In Cina e Asia — Cina, sempre più governi locali ammettono la falsificazioni dei dati economici

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La nostra rassegna quotidiana


E’ un periodo di confessioni per gli amministratori locali cinesi. Tianjin, Mongolia Interna, Liaoning, dalla “manhattan” di Pechino — così è chiamata l’area portuale di Binhai, vicino alla capitale — alla “Rust Belt” cinese. I riflettori dell’opinione pubblica e delle autorità anticorruzione sono puntati qui dove gli amministratori locali hanno confessato di avere truccato i dati sulla crescita economica dei territori da loro gestiti. L’obiettivo? Una promozione nelle fila del partito. Ancora una volta è servito un monito del presidente Xi Jinping a smuovere le acque — siate trasparenti, aveva detto tempo fa il leader cinese. Allo stesso tempo, è partita la campagna del governo per una crescita economica sostenibile, la cui sostenibilità parte dalla traspaermza.

Fedeltà al lingxiu: un nuovo titolo per Xi Jinping

In un recente editoriale, il Quotidiano del Popolo ha dichiarato lealtà al leader del partito e del paese Xi Jinping. Oltre all’ormai assodato “fulcro”, “cuore” del partito, Xi Jinping assume il ruolo di lingxiu, un termine che, spiega il quotidiano filogovernativo in lingua inglese Global Times, significa “leader” con una connotazione positiva e in passato attribuito esclusivamente a capi politici a cui è attribuito un altissimo prestigio, considerato il più capace e perciò riconosciuto da tutto il partito. Per il quotidiano ufficiale del Partito comunista cinese, Xi sarà in grado di guidare il paese verso un “futuro luminoso”. Una figura, specifica il quotidiano, ideale per un periodo storico cruciale in cui emergono sempre più le contraddizioni del sistema capitalista globale e si aprono spazi per un nuovo ordine internazionale. Sarà Xi l’uomo giusto?

Malaysia, proteste contro tagli Ue import olio di palma

Centinaia di coltivatori sono scesi in piazza a Kuala Lumpur, capitale della Malaysia per protestare contro la proposta del Parlamento europeo di tagli alle importazioni di olio di palma dal paese del sudest asiatico. Sono piccoli e medi produttori — il 40 per cento del totale nazionale — che rischiano di trovarsi privi di un’importante fonte di introito: se l’Europa taglia le sue importazioni il prezzo dell’ “oro verde” malaysiano rischia infatti di crollare. Agli uffici di rappresentanza dell’Unione in Malaysia è arrivata già una petizione per fermare la discussione parlamentare. Da parte sua l’Ue intende proseguire sulla strada del contrasto ai cambiamenti climatici e scoraggiare la deforestazione, uno dei metodi per far spazio alle coltivazioni di palma da olio — ingrediente alimentare ma anche materia prima per i biocarburanti.