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In Cina e Asia – Blinken: “La Cina vuole rimodellare l’ordine internazionale”

In Notizie Brevi by Agnese Ranaldi

I titoli di oggi:

  • Blinken: “La Cina vuole rimodellare l’ordine internazionale”
  • “Legami di ferro” tra Cina e Isole Salomone
  • Taiwan lancia giro di vite per contrastare il furto di talenti tecnologici
  • Marcos: “la sovranità delle Filippine è sacra”
  • Cina e Russia bloccano nuove sanzioni contro Pyongyang

Il segretario di stato Antony Blinken ha dichiarato giovedì che, nonostante l’invasione russa dell’Ucraina, la Cina rimane la principale sfidante degli Stati Uniti. “La Cina è l’unico paese che ha l’intenzione di rimodellare l’ordine internazionale e ha il potere economico, diplomatico, militare e tecnologico per farlo”, ha dichiarato, “la visione di Pechino ci allontanerebbe dai valori universali che hanno sostenuto gran parte del progresso mondiale negli ultimi 75 anni”. L’obiettivo non sarebbe quello di escludere Pechino dall’economia mondiale, quanto piuttosto quello di convincerla ad aderire alle regole internazionali. Washington non intende impedire alla Cina di far crescere la propria economia né punta a cambiare il sistema politico di Pechino, ma solo tutelare il sistema multilaterale e le sue istituzioni, ha chiarito Blinken.

Secondo Wang Yiwei, direttore dell’Istituto di affari internazionali dell’Università Renmin della Cina, le parole di Blinken nascondono le reali intenzioni degli Stati Uniti. “Sappiamo tutti che ogni Paese dovrebbe agire in base all’ordine internazionale, ma quando gli Stati Uniti dicono ‘rispettare le regole internazionali’, in realtà significa che la Cina dovrebbe rispettare le regole degli Stati Uniti”, ha affermato. Secondo il professore cinese l’intervento del Segretario statunitense darebbe prova dell’ipocrisia degli Stati Uniti, che intendono attrarre i paesi del Sudest asiatico nella loro orbita, ma sanno che per guadagnare la loro fiducia non possono mantenere una linea troppo dura con Pechino.

“Legami di ferro” tra Cina e Isole Salomone

La Cina e le Isole Salomone intendono stringere “legami di ferro” e approfondire la cooperazione bilaterale. Il primo ministro delle Isole Salomone Manasseh Sogavare e il consigliere di stato e ministro degli Esteri cinese Wang Yi si sono incontrati giovedì per suggellare la rinnovata prossimità diplomatica tra i due paesi. La visita si innesta nell’alveo della politica estera perseguita da Xi Jinping per contrastare la strategia indo-pacifica degli Stati Uniti. L’obiettivo è quello di rafforzare i legami militari, economici e politici nel Pacifico meridionale, attraverso un viaggio di dieci giorni in cui il ministro Wang Yi incontrerà alcuni rappresentanti dei governi nazionali della regione. L’incontro con Sogavare arriva dopo la stipula, ad aprile, di un patto di sicurezza e difesa militare tra le Isole Salomone e la Cina, che è stato ritenuto controverso da alcuni osservatori, perché potrebbe garantire a Pechino un’altra base militare nel quadrante. Wang ha affermato che è evidente che la decisione delle Isole Salomone di stabilire relazioni diplomatiche con la Cina è “in linea con lo sviluppo e il progresso dei tempi e con gli interessi fondamentali e a lungo termine del popolo delle Isole Salomone”.

Taiwan lancia giro di vite per contrastare il furto di talenti tecnologici

Taiwan sta implementando una campagna per contrastare la sottrazione illegale di talenti tecnologici e ingegneri specializzati in produzione di microchip da parte delle aziende cinesi. Per proteggere l’industria di punta dell’isola, l’Ufficio investigativo di Taiwan ha dichiarato che quasi 70 persone saranno interrogate per sospette attività illecite, in diverse città tra cui Taipei e il centro di semiconduttori dell’isola Hsinchu. Le aziende sotto tiro sono un centinaio, attive soprattutto nella progettazione di circuiti integrati e di produttori di componenti elettronici. La competizione tecnologica nel campo dei semiconduttori si è intensificata negli ultimi anni, spinta anche dalla guerra commerciale con gli Stati Uniti, che ha portato Pechino a incrementare gli sforzi per raggiungere l’autosufficienza nella produzione dei chip. Per tutelarsi, Taiwan ha emanato una legge che vieta gli investimenti cinesi in alcuni settori strategici e su quasi tutta la catena di fornitura dei semiconduttori. Secondo l’Ufficio investigativo dell’isola, infatti, l’intento è quello di prevenire “le attività illegali del Partito Comunista Cinese, che si dedicano al saccheggio di talenti e al furto di segreti”.

Marcos: “la sovranità delle Filippine è sacra”

Il neo presidente presidente Marcos Jr. ha promesso di limitare le interferenze straniere negli affari interni di Manila, e di voler respingere a tutti i costi una potenziale invasione cinese: “Non ci sono margini di manovra. La nostra sovranità è sacra”, ha dichiarato riferendosi alla sentenza del tribunale dell’Aja del 2016, “non la comprometteremo in alcun modo”. Secondo gli esperti, Marcos dovrebbe dare seguito alla politica di distensione dei rapporti diplomatici con Pechino inaugurata dal predecessore Rodrigo Duterte, ma l’incognita del Mar Cinese Meridionale potrebbe compromettere questi propositi.

Le relazioni economiche e diplomatiche sono state elevate al rango di partenariato di “cooperazione strategica globale” dall’ex presidente filippino, e gli esperti sostengono che Ferdinand “Bongbong” Marcos probabilmente valorizzerà l’eredità di Duterte. Il Mar Cinese Meridionale resta però una spina nel fianco per i rapporti bilaterali. Wu Shicun, presidente dell’Istituto nazionale cinese per gli studi sul Mar Cinese Meridionale, ha suggerito a entrambe le parti di “depoliticizzare e sdrammatizzare” la delicata narrazione che circonda la loro disputa marittima, e di massimizzare le aree di cooperazione naturali che potrebbero portare benefici a tutti i rivendicatori – come lo sfruttamento congiunto delle risorse ambientali. Secondo gli analisti, infatti, servono “idee nuove” per affrontare la questione delle controversie marittime nell’area.

Cina e Russia bloccano nuove sanzioni contro Pyongyang

Cina e Russia si sono opposte all’imposizione di nuove sanzioni internazionali contro la Corea del Nord. Esercitando potere di veto nel Consiglio di Sicurezza dell’Onu, Mosca e Pechino hanno dichiarato che l’iniziativa americana – in riposta agli ultimi test missilistici – avrebbe avuto solo effetti negativi. “La posizione di voto della Cina si basa sulla nostra valutazione in merito all’efficacia di questa proposta nel portare ad una soluzione. Forse c’è chi non vuole far altro che perpetuare questa situazione a beneficio delle sue ciniche intenzioni”, ha dichiarato l’ambasciatore cinese all’Onu riferendosi agli Stati Uniti. Qualche perplessità sul tempismo statunitense è stata sollevata anche da funzionari europei, nonché dai coreanisti di 38 North.

A cura di Agnese Ranaldi; ha collaborato Alessandra Colarizi