In Cina e Asia – Cina e Ue vicine alla firma del BIT

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

Con 604 voti a favore, il parlamento europeo ha approvato una risoluzione di condanna contro le violazioni dei diritti umani in Cina. Nel comunicato rilasciato nella tarda serata di ieri si fa esplicito riferimento al sistema dei lavori forzati a cui sono sottoposte le minoranze etniche islamiche del Xinjiang. Secondo l’organo legislativo Ue, ugualmente preoccupante è “il continuo trasferimento di lavoratori ad altre divisioni amministrative cinesi e il fatto che noti marchi e società europee abbiano beneficiato del lavoro forzato cinese.” La mozione chiede l’immediata sospensione delle “incarcerazioni di massa”, ma non accenna – come invece preventivato da fonti del SCMP – alla possibile imposizione di sanzioni. Alcuni giorni fa Bruxelles si è dotata di una legislazione simile al  Magnitsky Act americano, che le organizzazione per la difesa dei diritti umani auspicano venga utilizzata per punire i responsabili della repressione nel Xinjiang. Al momento il blocco dei 27 non sembra intenzionato a seguire le orme di Washington. Forse per non compromettere le trattative per la firma dell’atteso accordo bilaterale sugli investimenti (BIT)? Xi Jinping e Angela Merkel ne aveva auspicato la chiusura entro fine anno. Nell’ultima settimana diverse testate –  dal quotidiano tedesco Handelsblatt al FT – hanno riportato sviluppi incoraggianti. Qualche dettaglio in più è emerso oggi sul Scmp, secondo il quale la Cina finalmente ha accettato di aprire ai capitali esteri settori come i servizi finanziari, il manifatturiero e l’immobiliare in cambio dell’accesso al mercato Ue delle energie rinnovabili. Un compromesso, quest’ultimo, che scontenta l’Europa orientale, soprattutto Polonia e Lituania. Ma la Commissione europea non ha bisogno del voto dei singoli memebri per approvare il trattato e chi conta davvero – Francia e Germania – è a favore [fonte Europarl SCMP]

L’Indo-Pacifico nell’agenda 2021 del Pentagono

Il Pentagono promette di cementare la propria presenza nelle acque dell’Indo-Pacifico. Secondo un rapporto rilasciato congiuntamente dalla Marina americana, dalla Guardia costiera e dai Marines, nel 2021 gli Stati Uniti combatteranno il “comportamento maligno della Cina” a livello globale e regionale. Secondo il report, il gigante asiatico starebbe “cercando di corrodere la governance marittima internazionale, negare l’accesso ai centri logistici tradizionali, inibire la libertà dei mari, controllare l’uso dei principali punti di controllo, scoraggiare il nostro impegno nelle controversie regionali e rimpiazzare gli Stati Uniti come partner preferito nei paesi di tutto il mondo.” Secondo il Pentagono, Russia e Cina sono entrambi da considerarsi “rivali”, ma “solo la Cina ha il potenziale economico e militare combinato per presentare una sfida globale a lungo termine”. Per mantenere un vantaggio strategico sulla marina cinese, Washington si accinge a modernizzare la propria forza navale con mezzi più piccoli, agili e anche a pilotaggio remoto. Secondo gli esperti, il mar cinese meridionale e lo stretto di Taiwan sono le aree in cui esiste effettivamente il rischio di una guerra tra le due superpotenze. Questa settimana, dopo aver tentato invano di fissare un’agenda comune, la controparte cinese ha deciso di non presentarsi al meeting annuale lanciato negli anni ’90 con la sigla dell’Accordo consultivo marittimo militare (MMCA). [fonte Guardian, Reuters]

Altri sviluppi:

-Stando alla Reuters, il dipartimento del Commercio ha intenzione di introdurre nuove restrizioni sulla cessione di tecnologia a SMIC, il colosso cinese dei semiconduttori. L’azienda – cha ha appena perso Liang Mong Song, CEO e figura chiave all’interno della società  – era già finita nella lista nera del Pentagono a causa dei suoi presunti legami con l’esercito cinese. Decisione che ne ha precluso l’accesso agli investimenti americani e dettato l’espulsione dai principali indici di borsa. Secondo il FT, tuttavia, il Tesoro starebbe cercando di alleggerire i divieti, almeno per quanto riguarda le sussidiarie. Segno della difficile conciliabilità tra sicurezza nazionale e interessi economici

-Il segretario americano all’Energia ha introdotto un divieto che preclude alle aziende elettriche fornitrici di strutture di difesa strategiche la possibilità di importare determinati prodotti dalla Cina. “È imperativo proteggere il sistema di alimentazione dagli attacchi e dallo sfruttamento da parte di avversari stranieri”, ha spiegato Dan Brouillette aggiungendo che l’amministrazione Trump vuole “diminuire la capacità dei nostri avversari stranieri di prendere di mira la nostra infrastruttura elettrica critica”. Il divieto entrerà in vigore il 16 gennaio.

50 milioni di vaccini per il Capodanno lunare

La Cina si appresta a vaccinare 50 milioni di persone in vista del Capodanno lunare. il periodo vacanziero durante il quale centinaia di milioni di persone si spostano da una parte all’altra del paese. Secondo fonti sanitarie, il governo cinese distribuirà in tutto 100 milioni di dosi (due per ciascuno) dei vaccini inattivati prodotti dalle cinesi Sinopharm e Sinovac. Le prime inoculazioni dovranno essere completate entro il 15 gennaio mentre il termine per la seconda tranche è previsto per il 5 febbraio. Sei giorni prima dell’inizio delle festività. Mercoledì il personale medico ha partecipato a un primo incontro virtuale dedicato alla risoluzione degli ostacoli logistici e organizzativi. 1 milione di cinesi sono già stati vaccinati nell’ambito di un piano di emergenza approvato dalle autorità cinesi negli scorsi mesi. Questa settimana BioNTech è diventata la prima azienda straniera a ottenere l’ok per la distribuzione del suo vaccino in partnership con la cinese Fosun Pharma. Secondo gli esperti, l’ingresso dell’azienda tedesca non rappresenta un rischio per i produttori locali e andrà semplicemente a compensare là dove il mercato interno non sarà in grado di soddisfare la domanda. [fonte SCMP, FT]

Sconfiggere il virus con l’irradiazione

La China National Nuclear Corporation sta sviluppando insieme ad altre organizzazioni cinesi una tecnologia per uccidere il coronavirus con l’irradiazione. Il nuovo sistema sarà applicato nella filiera alimentare e soprattutto nella catena del freddo. Stando a quanto emerso dalle simulazioni, una radiazione contenuta può uccidere il virus senza influire sulla sicurezza alimentare. Attualmente, per disinfettare il cibo si fa ricorso a reagenti chimici e luce ultravioletta. Tuttavia, secondo la CNNC, i disinfettanti chimici possono lasciare tracce negli alimenti e la disinfezione ultravioletta è applicabile solo sulla superficie degli imballaggi alimentari. La disinfezione per irraggiamento ha un maggiore potere penetrante ed è adatta per la pulizia completa da virus di un gran numero di alimenti della catena del freddo. Secondo il Global Times, ad oggi sono stati segnalati più di 40 casi di imballaggi alimentari contaminati in almeno 16 province e regioni, A gli ultimi cluster di Tianjin  e Qingdao sono ufficialmente collegati proprio a prodotti d’importazione. [fdonte GT]

Primo calo dei brevetti cinesi  in 24 anni

Per la prima volta in 24 anni, il numero dei brevetti depositati dalla Cina è calato rispetto all’anno precedente. Secondo la World Intellectual Property Organization (WIPO), nel 2019 le autorità hanno ricevuto 1,4 milioni di application, un 11% in meno su base annua, un calo che ha comportato una riduzione del 3% del bilancio globale. I numeri troverebbero spiegazione in un maggiore inasprimento dei criteri adottati per l’approvazione dei brevetti dopo una serie di scandali che il settore scientifico cinese è stato travolto da una serie di scandali. Dal 2011 la Cina è rimasta il primo paese per numero di brevetti depositati e nel 2019 è arrivata a doppiare gli Stati Uniti, al secondo posto nella classifica. La porzione più consistente delle domande cinesi (il 16%) riguarda la comunicazione digitale, mentre negli States ha prevalso la tecnologia informatica. Huawei è la società che ha presentato più domande in assoluto. [fonte SCMP]

Covid: la Cina traina le vendite del lusso ma non abbastanza

Grazie a Covid, il peso della Cina nel mercato globale del lusso è quasi raddoppiato. Nel 2020 il gigante asiatico ha rappresentato ben il 20% del totale. Secondo un nuovo report pubblicato da Bain & Co. e Tmall, la crescita è da attribuire al rimpatrio della spesa degli acquirenti cinesi, che per anni hanno sfruttato i viaggi all’estero per comprare marchi di lusso internazionali aggirando le tariffe. Prima delle restrizioni sui voli, il 70% degli acquisti avveniva oltreconfine. Oltre alla pandemia, al trend ha contribuito l’ascesa del porto franco di Hainan dove i beni di fascia alta sono acquistabili esentasse. Entro la fine dell’anno, le vendite di lusso nella Cina continentale dovrebbero crescere su base annua del 48% a quota 346 miliardi di yuan. Un aumento che tuttavia non è sufficiente a compensare il calo della spesa all’estero. In patria i cinesi hanno speso circa il 35% in meno in beni di lusso rispetto al 2019, contribuendo a un calo del 23% a livello globale. [fonte NIKKEI]

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