In Cina e Asia – Gli Usa lanciano un’altra task force “anti-Cina”

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

L’amministrazione Biden si appresta a lanciare una nuova “forza di attacco” per combattere le pratiche commerciali sleali e difendere l’accesso degli Stati Uniti a prodotti strategici, dai semiconduttori alle terre rare. Il nuovo team –  che sarà  guidato dal rappresentante per il commercio Katherine Tai – indagherà specificatamente sulle violazioni che hanno contribuito a uno “svuotamento” delle catene di approvvigionamento. La Cina non è l’unico target ma certamente il più importante. Secondo quanto annunciato alla stampa internazionale, il Dipartimento del Commercio sta valutando se avviare un’indagine sull’impatto delle importazioni di magneti al neodimio (utilizzati nei motori e in altre applicazioni industriali e importati in larghe quantità dalla Cina) sulla sicurezza nazionale. Lo scorso febbraio, il neopresidente aveva chiesto una revisione completa entro 100 giorni delle supply chain più esposte alla pandemia, dal settore farmaceutico a quello dell’automotive. L’annuncio della task force coincide con la pubblicazione di quanto rilevato durante le indagini. Spicca un virgolettato: “La Cina si distingue per il suo uso aggressivo di misure, molte delle quali sono ben al di fuori delle pratiche commerciali eque accettate a livello globale”. Ma non è finita qua. Washington ha predisposto un altro studio della durata di un anno che riguarda “difesa; salute pubblica e preparazione biologica; tecnologia dell’informazione e della comunicazione; energia; trasporto; materie prime agricole e prodotti alimentari.” Il gigante asiatico sarà anche al centro del G7, ospitato dalla Gran Bretagna, che vedrà Biden raggiungere l’Europa per la prima volta dall’insediamento alla Casa Bianca. La trasferta coinciderà anche con la ripresa del summit Usa-Ue (congelato nel 2014) e con il primo vertice NATO in presenza dal 2018. [fonte Reuters, SCMP]

Intanto il Senato americano ha approvato una bozza di legge bipartisan che autorizza una spesa pari a 190 miliardi di dollari da destinare a università e istituzioni varie per progetti di ricerca e sviluppo. Inclusi 52 miliardi di dollari per aiutare i giganti nazionali dei semiconduttori a espandere la produzione e fronteggiare la crisi dei chip che ha colpito il settore dell’automotive e dell’elettronica di consumo. L’approvazione della Camera, però, è tutt’altro che scontata. [fonte SCMP]

Migliaia di studenti cinesi in protesta contro la conversione di college universitari in istituti professionali

Migliaia di studenti hanno protestato contro la decisione delle autorità di convertire in scuole professionali sei college universitari – cofinanziati da privati – nelle province del Jiangsu e del Zhejiang. La fusione, se ultimata come da programma, si teme comporterebbe il conferimento di titoli di studio meno prestigiosi (e non commisurati ai costi sostenuti al momento dell’iscrizione), considerato il rango inferiore di questo tipo di istituti. Secondo RFA, durante le proteste – che hanno interessato almeno quattro strutture – i manifestanti hanno preso in ostaggio i dirigenti scolastici per ore, mentre la polizia ha reagito con l’utilizzo di gas lacrimogeni e manganellate. Quello del diritto all’istruzione è un tema molto caldo in Cina, dove accedere alle strutture migliori è ancora proibitivo per molti a causa dei costi e dei criteri sulla registrazione famigliare [fonte BBC RFA, AFP

La Cina pubblica il primo libro bianco sul 6G

La Cina ha pubblicato il primo libro bianco sul 6G. Il documento – che “fornirà agli operatori del settore una guida chiara e un vantaggio sul piano della ricerca e dello sviluppo (R&S)” – fornisce una visione generale della rete di sesta generazione e affronta otto scenari applicativi aziendali, oltre a 10 potenziali tecnologie chiave. Secondo quanto spiegato domenica, dalll’Academy of Information and Communications Technology, che ha autografato lo studio, lo scopo del paper è quello di orientare il settore, soprattutto le aziende intenzionate a investire nella nuova tecnologia. Ma servirà anche a colmare le lacune emerse durante lo sviluppo del 5G. Se tutto andrà come da programma, la Cina avrà la sua rete di sesta generazione pienamente operativa entro il 2030. Gli analisti consultati dalla stampa statale hanno evidenziato come il gigante asiatico sia in netto vantaggio sugli Stati uniti, avendo cominciato a studiare il 6G fin dal 2019.

Cina e Asean elevano le relazioni bilaterali a “partnership comprensiva strategica”

Cina e Asean hanno elevato le proprie relazioni al livello di “partnership comprensiva strategica”, la stessa definizione utilizzata per descrivere il partenariato con l’Ue fin dal 2003. Pechino intratteneva già questo tipo di relazione con alcuni paesi del Sudest asiatico. L’estensione a tutto l’Associazione potrebbe avere un significato importante. Secondo gli esperti, mentre il livello più basso -” quello di partnership cooperativa” – presuppone l’esistenza di rapporti commerciali, la “partnership comprensiva strategica”, preannuncia un maggior coordinamento a livello regionale e internazionale che include anche la difensa. Un aspetto non irrilevante considerate le tensioni nel mar cinese meridionale. Nonostante i contenziosi territoriali, le parti si sono impegnate a collaborare sulla sanità e i vaccini, oltre che a portare avanti i negoziati sull’atteso codice di condotta marittimo. I rapporti diplomatici tra Pechino e l’Asean sono cominciati esattamente trent’anni fa. E, al di là dell’euforia per le celebrazioni, il riavvicinamento della Cina ia vicini regionali trova spiegazione nel deterioramento delle relazioni con  Ue e Stati uniti. Non sarà un corteggiamento facile. Secondo lo Strait Times, la pubblicazione del comunicato congiunto al termine del meeting tra i rispettivi ministri degli Esteri è stata ritardata da disaccordi sul linguaggio da utilizzare. Le Filippine, sfinite dalle incursioni dei pescherecci cinesi, si sono battute invano per mantenere una linea più dura sul mar cinese meridionale. Avevamo spiegato come il vertice di Chongqing sia stato in larga parte dedicato alla crisi in corso in Myanmar. Incontrando l’omologo birmano, il primo ministro Wang Yi è parso voler estendere l’endorsement di Pechino. Letteralmente: “la politica amichevole della Cina nei confronti del Myanmar non è influenzata dai cambiamenti nelle situazioni interne ed esterne del Myanmar e rimane orientata verso il popolo del Myanmar. In passato, presente e futuro, la Cina ha sostenuto, sostiene e sosterrà il Myanmar nella scelta indipendente di un percorso di sviluppo che si adatti alle sue condizioni nazionali”. [fonte SCMP, Strait Times, Bloomberg]

Cina, l’indice dei prezzi alla produzione ai massimi da 13 anni

Nel mese di maggio, l’aumento del costo delle materie prime ha fatto schizzare l’indice dei prezzi alla produzione (PPI) – ovvero i prezzi che le fabbriche applicano ai grossisti per i loro prodotti –  del 9% su base annua, rispetto a un aumento del 6,8% riportato ad aprile. Si tratta del livello più alto dal settembre 2008, l’anno della crisi finanziaria globale, quando fu registrato un +9,1%. Nel frattempo, l’indice ufficiale dei prezzi al consumo (CPI) cinese è aumentato dell’1,3% rispetto all’anno precedente. Ad aprile era stato dello 0,9%. Martedì, la Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma, la principale agenzia di pianificazione economica cinese, ha esortato le autorità a livello provinciale a regolamentare il mercato delle materie prime e compiere ogni sforzo per garantire prezzi stabili e un’offerta adeguata di prodotti importanti. Mais, grano, olio e verdure si sono guadagnati una menzione particolare. Dopo i disagi riportati dalle fabbriche del Guangdong, la leadership vuole evitare che l’inflazione finisca per gravare anche sul portafoglio dei consumatori. [fonte SCMP]

L’orologio di Kim Jong-un

In Corea del Nord, anche un orologio troppo largo può diventare motivo di speculazioni sulla salute dei leader. Secondo NK News, che ha analizzato le foto dell’ultima riunione del politburo – la prima apparizione pubblica di Kim Jong-un in un mese – il leader sembra aver perso “significativamente peso”. Lo rivelano le foto del polso sinistro considerevolmente più sottile rispetto alle immagini scattate a novembre 2020 e a marzo di quest’anno. La domanda, come in altre occasioni sospette, è sempre la stessa: Kim sta male? O forse semplicemente anche il leader nordcoreano ha dovuto cambiare le proprie abitudini di vita per dopo che la chiusura dei confini per contenere l’avanzata del coronavirus ha colpito duramente l’economia locale. Secondo un reportage pubblicato da Daily NK lo scorso mese, anche i soldati nordcoreani schierati alla frontiera con la Cina per assicurare il blocco anti-pandemia sono ridotti alla fame. [fonte Guardian]