In Cina e Asia – Amnesty: la polizia di Hong Kong è ricorsa alla tortura

In Notizie Brevi by Alessandra Colarizi

Arresti arbitrari, percosse e persino la tortura. Sono le tecniche utilizzate dalla polizia di Hong Kong contro i manifestanti anti-estradizione, secondo un rapporto pubblicato ieri da Amnesty International. L’indagine si basa sulla testimonianza di oltre venti persone finite agli arresti e prove raccolte sul campo, corroborante dal giudizio di avvocati e operatori sanitari. “La pesante risposta della polizia di Hong Kong impiegata nel controllo della folla per le strade è stata trasmessa in streaming in tutto il mondo. Molto meno evidenti sono invece i ripetuti abusi della polizia contro i manifestanti avvenuti lontano dalla vista”, ha dichiarato Nicholas Bequelin, direttore del programma di Amnesty per l’Asia orientale, “le prove lasciano poco spazio ai dubbi: in un’apparente sete di vendetta, le forze di sicurezza di Hong Kong si sono impegnate in un modello inquietante di tattiche sconsiderate e illegali contro i dimostranti. Ciò include arresti arbitrari e ritorsione brutale contro le persone in custodia, alcune delle quali sono state torturate “. L’organizzazione con base a Londra chiede un’indagine tempestiva e indipendente sulle violazioni. Le forze dell’ordine in tutta risposta hanno giustificato la condotta degli agenti, definendola commisurata alle violenze messe in atto da alcune frange radicali del movimento [fonte: Amnesty International]

Anche Kiribati scarica Taiwan

Taiwan ha perso un altro alleato. Il ministro degli Esteri taiwanese Joseph Wu ha annunciato poco fa alla stampa la decisione di porre fine ai rapporti diplomatici con Kiribati, repubblica insulare situata nel Pacifico centrale. La decisione – che prevede la chiusura immediata dell’ ambasciata – segue di pochi giorni la defezione delle Isole Salomone e porta a sette il numero dei paese ad aver scaricato Taiwan per la Cina da quando nel 2016 è stata eletta presidente Tsai Ing-wen, candidata del filo-indipendentista Dpp alle prossime elezioni. La stampa statale cinese ha messo in chiaro che la cerchia degli alleati continuerà a stringersi nel caso di una riconferma di Tsai il prossimo gennaio [fonte: Reuters]

Un esame nazionale per testare la lealtà dei giornalisti

Migliaia di giornalisti ed editori appartenenti ai media statali cinesi dovranno sostenere un esame nazionale per provare la loro lealtà al presidente Xi Jinping. Il piano prevede già da inizio ottobre dei test di prova per circa 10.000 giornalisti ed editori impiegati in 14 media outlet. Il tutto avverrà attraverso l’app Xuexi Qiangguo (Studiare la Grande Nazione), la piattaforma dedicata al pensiero del presidente cinese e paragonata da molti a un “libretto rosso” digitale. Superare il test sarà fondamentale per la carriera degli esaminandi, giacché solo ai promossi verrà concesso il rinnovo del tesserino giornalistico necessario all’esercizio della professione. Ma, niente paura, a chi non passerà la prova al primo tentativo verrà concessa un’altra opportunità [fonte: Scmp]

Ondata di scioperi nel mondo del calcio

In Cina ogni anno aumentano gli scioperi. Ormai, si sa, non è una notizia. Ma che dire se a incrociare le braccia sono i calciatori, una categoria associata dalle nostre parti a stipendi stellari?! Secondo China Labour Bulletin, dall’inizio dell’anno sono almeno sei le proteste ad aver coinvolto giocatori della League 2 , il campionato cinese di terza categoria. Il caso più recente risale allo scorso weekend, quando gli atleti del Jilin Baijia a fine partita hanno esposto in campo uno striscione per chiedere il pagamento degli stipendi arretrati e dei bonus promessi. Come spiega l’Ngo, mentre la Super League – la serie A cinese – è nota per i suoi acquisti di fama internazionale, la League 2 verte in stato di crisi tra partite truccate, stadi semivuoti e la mancanza di società disposte a investire in tempi di rallentamento economico [fonte: CLB]

Airbus lancia un servizio di ride-hailing nella Greater Bay Area

Chi vorrà andare da Guangzhou a Hong Kong in elicottero potrà presto farlo con la stessa facilità con cui si chiama un taxi. Secondo il portale Yicai Global, Airbus sta sviluppando un servizio di ride-hailing – simile a Didi – che entro la fine dell’anno dovrebbe poter coprire la megaregione Guangdong-Hong Kong-Macau Greater Bay Area, scelta per l’elevata densità urbana e non solo. Per fornire questo tipo di servizio, infatti, sono necessarie condizioni specifiche: uno spazio aereo favorevole, infrastrutture di terra – come piazzali di atterraggio sui tetti degli edifici – e strutture per la manutenzione degli aeromobili. In futuro il servizio si avvarrà anche di velivoli elettrici senza pilota più silenziosi, ecologici e in grado di ospitare un numero maggiore di passeggeri [fonte: Yicai]

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