In Cina e Asia – FMI: la causa della disoccupazione nei paesi sviluppati non è la Cina

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

L’automazione piuttosto che l’ascesa cinese è la vera causa della riduzione dei posti di lavoro nei paesi sviluppati. E’ quanto sostiene un recente rapporto del Fondo monetario internazionale, secondo il quale “l’aumento della concorrenza delle importazioni nei mercati esterni associato all’incremento della produttività cinese non ha effetti marcati sulla disoccupazione regionale. Solo gli shock tecnologici tendono ad avere effetti duraturi, con aumenti della disoccupazione ancora maggiori per le regioni vulnerabili e più arretrate”. Infatti, mentre “l’import dalla Cina può causare perdite di posti di lavoro nel breve termine, tale impatto “diminuisce rapidamente”. Lo studio riporta il caso della rust-belt americana, smentendo di fatto le accuse dirette da Trump contro il surplus commerciale della Cina [fonte: SCMP]

Dipendenti cinesi accusano Facebook di discriminazione

Il suicidio di un dipendente cinese di Facebook e il licenziamento di un programmatore che aveva preso parte alle commemorazioni per la morte del collega ha scatenato una valanga di critiche contro il presunto trattamento discriminatori a cui sono sottoposti i dipendenti cinesi del colosso tecnologico americano. Secondo Bloomberg,  Yi Yin, ingegnere di 26 anni, è stato prima redarguito dall’azienda e in seguito licenziato per aver discusso su internet delle circostanze poco chiare in cui è deceduto il collega. “Le aziende tecnologiche della Silicon Valley stanno per raggiungere il loro limite massimo, quindi sono sotto pressione per tagliare posti di lavoro e aumentare l’efficienza”, ha dichiarato Yin in un’intervista telefonico, “i cinesi di solito non creano problemi e danno l’impressione di essere deboli e facili da gestire”. Le circostanze del licenziamento hanno attirato l’attenzione di oltre 1,6 milioni di utenti sul sito Zhihu [fonte: Bloomberg]

Hong Kong: 900 arrestati sono minori

Quasi 900 delle persone arrestate durante le proteste di Hong Kong sono minori, di cui 750 con un’età inferiore ai 18 anni mentre 104 hanno meno di 16 anni. Lo ha rivelato ieri la polizia a pochi giorni dal ferimento di un diciottenne e un quattordicenne durante l’aggressione di due agenti. La governatrice Carrie Lam  si è detta  preoccupata per il comportamento “profondamente” degli studenti e ha giustificato l’introduzione di misure che vietano di indossare maschere durante le manifestazioni non autorizzate come un deterrente alla partecipazione di genitori, insegnanti e studenti [fonte: Guardian]

Crediti sociali per controllare la Chiesa

Una contea nella giurisdizione di Zhengzhou, la capitale della provincia centrale dell’Henan, ha implementato un sistema di “valutazione standardizzata delle sale per riunioni religiose”. La misura è riservata ai luoghi di culto approvati dallo Stato e prevede che ogni sede che totalizzi un punteggio minore di 70 punti su 100 sarà considerata «inferiore agli standard richiesti» e quindi potrà essere chiusa. La valutazione elenca più di 50 violazioni per cui le Chiese possono perdere punti e trovarsi esposte a varie modalità di punizione, quali per esempio il licenziamento del responsabile. Possono essere tolti tre punti se membri del clero lasciano il Paese senza approvazione preventiva, 5 punti per non aver issato la bandiera nazionale o se il sistema di videosorveglianza all’interno della chiesa non funzionasse a dovere e otto punti per non avere tenuto sermoni ”sinizzati” con sufficiente spirito d’iniziativa.aAnaloghe prassi di valutazione, che ricordano il famigerato sistema di credito sociale, sono state implementate in alcune Chiese in altri luoghi e stanno divenendo sempre più usuali nel Paese. [fonte: Bitter Winter]

Cina: primo caso di fallimento di una persona fisica

Per la prima volta un tribunale cinese ha emesso una sentenza di dichiarazione di fallimento di una persona fisica. E’ successo a Wenzhou nel Zhejiang dove un uomo è stato chiamato a rimborsare solo l’1,5 per cento dei 2,14 milioni di yuan (300.000 dollari) di debito contratto, ovvero 32.000 yuan in 18 mesi. La decisione tiene conto del reddito familiare mensile (circa 8.000 yuan) e del valore modesto delle proprietà possedute. Il debitore verrà inoltre interdetto all’acquisto di biglietti ferroviari per i treni ad alta velocità e non potrà viaggiare in prima classe fino a tre anni dopo l’estinzione delle passività. L’episodio costituisce un precedente in Cina dove oggi il debito familiare rappresenta circa il 54% del Pil rispetto all’11% del 2006 [fonte: SCMP]

Distrutti decine di cimiteri uiguri

Il sistema di campi di detenzione istituito nello Xinjiang si inserisce in una campagna di sinizzazione forzata e annullamento delle radici culturali condivise dalle minoranze islamiche. E’ quanto sembra confermare la distruzione sistematica di cimiteri e santuari nella regione autonoma. Secondo riprese satellitari analizzate da AFP e Earthrise Alliance, dal 2014 il governo cinese ha distrutto almeno 45 cimiteri uiguri, di cui 30 negli ultimi due anni. A finire sotto le ruspe persino tombe e luoghi di culto dedicati a personaggi illustri della tradizione locale, come il cimitero dedicato al poeta Lutpulla Mutellip, oggi riconvertito in un parco per bambini. Il fenomeno, parzialmente attribuibile all’avanzata dei centri urbani, trova riscontro in altre parti della Cina. Ma nel Xinjiang la matrice culturale dell’operazione viene confermata dalla contestuale campagna di demolizione lanciata contro le moschee, circa almeno 30 quelle rase al suolo dal 2017 a oggi. [fonte: AFP]

Cina prima in Asia per donazioni di organi

Secondo un rapporto pubblicato dalla Commissione nazionale per la sanità cinese, la Cina è il primo paese in Asia per numero di donazioni di organi, con un mercato che si aggira attorno ad 1 miliardo di dollari all’anno. Entro la fine del 2018, più di 18.000 persone avevano donato i propri organi dopo la morte. La notizia giunge mentre lo Human Rights Council è impegnato in una lotta contro gli espianti sui prigionieri cinesi, molti dei quali membri del Falun Gong. Infatti, sebbene illegale dal 2015, vi sono prove che l’asportazione di organi sui detenuti – a volte mentre si trovano ancora in vita – continui ad essere una pratica comune in Cina per sopperire al numero insufficiente di donatori. Avvocati dell’organizzazione indipendente China Tribunal stimano che dal 2001 circa 65.000 praticanti del Falun Gong siano stati uccisi per i loro organi e sembrerebbe che anche membri di altre minoranze religiose ed etniche, tra cui uiguri, tibetani e alcune sette cristiane, abbiano subito lo stesso destino. La grande richiesta in Cina ha generato un vero e proprio “turismo degli organi”, ben presto condannato da molti paesi: ad oggi Belgio, Italia, Israele, Norvegia, Spagna e Taiwan hanno reso illegale per i loro cittadini recarsi in Cina per donazioni di organi. [fonte: China Daily]

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