In Cina e Asia – HRW: Il Pcc usa detenzioni illegali e tortura contro i corrotti

In by Gabriele Battaglia

I titoli della rassegna di oggi:

– HRW: Detenzioni illegali e tortura puntellano la guerra contro la corruzione di Xi Jinping
– Violenze sui mariti: da Pechino prima ingiunzione restrittiva contro una moglie
– Violazioni dei diritti umani nelle fabbriche di giocattoli
– I cinesi tornano a spendere in patria
– Nuovo incontro tra Abe e Trump?
– Thailandia: BBC sotto indagine per possibile lesa maestà
– Indonesia: «attori politici» dietro alle manifestazioni violente HRW: Detenzioni illegali e tortura puntellano la guerra contro la corruzione di Xi Jinping

La condanna arriva dall’ultimo rapporto di Human Right Watch. 102 pagine dedicate sopratutto allo shuanggui, sistema di detenzione extragiudiziale adoperato nel corso di investigazioni interne al Partito e accusato di essere utilizzato per infliggere purghe contro gli avversari del presidente. Secondo i media sarebbero 11 le persone morte sotto shuanggui dal 2010 a oggi. Tra i sistemi utilizzati per estorcere confessioni ci sarebbero, oltre alle percosse, la privazione di sonno, cibo e acqua. Il rapporto comprende 21 interviste a quattro ex detenuti, l’analisi di 38 verdetti giudiziari e 35 resoconti di detenuti tratti da 200 report apparsi sui media cinesi. In teoria, l’abolizione della tortura rientra tra i buoni propositi contenuti nella riforma giudiziaria annunciata nel 2013. Ed ecco che a stretto giro dalle accuse lo zar dell’anticorruzione Wang Qishan ha dichiarato che gli interrogatori dei funzionari messi sotto accusa dovrebbero essere sempre registrati: «il potere senza controllo è pericoloso».

Violenze sui mariti: da Pechino prima ingiunzione restrittiva contro una moglie

Nella giornata di domenica un tribunale di Pechino ha emesso un’ordinanza restrittiva di sei mesi nei confronti di una donna colpevole di aver ripetutamente maltrattato il marito. In alcune circostanze le violenze sarebbero avvenute sotto gli occhi della figlia. Dopo aver valutato le prove mediche la corte ha stabilito che la donna dovrà lasciare la casa e dovrà tenersi almeno 200 metri lontana dal marito. Si tratta di alcune misure protettive previste dalla prima legge contro le violenze domestiche entrata in vigore lo scorso marzo. Da allora sono le autorità sono intervenute con ingiunzioni restrittive almeno in 300 i casi in giro per il paese, il più delle volte comunque contro uomini. Questa è la prima volta che un tribunale di Pechino interviene a difesa di un marito.

Violazioni dei diritti umani nelle fabbriche di giocattoli

Secondo un’inchiesta dell’ong americana China Labor Watch gli operai impiegati nelle fabbriche cinesi che producono giocattoli per Disney, Mattel, Fisher-Price e McDonald’s lavorano in media 11 ore al giorno, con 50 ore di straordinari al mese; nei casi peggiori le ore extra sono 130. La legge cinese ne prevederebbe massimo 36. Al carico di lavoro si aggiunge uno stipendio da fame (circa 1,3 dollari l’ora) e condizioni ambientali malsane a causa dell’esposizione degli operai a sostanza tossiche e delle alte temperature. Le società coinvolte hanno fatto sapere di aver preso molto seriamente la questione e di aver in programma indagini interne per verificare la veridicità delle accuse.

I cinesi tornano a spendere in patria

Complici, uno yuan debole, prezzi più bassi e la campagna contro i daigou (gli intermediari che comprano all’estero per rivendere in Cina). I cinesi costituiscono un terzo degli acquirenti del lusso a livello mondiale; all’inizio del nuovo millennio contavano per un misero 2 per cento. Negli ultimi tre anni la campagna anticorruzione lanciata da Xi Jinping ha colpito duramente noti brand internazionali. Tuttavia, nel 2016 si è assistito a una ripresa degli acquisti di lusso e gioielli. Un trend incentivato da una riduzione dei prezzi in Cina e dal deprezzamento della valuta cinese, che sembra aver riportato gli incassi ai valori record del 2012. Musica per le orecchie di Pechino che sta tentando di proporre un modello di crescita basato sopratutto sui consumi interni anziché su investimenti ed esportazioni.

Nuovo incontro tra Abe e Trump?

Il premier giapponese Shinzo Abe potrebbe non solo diventare il primo leader mondiale ad aver incontrato Trump da presidente eletto, ma anche il primo a incontrarlo una volta ufficializzato l’insediamento alla Casa Bianca. Secondo l’agenzia di stampa Jiji, il meeting potrebbe avvenire attorno al 27 gennaio, circa una settimana dopo l’incoronazione ufficiale di Trump. L’alleanza Usa-Giappone rappresenta uno dei pilastri della politica estera giapponese, ma alcuni commenti del nuovo presidente hanno lasciato intendere un possibile disimpegno di Washington nei confronti dei suoi sodali asiatici, non soltanto sul piano militare, ma anche su quello economico con un ritiro americano dalla Trans-Pacific Partnership. La notizia della visita per il momento è stata smentita dal team di Abe.

Thailandia: BBC sotto indagine per possibile lesa maestà

Ad aver innescato l’inchiesta un recente servizio dedicato al nuovo sovrano Maha Vajiralongkorn Bodindradebayavarangkun, ufficialmente succeduto al defunto padre giovedì scorso. L’articolo, in lingua tailandese è stato ampiamente condiviso su internet prima di essere censurato dal ministero dell’Economia digitale. Gli uffici locali dell’emittente sono stati ispezionati dalla polizia. Il reato di lesa maestà può costare fino a 15 anni di carcere.

Indonesia: «attori politici dietro alle manifestazioni violente»

La polizia indonesiana avrebbe le prove che le persone arrestate per tradimento lo scorso venerdì avrebbero ricevuto fondi da una fonte non meglio precisata con l’intento di trasformare la manifestazione della scorsa settimana in una rivolta contro il governo. Otto sono le persone finite agli arresti nei raid che hanno preceduto le proteste contro Purnama, il governatore di Jakarta cristiano di etnia cinese. Oltre 150mila persone hanno marciato per le strade della capitale indonesiana per contestare Purnama, accusato di aver insultato il Corano e in attesa di essere processato per blasfemia la prossima settimana. Il 4 novembre il presidente Widodo aveva puntato il dito contro «alcuni attori politici» accusati di aver causato le violenze verificatesi durante le proteste di inizio novembre.