In Cina e Asia – La Belt and Road procede a sobbalzi

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

Negli ultimi diciotto mesi, la Belt and Road ha registrato una netta frenata. Secondo un recente rapporto di Gavekal Dragonomics, nel 2018, il valore dei nuovi progetti distribuiti in 61 paesi è diminuito del 13% a quota 126 miliardi di dollari, con un ulteriore calo del 6,7% tra gennaio e agosto 2019. Nella prima metà dell’anno, la Cina si è impegnata a concedere prestiti relativi superiori al miliardo di dollari solo in due occasioni: in Egitto (1,2 miliardi di dollari) e in Pakistan 2,5 miliardi di dollari). Un crollo verticale se si pensa che nel 2016 i finanziamenti all’estero per lo stesso importo erano stati 46 e lo scorso anno a 28. Le cause del rallentamento sono principalmente due: se da una parte Pechino ha meno fondi disponili ora che, per la prima volta dal 2012, il surplus delle partite correnti rasenta lo zero, dall’altra le preoccupazioni legate alla cosiddetta trappola del debito, hanno reso i paesi partner più cauti nell’accogliere i progetti cinesi. fattori che tuttavia non implicano un complessivo fallimento del piano. Come dimostra la recente visita di Xi Jinping in India e Nepal (la prima di un capo di stato cinese in oltre 20 anni), il fascino degli investimenti cinesi riesce a silenziare gli storici contenziosi territoriali così come le perplessità per l’inclusione di Huawei nello sviluppo delle reti locali di quinta generazione. In Pakistan – dove la BRI ha registrato una netta battuta d’arresto a causa del rapido aumento del debito e delle preoccupazioni del FMI – il premier Imran Khan ha recentemente istituito un’agenzia che di fatto scavalcherà le autorità locali nella supervisione dei progetti lungo il corridoio Cina-Pakistan. Oltre ad aver esentato l’azienda che gestisce il porto di Gwadar, la Chinese Overseas Port Holding Company, dal pagamento delle tasse per 23 anni. [fonte: SCMP, SCMP, NIKKEI]

Pechino punta all’autosufficienza alimentare

La Cina deve fare affidamento sulle proprie risorse per ottenere l’autosufficienza alimentare. A pochi giorni dall’annuncio di un’intesa di massima con Washington per l’acquisto di 50 miliardi di prodotti agricoli, Pechino ridimensiona le aspettative dei paesi esportatori. Presentando l’ultimo libro bianco sulla sicurezza alimentare, Zhang Wufeng, direttore dell’Amministrazione nazionale delle riserve alimentari e strategiche, ha affermato che i livelli di produzione, l’abbondanza di riserve e i prezzi stabili degli alimenti rendono la situazione attuale la “migliore in tutta la storia” cinese. Secondo il rapporto, negli ultimi anni, la produzione di riso e grano è arrivata a soddisfare le esigenze domestiche, così che oggi la Cina è completamente autosufficiente e le importazioni servono perlopiù a incrementare la varietà dei prodotti. [fonte: People’s Daily]

L’urbanizzazione costa alla Cina tonnellate di rifiuti

La rapida urbanizzazione intrapresa dalla Cina negli ultimi trent’anni ha creato una montagna di rifiuti edili e problemi ambientali di difficile risoluzione. E’ quanto sostiene un rapporto pubblicato domenica da China Comment, rivista affiliata all’agenzia di stampa ufficiale Xinhua e controllata dal dipartimento di propaganda del Partito comunista cinese. Secondo lo studio, ogni anno, i progetti di costruzione, demolizione e ristrutturazione producono oltre 1,5 miliardi di tonnellate di rifiuti, di cui solo 100 milioni possono essere adeguatamente trattati attraverso i processi di smaltimento o riciclaggio. Nei principali centri urbani, come Pechino e Shanghai, l’attività di costruzione produce fino a 30 milioni di tonnellate di rifiuti all’anno, mentre in tutto il paese il settore rappresenta circa il 40% del totale dei rifiuti urbani. A preoccupare non sono solo i numeri ma anche la scarsa consapevolezza del governo, al momento impegnato in un’agguerrita lotta contro i rifiuti domestici mentre il settore delle costruzioni continua a rimanere uno dei principali catalizzatori della crescita cinese.[fonte: SCMP]

L’alta velocità cinese strizza l’occhio ai capitali esteri

La Kuwait Investment Authority è diventata il primo investitore istituzionale straniero a prendere parte allo sviluppo della rete ferroviaria cinese ad alta velocità. Circa 200 milioni di dollari è quanto stanziato dalla KIA attraverso la società di investimento CICC Capital per la costruzione della tratta Jinan-Qingdao, nello Shandong. Secondo esperti intervistati dal China Daily, per molti player cinesi e internazionali, investire in progetti o attività di proprietà statale garantisce rendimenti finanziari a lungo termine dal momento che si tratta di servizi pubblici supportati dalle amministrazioni locali e dal governo centrale per stabilizzare il mercato del lavoro. Ma ovviamente i benefici sono a doppio senso. Il quotidiano ricorda come “la riforma delle SOEs (aziende di stato) è un processo aperto, che mira ad attrarre partner in tutti i tipi di proprietà”. [fonte: China Daily]

Robot nelle fabbriche di fuochi d’artificio

I fuochi d’artificio, in Cina, hanno una storia antica che risale addirittura alla dinastia Tang (618-907 d.C). Ma oggi che il gigante asiatico conta per oltre l’80% della produzione mondiale le tecniche di fabbricazione non potrebbero essere più moderne. Da quando nel 2010 l’esplosione di un impianto è costata la vita a 34 persone, il governo cinese ha avviato un progetto di ricerca mirato ad automatizzare i processi produttivi così da limitare i rischi per il personale umano. Traendo spunto dalla tecnologia utilizzata dall’esercito nelle fabbriche di esplosivi, la conversione alla robotica ha aumentato l’efficienza della produzione di 25 volte. Con tutte le ripercussioni del caso. Secondo un rapporto governativo, in alcune fabbriche della provincia centrale dello Hunan, uno dei principali centri di produzione di fuochi d’artificio al mondo, negli ultimi tre anni oltre il 90% dei lavoratori ha perso il posto. [fonte: SCMP]

Seul mobilita cecchini e droni per combattere la peste suina

Da oggi cecchini e cacciatori sudcoreani presidieranno il confine con il Nord per evitare che i maiali affetti dalla peste suina entrino nel paese dopo che cinque cinghiali sono stati trovati morti a inizio mese. Il governo sudcoreano ha annunciato che utilizzerà anche droni a visione termica per controllare gli animali infetti nei pressi della zona demilitarizzata. Le preoccupazioni di Seul sono motivate dall’apparente incapacità di Pyongyang di far fronte al contagio, tanto che secondo la commissione di intelligence dell’Assemblea nazionale, la malattia si sarebbe ormai diffusa in quasi tutta la Corea del Nord.[fonte: Reuters]

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