudizi di merito sugli insegnanti o assegnare extra compiti. Bandite anche le hongbao destinate dalle famiglie ai docenti in occasione delle festività del capodanno lunare, e che pare siano diventate una pratica abbastanza comune per conquistare la benevolenza dei docenti, in un mondo dove i risultati scolastici contano moltissimo e spesso decidono il futuro degli allievi.
Coree, raggiunto accordo sulle truppe americane
Stati Uniti e Corea del Sud hanno raggiunto un accordo di massima sulla condivisione dei costi di stazionamento delle truppe statunitensi nella penisola. Lo ha annunciato il Dipartimento di Stato specificando che “entrambe le parti si impegnano a risolvere i problemi tecnici rimanenti il più rapidamente possibile”. Secondo fonti della CNN, Seul si sarebbe impegnata a contribuire alla spesa per un importo pari a circa 1 miliardo di dollari l’anno, rispetto agli 848 milioni stabiliti dall’accordo del 2014 scaduto lo scorso anno. Da tempo Trump lamenta l’onerosità del supporto americano ai propri alleati asiatici, tanto che – a pochi giorni dal secondo meeting con Kim Jong-un – gli esperti sospettano che il presidente abbia in mente di barattare la denuclearizzazione in cambio di un parziale ritiro delle truppe statunitensi dalla penisola. Intanto, domani, l’inviato speciale per la Nord Corea Stephen Biegun incontrerà i funzionari di Pyongyang per preparare “una tabella di marcia dei negoziati e delle dichiarazioni in corso, e una comprensione condivisa dei risultati desiderati dei nostri sforzi congiunti”. La ripresa dei colloqui coincide con l’emergere di una serie di rapporti confidenziali delle Nazioni Unite che smentiscono la riuncia di Pyongyang allo sviluppo del proprio arsenale nucleare e missilistico.
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Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.