In Cina e Asia – I giovani occidentali hanno una visione positiva della Cina

In Notizie Brevi by Sabrina Moles

I ragazzi occidentali tra i 18 e i 24 anni hanno un atteggiamento positivo nei confronti della Cina, in particolare rispetto alla fascia più anziana della popolazione. Il risultato, frutto di un sondaggio promosso dai think tank americani German Marshall Fund e Fondazione Bertelsmann, rivela un dato in netta controtendenza rispetto ai trend globali. Su 11 mila intervistati in giro per il mondo, infatti, oltre la metà delle persone afferma di vedere la Cina come un rivale. Stupisce il dato sui più giovani in Canada, Stati Uniti, Germania e Regno Unito che vedono la Cina, invece, come un partner. Anche l’anno scorso una ricerca aveva evidenziato che lo sguardo negativo sulla Cina appartiene soprattutto agli over 40. “Nonostante tutte le guerre commerciali e la politica dietro i tentativi della Cina di scuotere l’ordine globale, penso che alcuni giovani in Occidente vedano la Cina favorevolmente perché – in qualche modo – vedono la Cina come un potenziale leader del cambiamento per il futuro e il mondo nel loro futuro“, ha commentato Benjamin Barton, professore associato di relazioni internazionali presso l’Università di Nottingham in Malaysia. E dal punto di vista cinese? Ne avevamo parlato QUI in merito all’ultimo sondaggio del Global Times sull’opinione dei giovani cinesi nei confronti dell’Occidente. [Fonte: SCMP]

L’Asean a Chongqing per il 30° anniversario delle relazioni con la Cina

I ministri degli Esteri dell’Asean si sono incontrati con la controparte cinese Wang Yi questo lunedì a Chongqing. L’incontro avviene in occasione del trentesimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra la Cina e il gruppo del Sudest asiatico, ma sono molti i temi d’attualità sul tavolo. Per la Cina l’incontro – il primo ad avvenire di persona dall’inizio della pandemia – è stata un’occasione per recuperare la leadership nella regione e porsi come principale attore nelle tre grandi crisi di questi mesi: l’emergenza sanitaria, il golpe birmano e la questione del Mar Cinese Meridionale. Per quanto riguarda il Myanmar, secondo quanto dichiarato dalla ministra degli Esteri indonesiana Retno Marsudi la Cina sarebbe un attore centrale per attuare il cosiddetto “piano in cinque punti”. La proposta servirebbe a fare fronte unito contro l’escalation della violenza in Birmania e prevede prevede la fine della violenza, colloqui costruttivi tra “tutte le parti interessate”, l’invio di aiuti in Myanmar, la nomina di un inviato speciale per facilitare i colloqui e la possibilità per l’inviato speciale di visitare il Paese. Per ora il ministro cinese sembra ribadire la posizione conciliatoria nei confronti di Naypyidaw, chiedendo ai paesi Asean di attenersi ai principi dello Statuto delle Nazioni Unite. I civili birmani non risparmiano le critiche nei confronti dell’”Asean-way”, questo non interferire direttamente nella politica interna birmana, che ora si affida alla Cina per dare un indirizzo al proprio operato. Ciò non significa che a livello di singolo paese manchino le opinioni: “Non c’è stato alcun rilascio di detenuti politici, non c’è stato alcun segno reale di dialogo politico e negoziato significativi. Quindi dovremo tenere alta l’attenzione su quello che succede in Myanmar”, ha detto il ministro degli Esteri di Singapore Vivian Balakrishnan. Centrale anche il discorso sulla cooperazione per il bacino del Mekong che coinvolge Cina, Cambogia, Laos, Myanmar, Thailandia e Vietnam. Lanciato cinque anni fa, il meccanismo di cooperazione subregionale promette di fare da tramite per diversi progetti di sviluppo economico nell’area. Cambogia, Laos, Myanmar, Thailandia e Vietnam, [Fonti: Nikkei, SCMP]

Ricercatore cinese negli Usa è il primo a processo per aver nascosto i legami con la Cina

Hu Anming, scienziato specializzato in nanotecnologie dell’Università del Tennessee, è il primo accademico cinese a finire in tribunale con l’accusa di trasferire tecnologie avanzate a Pechino. Secondo quanto riportato dai media statunitensi, l’uomo avrebbe nascosto le sue collaborazioni con la Cina mentre riceveva fondi dalla Nasa per il suo progetto. Tra le prove emerge il fatto che fosse membro di facoltà dell’Istituto di ingegneria laser dell’Università di Tecnologia di Pechino, nonostante avesse dichiarato nei moduli per l’ingresso all’università americana di non avere alcuna affiliazione esterna. Anche nella domanda per ottenere un posto di ruolo avrebbe omesso nel curriculum vitae queste attività con la Cina. L’Fbi aveva già interrogato il ricercatore nel 2018 sul tema del trasferimento tecnologico dagli Usa alla Cina, e aveva chiesto la sua collaborazione per fare luce sui programmi del governo cinese. In quell’occasione le autorità avevano chiesto a Hu di partecipare a delle conferenze, proposta che l’uomo aveva rifiutato. Da allora lo scienziato era nel mirino delle indagini di Washington intorno ai professionisti cinesi in America, parte di un’ondata di accuse e arresti che – scrivono i gruppi per la difesa dei diritti umani – rischiano di esacerbare le discriminazioni contro la popolazione asiatica nel paese. Secondo il governo americano Pechino costringe e finanzia i ricercatori, le aziende e gli istituti cinesi a cooperare per raggiungere l’obiettivo della supremazia tecnologica globale in campi come lo sviluppo militare e scientifico. [Fonte: WSJ]

Guangdong: inizia il gaokao durante la seconda ondata di contagi

La provincia cinese meridionale del Guangdong sta vivendo la seconda ondata di trasmissioni locali da Covid-19 dall’inizio della pandemia. Il cuore della produzione manifatturiera cinese rischia di fermarsi, ma il governo locale promette misure per frenare la ripresa dei contagi, promettendo test di massa sull’intera popolazione di Guangzhou (Canton) e restrizioni ai viaggi in tutta l’area. Si prevede di testare 18 milioni di persone in tre giorni, mentre per lasciare la capitale di provincia e le città limitrofe vengono reintrodotti i tamponi prima di qualsiasi spostamento. È in questo scenario in stile marzo 2020 che gli studenti cinesi iniziano il gaokao, l’impegnativo esame di stato a metà tra la nostra maturità e i test d’accesso all’università. Nel Guangdong sono 10,78 milioni i ragazzi e le ragazze delle superiori che sono tornati in aula per sostenere l’esame. Lunedì, primo giorno del gaokao, i quasi 55 mila studenti di Guangzhou sono stati testati per il Covid-19, così come il personale scolastico, anche se risulta già vaccinato. Lo scorso anno nonostante il lockdown nazionale il Guangdong era riuscito a riaprire le scuole per il gaokao, rimandandolo di un mese rispetto alla norma. Preoccupano, forse più dei contagi stessi, le nuove modalità d’esame. La riforma del gaokao è in fase sperimentale in otto provincie compreso il Guangdong, un fattore che sta esacerbando il già altissimo stress diffuso tra gli studenti della provincia meridionale. [Fonti: SCMP, Sixth Tone]