Go East – Movimenti 5G

In Asia Orientale, Cina, Go East, Relazioni Internazionali by Lorenzo Lamperti

Mi si nota di più se annuncio il golden power oppure se lo esercito di nascosto? Questo il dilemma del governo Conte bis, che pare aver intrapreso la strada dell’esclusione di Huawei dalla costruzione dell’infrastruttura 5G. Condizionale d’obbligo, in una vicenda che di chiaro ha poco o nulla e che nella settimana appena conclusa si è guadagnata suo malgrado le luci della ribalta dopo oltre un anno di negoziati, piani, programmi e pressioni internazionali (e dopo che se n’è parlato molto anche in Germania, Francia e Regno Unito). La scorsa settimana Luigi Di Maio (a cui Maurizio Milani ha dedicato un suo Innamorato fisso) ha incontrato l’ambasciatore degli Stati Uniti a Roma, Lewis Eisenberg. Incontro che, sommato alla precedente telefonata di Mike Pompeo, avrebbe fatto sorgere il dubbio nel Movimento Cinque Stelle sull’opportunità di un clamoroso cambio di rotta dopo anni di vicinanza al colosso cinese. Si tratta di un tema cruciale che, come sostiene Simone Pieranni, deciderà il vincitore della guerra fredda tecnologica tra Stati Uniti e Cina.

Secondo La Stampa, la partita si gioca più a Bruxelles che a Roma. Eppure, qualcosa in Italia succede. Reuters dà in anteprima la notizia che Telecom Italia ha escluso Huawei da una gara d’appalto per il 5G. Contestualmente, si diffonde l’indiscrezione che il governo Conte abbia deciso di esercitare i poteri del golden power sulla fornitura di tecnologia da parte di Huawei a Tim e WindTre. Tim parla però di scelta industriale e non politica. E in realtà la chiusura non sarebbe completa, ma solo su una delle gare per la costruzione dell’infrastruttura 5G. Ma, secondo Repubblica, Tim ridimensionerà anche l’acquisto dei dispositivi cinesi che portano il segnale Internet nelle case degli italiani (modem e centraline inclusi).

Italia Viva solleva il caso, chiedendo se Palazzo Chigi abbia esercitato il golden power o meno. In ogni caso, a giocare un ruolo importante sarebbe stato il Pd, che anche a livello ufficiale si è esposto con le parole di qualche deputato, come Enrico Borghi, sull’opportunità di “escludere le aziende cinesi dal 5G”. Lontani i tempi in cui l’allora segretario Matteo Renzi riceveva in Sardegna (sede di un centro Huawei) il presidente Xi Jinping (il quale ha intanto lanciato una nuova campagna anticorruzione, ne scrivo qui). Ma anche il M5s, come detto prima, si sarebbe convinto a tenere fuori le aziende cinesi e lavorare a “un campione europeo”.

Nel frattempo, l’opposizione esulta per la scelta di Tim. Ma chiede comunque al governo azioni più drastiche. Secondo Antonio Tajani “dare ai cinesi il 5G è come cedergli Bankitalia”. E si fa polemica anche sulla visita a Palazzo Chigi di Davide Casaleggio, definito dalla Lega “lobbista di Huawei“. Una visita di cui si sono accorti anche negli Usa, in particolare DeAnna Lorraine, repubblicana candidata in California.

Start Magazine fa il punto sulla presenza e i rapporti di Huawei in Italia.

Robert Atkinson, presidente dell’Information Technology and Innovation Foundation di Washington, scrive sul Sole 24 Ore che “è giusto che l’italia entri nel 5G senza usare la tecnologia cinese”.

Formiche ha intervistato Nigel Inkster. Secondo l’ex 007 britannico, ora senior advisor dell’IISS, nella corsa al 5G i Paesi europei “rischiano di diventare danni collaterali nella sfida tra Stati Uniti e Cina. I politici italiani non capiscono la Cina, il vostro Paese non può pensare di tenersi in disparte”. Su Huawei dice invece che sarebbe “meglio non escluderla del tutto, anche per sapere ciò che sta sviluppando”.

E Huawei intanto che dice? Chiede all’Italia “un approccio basato su fatti e non da illazioni infondate”. In un’intervista all’AdnKronos, il presidente di Huawei Italia Luigi De Vecchis spiega che l’Italia è “pioniera” in Europa per la sperimentazione sul 5G e può davvero “svolgere un ruolo cruciale nel riavviare l’economia”. Ma il paese deve spingere l’acceleratore sulla realizzazione della rete con procedure burocratiche più snelle e costi più bassi per gli investitori.

C’è poi anche invece chi vorrebbe bloccare direttamente tutto il 5G, come il sindaco di Reggio Calabria. E con lui diversi altri amministratori locali.

RELAZIONI POLITICHE E DIPLOMATICHE

Di Hong Kong si è parlato (e abbiamo parlato anche su Go East) diffusamente la scorsa settimana. Si è proseguito anche negli scorsi giorni. Lia Quartapelle chiede che il governo appronti una procedura semplificata di concessione dei visti per gli attivisti di Hong Kong.

Il Fatto Quotidiano se la prende con i sovranisti che criticano la Cina su Hong Kong ma non dicono nulla a Israele sulla Cisgiordania.

Christian Rocca de Linkiesta definisce invece “via della resa” la “misteriosa politica filocinese dei due governi Conte”, con cui l’Italia “ha scelto di trascurare le tradizionali alleanze internazionali a favore di un ruolo da vassallo da Pechino”.

L’ambasciatore di Pechino in Italia, Li Junhua, è intervenuto sul Sole 24 Ore per invitare a un’alleanza “migliore tra Cina e Ue per collaborare con più vantaggi” reciproci.

A Bruxelles, David Sassoli dice che la Cina è chiamata a rispettare “libertà e impegni internazionali”

Intanto, il parlamento ha votato sull’accordo Italia-Cina per eliminare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per impedire le elusioni fiscali. Tra le altre dichiarazioni di voto, registriamo quella di Pier Ferdinando Casini, che dice:  “Questo trattato stato sottoscritto dal Governo Lega-5 Stelle e corrisponde al nostro interesse economico: non si può discutere e pertanto il mio voto sarà favorevole. Ma – aggiunge – se collaborare con Russia e Cina è doveroso, non si può certo confondere con le alleanze tradizionali prioritarie”. Forza Italia invece si è astenuta per l'”ambiguità” del governo sui rapporti con Pechino.

A proposito di ambiguità, Giulia Pompili racconta benissimo “lo strano caso dei grillini, amici della Cina in Italia ma anticinesi in Europa”, con un’intervista all’eurodeputata Tiziana Beghin, che sottolinea i problemi di reciprocità con la Repubblica Popolare in merito all’accordo sugli investimenti con l’Unione europea che a questo punto slitterà al 2021. Comportamenti apparentemente contraddittori che avevamo captato negli scorsi mesi anche in merito al 5G.

Ben più netta la posizione della Lega, ormai anti cinese sempre e comunque. Ecco una delle varie dichiarazioni in materia di Matteo Salvini: “Trattare con la Cina significa trattare con un regime comunista sanguinario, non solo per la questione Hong Kong. Ci sono 161 paesi al mondo che hanno votato la richiesta di una commissione d’inchiesta, ovviamente il governo italiano dorme. In Parlamento c’è una proposta di legge della Lega per istituire anche in Italia, come accaduto in mezzo mondo, una commissione d’inchiesta internazionale (sic), mi sembra chiaro ed evidente, non so se volontariamente o involontariamente, che la Cina abbia contagiato il resto del mondo e ora non vorrei che venissero a comprare sottocosto alberghi, aziende, case, terreni, o fabbriche italiane”.

Richiamo all’inchiesta internazionale (che non si sa bene quale procura italiana dovrebbe lanciare) anche da parte di Giancarlo Giorgetti, il quale chiede che si indaghi prima su Pechino e solo poi, eventualmente, sulla questione camici in Regione Lombardia. “Prima di tutto devono fare un’inchiesta sulla Cina. Quando avranno finito, ci chiederemo dove abbiamo sbagliato noi”, ha detto all’Ansa.

“I Cinque Stelle smettano di considerarci colonia cinese e di usare metodi maoisti e lascino che la nostra economia torni a correre libera”, dice invece il deputato leghista Paolo Grimoldi.

L’ex sottosegretario al Mise Michele Geraci, invece, non si muove dalla sua linea. E in un’intervista a Formiche afferma in merito alle diverse opinioni in materia di Cina: “Faccio una battuta: è la Lega che è stata geraciana, nel senso che le mie idee sul commercio, la cautela sul liberismo sfrenato e il mio approccio analitico si sposavano bene con la filosofia delle Lega. Io non sono iscritto al partito né sono parlamentare, ma ho risposto con grande entusiasmo alla richiesta di un supporto tecnico di cui sono ancora riconoscente a Matteo Salvini, Bagnai, Borghi, Zanni ed altri che hanno creduto nelle mie capacità”. E poi su Hong Kong sembra aderire alla linea internazionale del M5s: “Una grande massima della politica estera è non intromettersi mai nelle faccende interne di altri Paesi, perché equivale a una quasi-dichiarazione di guerra, uno scontro tout-court. Come se arrivasse Modi dall’India a chiedere l’indipendenza del Südtirol (…) A porte chiuse, una mediazione con il governo cinese e i manifestanti, possibilmente senza darla in pasto ai media, è molto più utile di tante grida, che sortiscono l’effetto opposto. Chi conosce la Cina sa che ciò sarebbe più utile. Kissinger andava in Cina di nascosto, all’epoca ovviamente non c’erano social”.

Giuseppe Conte ha ribadito che con la pandemia “non cambia la posizione geopolitica” dell’Italia.  E alla domanda se l’Italia possa diventare teatro di una nuova guerra fredda il premier replica: “non credo si possano fare paragoni tra la situazione attuale e la guerra fredda. Credo che con i nostri alleati Ue dobbiamo lavorare per disattivare una escalation della tensione tra Usa e Cina e per evitare un’erosione del sistema di sicurezza europeo”.

Parlando dell’amministrazione Trump, Silvio Berlusconi ha detto: “Mi sono piaciute meno altre prese di posizione troppo impulsive e non ho condiviso le scelte protezionistiche ai danni anche dell’ Europa né la rinuncia a esercitare la leadership americana in termini multilaterali nelle sfide internazionali, compresa quella con la Cina. In ogni caso l’ amicizia con gli Stati Uniti è una scelta storica e di sistema che per noi è irrevocabile”.

Sulla ritirata Usa, in questo caso in riferimento alla Libia, ha parlato anche Alessandro Alfieri del Pd. “Gli Usa hanno cambiato alcune storiche scelte in questo quadrante di mondo e c’è un nuovo protagonismo della Cina. Tutto questo rischia di mettere in un angolo l’Europa. Noi dobbiamo mettere al centro della nostra iniziativa un nuovo multilateralismo”.

Romano Prodi ha parlato di opportunità sulla Via della Seta ma “l’Europa e l’Italia devono muoversi, perché le occasioni ci sono e questo è il momento di fare proposte. Quello che serve è anche una strategia attiva. Noi europei dobbiamo essere più uniti politicamente”. Per farlo, però, bisogna arrivare ai tavoli “preparati” e “rivitalizzare la Via della Seta”, un progetto che al momento ha prodotto un “piano di investimenti fortissimi, ma con ricadute filo-cinesi”. Secondo l’ex premier “qualsiasi sia l’esito delle elezioni americane, le tensioni fra Stati Uniti e Cina continueranno e penso che l’Europa debba e ha interesse a portare avanti con serietà l’Alleanza Atlantica. Ma qualsiasi rottura con la Cina è un’autentica follia”.

Intervistato dal Sole 24 Ore, il direttore generale del Consiglio russo per gli Affari Internazionali, Andrej Kortunov, ha affermato che “Italia e Russia sono costrette schierarsi nella sfida Usa-Cina”, un “confronto bipolare negativo per tutti”.

L’ambasciatore italiano in Cina, Luca Ferrari, ha partecipato ai “Dialoghi per Ripartire” di AVSI e Fondazione De Gasperi su multilateralismo e risposte degli stati alla pandemia da coronavirus.

Si è spento a Bari all’età di 88 anni Giuseppe Pace, Presidente dell’Istituto di cooperazione con i Paesi esteri. Precursore dei rapporti con la Cina e l’Asia, già nel 1992 con la firma del primo gemellaggio tra città italiane e cinesi (Bari e Canton), l’ICPE ha contribuito nel corso degli anni a rafforzare il rapporto dell’Italia con Paesi come l’Indonesia, il Vietnam, il Bangladesh, la Mongolia, l’Iran e l’India.

LA PANDEMIA

Ci sono tanti italiani che vivono, lavorano o hanno la famiglia in Cina, ma che a causa del Covid-19 e delle restrizioni ai voli e all’ingresso degli stranieri imposte dal governo di Pechino, sono costretti a restare fuori dal paese. Filippo Santelli ha raccolto alcune delle loro storie.

A restare fuori anche diversi prodotti alimentari. Sempre il corrispondente di Repubblica scrive che “l’ipotesi secondo cui il patogeno è arrivato in Cina con il salmone norvegese, priva di evidenze ma cavalcata dalla propaganda, ha scatenato controlli extra e blocchi alle dogane su tutti i cibi importati. I produttori internazionali, compresi quelli italiani, sono ingiustamente penalizzati”.

Sul Global Times si continua a sostenere che la pandemia potrebbe essere nata altrove, e non in Cina, dove si sarebbe solo manifestata per prima. A supporto della tesi si cita la scoperta in Italia e altri paesi europei di tracce del virus nelle acque reflue già nel mese di dicembre.

RELAZIONI ECONOMICHE  E CULTURALI

“La ripartenza della Cina aiuterà la ripresa degli ordini delle nostre imprese”, sostiene Giovanni Da Pozzo di Promos Italia. “In questo momento è essenziale per l’export rafforzare il più possibile la presenza italiana nel Paese, dove negli ultimi anni il made in Italy ha perso in termini di posizionamento nel mercato”.

Nuovo progetto di collaborazione fra Ice e JD.com, secondo maggior e-tailer B2C cinese: con “Italy national pavilion” si spera di porre le basi per incrementare la presenza di aziende e brand italiani in Cina.

Start Magazine racconta “i segreti” di KC Wearable, l’azienda produttrice degli smart helmet che si stanno diffondendo negli aeroporti (e non solo) anche in Italia.

Il Salone del Mobile di Shanghai, legato a doppio filo a quello di Milano, è stato rinviato al 2021.

Un carico di vino primitivo è pronto a viaggiare dalla cittadina pugliese di Manduria alla Cina.

Su Rai Storia prosegue il ciclo di storie dalla Via della Seta, questa volta con riferimento alle “rivoluzioni” di carta e stampa.

Gli Istituti Confucio hanno lanciato un rebranding all’estero. Il sinologo Maurizio Scarpari, intervistato da Formiche, appare scettico:  “Non credo che il nuovo nome sortisca alcun ripensamento. Anche perché questi istituti portano soldi e in questo momento in particolare i soldi fanno comodo a tutti, nessuno vi rinuncerà facilmente. Le università che li chiudono lo fanno perché hanno deciso di non volere condizionamenti e che possono fare le loro attività con la Cina indipendentemente e meglio di quanto lo facciano attraverso gli Ic. Ma sono decisioni prese in nome delle libertà, a partire da quella di opinione: temi che non mi sembra ci siano nel dibattito italiano”. Sul tema dell’autocensura in relazione alla Cina ha scritto anche Giulia Pompili su Il Foglio.

Isaia Iannaccone racconta su China Files la storia della dinastia Ming, che ha molto da insegnare a “certi partiti che dichiarano di volere riportare l’Italia ai valori tradizionali autoctoni”.

Su il Manifesto è apparsa una recensione di Better Days, il film del cinese Derek Tsang che si è aggiudicato il Far East Film Festival 2020.

Una studentessa dell’Istituto Confucio di Milano ha vinto il Chinese Bridge 2020.

Ambra Schillirò, giornalista e imprenditrice italiana che vive in Cina, è stata protagonista della nuova intervista di Radio Italia Cina.

VATICANO-CINA

Come scritto la scorsa settimana, pare che durante l’Angelus del 5 luglio Papa Francesco abbia tolto in extremis un passaggio su Hong Kong. La mancata lettura, in ogni caso, non deriverebbe da pressioni cinesi.

Si tratta comunque di un mese importante nei rapporti tra Santa Sede e Repubblica Popolare. Il South China Morning Post spiega che in queste settimane i rappresentanti di Vaticano e Pechino discuteranno del rinnovo dell’accordo sulla nomina dei vescovi. E nei dialoghi, seppur non ufficialmente, farà capolino anche Taiwan, che ha proprio nella Santa Sede l’unico stato europeo a riconoscerla.

NON SOLO CINA

Prosegue il caso diplomatico col Bangladesh, dopo il blocco dei voli provenienti da Dacca (anche tramite scalo) operato dal governo e il respingimento di 135 bengalesi arrivati con Qatar Airways. A Roma vengano fatti i tamponi sulla comunità bengalese, mentre l’ambasciatore a Roma Abdus Sohban Sikder dice che la “situazione è sotto controllo” e che chi non seguirà le regole “pagherà le conseguenze”. In Bangladesh pare che sia nato un business di test falsi.

La golden power di Palazzo Chigi mette a rischio l’opa dei giapponesi di AGC su Molmed. Ma in realtà l’azienda nipponica potrebbe anche accettare le condizioni del governo italiano e procedere all’acquisizione dell’azienda di biotech, considerata strategica dall’esecutivo Conte.

L’ambasciatore d’Italia a Tokyo, Giorgio Starace, ha visitato il nuovo flagship store di Luxottica nel centro di Tokyo, nel quartiere di Shibuya, alla presenza del General manager dell’azienda Francesco Arcuri.

Come purtroppo sappiamo, se n’è andato Ennio Morricone. Il compositore aveva un rapporto particolare con l’Oriente. L’ambasciata del Giappone in Italia ha ricordato che il 29 novembre 2019, gli era stata conferita, per i meriti acquisiti nella promozione dell’interscambio fra Giappone e Italia nel campo della composizione musicale, l’onorificenza “Ordine del Sol Levante, Raggi in oro con rosetta”. La distribuzione internazionale del film di Giuseppe Tornatore su Morricone è invece affidata alla casa produttrice del regista cinese Wong Kar-wai.

L’Ente Nazionale Risi ha impedito a un’industria vietnamita di appropriarsi del marchio “riso”.

Lunedì 6 luglio, come segnalato settimana scorsa, si è svolto in streaming un interessante confronto, organizzato da Associazione Copernicani, con Audrey Tang, ministro del digitale di Taiwan. Si è parlato, in modo approfondito e pieno di spunti, della risposta di Taipei all’emergenza pandemica e di innovazione (qui il video integrale). Nel frattempo, però, Taiwan resta fuori dalla lista per i voli extra Schengen ammessi dall’Ue.

Da Taiwan arrivano nuove donazioni sanitarie alla curia di Caltanissetta. E al Golden Horse Classic Film Festival sarà dedicata una retrospettiva al regista italiano Federico Fellini, dal 24 luglio al 13 agosto.

Un webinar organizzato dall’Ambasciata d’Italia a Seul si è concentrato sulle relazioni culturali tra Italia e Corea (qui un riassunto dell’evento, qui il video integrale).

L’ambasciatore Failla ha incontrato il Presidente della Commissione Affari Esteri dell’Assemblea Nazionale, Song Young-gil. Si è parlato soprattutto di rapporti bilaterali in ambito parlamentare e di cooperazione nel settore energetico. L’ambasciatore ha partecipato anche a uno speciale tv di Arirang sulla guerra in Corea.

È stata inaugurata il 25 giugno scorso a Seul, al Museo Hangaram del Seoul Arts Center, uno dei principali poli culturali della megalopoli asiatica, la mostra “My dear Pinocchio” che rimarrà visitabile fino al 4 ottobre 2020.

La coreana Park San-jin ha vinto il premio internazionale di italianistica Ennio Flaiano.

Al momento, chi arriva in Italia dalla Corea del sud deve ancora sottoporsi a isolamento per 14 giorni, ma intanto Korean Air ha predisposto un volo diretto Seoul (Incheon) – Milano (Malpensa) andata/ritorno per il prossimo 14 agosto.

Google ha intenzione di realizzare un cavo sottomarino per le telecomunicazioni che collegherà l’Italia all’India, passando per Israele. Il nome del progetto, che impiegherà tecnologie di ultima generazione, è Blue-Raman e si comporrà di due parti. Marco Dell’Aguzzo ha raccontato su StartMagazine i dettagli del progetto.

Usa e Ue, Italia compresa, hanno appena cancellato il debito del Myanmar per sostenere il paese a far fronte al Covid, ma intanto l’esercito continua i suoi attacchi aerei in Rakhine e Chin.

SPAZIO KATANE

Gli appassionati di Asia conoscono già Katane, la newsletter di Giulia Pompili che da molto tempo ci informa sulle notizie da Asia e Pacifico (chi non è ancora iscritto può porre rimedio qui). Qui di seguito un estratto della sua ultima puntata, che ci porta a Seul e alla triste morte del sindaco Park Won-soon.

Park Won-soon, sindaco di Seul dal 2011, aveva una reputazione straordinaria. E’ stato l’artefice di un progetto di trasformazione della capitale sudcoreana, oggi tra le più vivibili al mondo – tranne che per il problema dell’inquinamento, per il quale era in cantiere il Green new deal. Ex avvocato dei diritti umani, aveva fatto la scuola superiore di avvocatura insieme con l’attuale presidente sudcoreano, Moon Jae-in. Nel 2011 si era candidato a sindaco come indipendente, appoggiato da tutti i partiti della sinistra. Una mezza rivoluzione, per un paese conservatore come la Corea del sud, che dava fiducia a un politico molto liberal e con idee poco ortodosse: voleva fare di Seul una città vivibile, verde, e soprattutto sharing (lo Sharing Seul City Project è ormai copiato in tutto il mondo).

La tenuta politica di Park è evidente da un dato: è stato eletto per tre mandati consecutivi, il massimo possibile per il ruolo di sindaco di Seul. L’ultima volta nel 2018, e aveva altri due anni davanti a sé. Park era spesso considerato come un possibile concorrente alla leadership del Partito democratico di Moon Jae-in. 

Oltre alla trasformazione della città, Park era apprezzato soprattutto per la sua attività in difesa dei diritti. Fu il primo a concedere uno spazio pubblico agli attivisti che chiedevano la verità sull’affondamento del traghetto Sewol, una tragedia che fece 476 morti e ancora oggi mai del tutto chiarita (qui un lungo racconto). All’epoca, al governo centrale, c’era Park Geun-hye, figlia del presidente autoritario che il sindaco Park aveva combattuto da ragazzo. Non solo: nella primavera del 2016 Seul è diventato il luogo del risveglio della società civile sudcoreana. Il luogo della dissidenza. Per mesi, tutte le settimane, e senza mai un momento di tensione, milioni di persone sono scese in strada per chiedere al governo di Park Geun-hye di chiarire alcune faccende legate alla corruzione. La “candlelight revolution” era appoggiata e sostenuta dal sindaco Park. Quelle manifestazioni sono finite poi con un processo d’impeachment per la presidente Park e l’elezione del democratico Moon Jae-in.

AGENDA E SUGGERIMENTI

Le relazioni commerciali tra Italia e Malaysia sono in rapida crescita, con un interscambio che è cresciuto del 23% nell’ultimo quinquennio. Esistono tuttavia ampi spazi di collaborazione, in particolare nella fornitura di beni industriali. Il 15 luglio alle 10,30 un webinar approfondisce il tema.

Mercoledì 15 luglio dalle ore 12,15 alle ore 13 conversazione per il lancio del nuovo numero di Limes “L’Indo-Pacifico non è pacifico”. Interverranno il presidente dell’Associazione Italia-ASEAN, Enrico Letta, il direttore della rivista Limes, Lucio Caracciolo e l’evento sarà moderato da Alessia Mosca, segretario generale dell’Associazione Italia-ASEAN.

Sempre il 15 luglio, ma alle 20,15, Giada Messetti (autrice di “Nella testa del Dragone“) e Simone Pieranni (autore di “Red Mirror“) in diretta su Instagram per dare consigli di lettura cinesi sotto l’ombrellone.

Dopo il grande successo della prima edizione, il Centro di giornalismo permanente organizza un secondo workshop “Scrivere di esteri: raccontare l’Asia”, in programma a partire dal 6 luglio. Il corso è riservato a 20 partecipanti ed è tenuto dai giornalisti Simone Pieranni, Matteo Miavaldi, Giulia Pompili, Ilaria Maria Sala e dalla ricercatrice Giulia Sciorati.

Inaugurata al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato la mostra “Nudi” di Ren Hang, fotografo scomparso nel 2017 quando aveva meno di 30 anni. L’esposizione resterà allestita fino al 23 agosto. Qui una recensione.

E’ uscito il nuovo numero di OrizzonteCina, mensile di analisi dedicato ad avvenimenti e dibattiti sui temi di politica, relazioni internazionali ed economia della Cina contemporanea, curato dal TOChina Hub dell’Università degli Studi di Torino e dal T.wai, il Torino World Affairs Institute.

Di Lorenzo Lamperti*

**Giornalista responsabile della sezione “Esteri” del quotidiano online Affaritaliani.it. Si occupa di politica internazionale, con particolare attenzione per le dinamiche geopolitiche di Cina e Asia orientale, anche in relazione all’Italia