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In Cina e Asia – L’Ue dice no al decoupling con la Cina

In Notizie Brevi by Agnese Ranaldi

I titoli di oggi:

  • L’Ue dice no al decoupling con la Cina
  • Pechino “preoccupato” per l’escalation in Ucraina
  • Pechino riafferma la propria giurisdizione sulla reincarnazione del Dalai Lama
  • Lo Sri Lanka declassato a “paese a basso reddito”
  • In Giappone riparte il turismo

Per le aziende dell’Unione Europea il decoupling con la Cina è fuori questione. È quanto ha dichiarato martedì durante un incontro business il commissario per il commercio dell’UE, Valdis Dombrovskis. Nonostante la guerra in Ucraina stia esacerbando le fratture politiche tra gli alleati del blocco atlantista – che sostiene la libertà ucraina – e i revisionisti dello status quo, come la Russia e la Cina, le aziende comunitarie prediligono il pragmatismo economico. La Cina rimane un partner commerciale al quale non sono disposte a rinunciare. “L’UE dovrebbe continuare a impegnarsi con la Cina con pragmatismo e senza ingenuità”, secondo Dombrovskis, perché “le nostre relazioni commerciali hanno bisogno di più equilibrio e reciprocità“. Il commissario ha dichiarato che l’UE è davanti a una situazione in cui ha disaccoppiato le fonti che assicurano la sua prosperità (come Russia e Cina) da quelle che si occupano della sua sicurezza, come gli Stati Uniti. Sullo stesso spartito Josep Borrell, che nella medesima sede ha profetizzato “serie conseguenze” per l’Europa a causa del disaccoppiamento tra fonti di benessere e capacità difensive. Contro il decoupling si è espresso anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz, atteso ai primi di novembre in Cina. Durante un evento business, Scholz ha ricordato che “la globalizzazione è una storia di successo” e pertanto va difesa.

Sceglie invece l’approccio duro la Gran Bretagna di Liz Truss che, secondo il Guardian, è in procinto di modificare lo status della Cina da “competitor sistemico” a “minaccia”.

Pechino “preoccupato” per l’escalation in Ucraina

La Cina esprime preoccupazione per l’escalation di violenza che sta mietendo vittime soprattutto tra i civili coinvolti nel conflitto russo-ucraino. L’ultima scarica di raid è stata una risposta russa di rappresaglia all’esplosione del Ponte di Crimea. Mentre Kiev e altre città sono sottoposte ad attacchi missilistici su larga scala, l’ambasciata cinese in Ucraina ha emesso un avviso lunedì, affermando che i frequenti raid aerei stanno compromettendo seriamente la sicurezza delle persone presenti sul suolo ucraino, e invitando i cittadini cinesi ad andarsene dal paese. Gli esperti, infatti, credevano che le armi nucleari fossero fuori discussione per Mosca. A causa dell’intensificarsi della violenza e delle rappresaglie, però, la situazione potrebbe sfuggire di mano e “l’Occidente esausto” potrebbe non avere più risorse militari per affrontare la crisi in modo efficace.

Pechino riafferma la propria giurisdizione sulla reincarnazione del Dalai Lama

La reincarnazione del 14° Dalai Lama è una questione che appartiene “agli affari interni del buddismo tibetano in Cina”, hanno affermato alcuni esperti di tibetologia in un incontro al China Tibetology Research Center di Pechino. Come riporta Global Times, lo scorso lunedì si è tenuto il “Webinar internazionale sui rituali religiosi e le usanze storiche della reincarnazione dei Buddha viventi” che ha riunito studiosi cinesi e stranieri esperti di buddismo tibetano. L’evento si è tenuto a margine della 51° sessione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. La reincarnazione dei Buddha viventi è un istituto di successione peculiare, che è regolato da antichi rituali religiosi e convenzioni storiche della tradizione tibetana. Durante l’incontro è stata riaffermata la giurisdizione del governo centrale di Pechino sul tema. Secondo Wang Yanzhong, direttore dell’istituto di Etnologia e Antropologia sotto il Notata dall’Accademia cinese delle scienze sociali, la gestione degli affari della reincarnazione dei Buddha viventi, inclusi il Dalai Lama e il Panchen Lama, non è oggetto di contestazione con la regione autonoma del Tibet ma è un’incombenza che il governo cinese è chiamato ad affrontare come parte delle sue responsabilità sociali.

Lo Sri Lanka declassato a “paese a basso reddito”

Lo Sri Lanka ha accettato il declassamento allo status di “paese a basso reddito” per via della gravissima crisi economica che sta logorando la popolazione e depauperando le risorse finanziarie di Colombo negli ultimi mesi. Il governo ha approvato la proposta che cambia lo status del paese per poter accedere a più estese misure di sostegno finanziario da parte delle organizzazioni nazionali. Secondo Agenzia Nova, la misura è stata annunciata dal portavoce del governo cingalese, Bandula Gunawardane, che ha assicurato che con questa categorizzazione l’accesso al denaro sarà più agevole. Mentre fino allo scorso anno il PIL pro-capite ammontava a 3.815 dollari – un valore che annoverava lo Sri Lanka tra le economie a medio reddito, secondo i requisiti della Banca Mondiale – Colombo prevede una decrescita dell’8,7% circa per l’intero 2022.

In Giappone riparte il turismo

I turisti stranieri tornano ad affluire in Giappone, dopo la revoca da parte del governo delle misure restrittive legate al Covid-19. Dopo due anni e mezzo di clausura, attratti anche da uno yen debole, i viaggiatori sono tornati a foraggiare il settore turistico giapponese. Tokyo aveva chiuso i suoi confini all’inizio della pandemia impedendo persino ai residenti stranieri di tornare. Un duro colpo per il settore, che è rimasto in stallo durante tutta la crisi sanitaria. Nel 2019, poco prima che scoppiasse la pandemia, il Giappone aveva accolto il numero record di 31,9 milioni di visitatori stranieri. Una prestazione che è crollata rovinosamente nel 2021, arrivando a soli 250.000 turisti in visita in territorio nipponico. Prima della pandemia, il governo giapponese stava per raggiungere l’obiettivo di 40 milioni di visitatori entro il 2020, anno in cui Tokyo avrebbe dovuto ospitare le Olimpiadi estive. Secondo Nikkei Asia si tratta di una vera e propria “esplosione del turismo”. Tuttavia, almeno per ora, i biglietti per i trasporti sono tutt’altro che economici, con i prezzi del carburante in aumento a causa del conflitto russo-ucraino.

A cura di Agnese Ranaldi; ha collaborato Alessandra Colarizi