In Cina e Asia – Cina ed Iran ad un passo dall’accordo militare-commerciale

In Notizie Brevi by Sharon De Cet

L’Iran e la Cina hanno elaborato un ampio partenariato economico e di sicurezza che potrebbe spianare la strada a miliardi di dollari di investimenti cinesi in energia ed altri settori strategici in Iran, minando gli sforzi dell’amministrazione Trump di isolare il governo di Teheran a causa delle sue ambizioni nucleari e militari. La partnership, dettagliata in una bozza di 18 pagine ottenuta dal New York Times, estenderebbe notevolmente la presenza cinese nei settori di finanza, telecomunicazioni, porti e ferrovie in Iran, fornendo in cambio alla Cina approvvigionamenti regolari di petrolio iraniano per i prossimi 25 anni. Accanto alle questioni economiche, il documento tratta inoltre questioni di cooperazione militare tra Pechino e Teheran, che potrebbe potenzialmente concedere alla Cina un punto d’appoggio nella regione attraverso l’instaurazione di programmi di formazione ed esercitazioni militari congiunte, nonché di cooperazione nell’ambito della ricerca e condivisione di informazioni a carattere strategico. L’accordo, proposto inizialmente nel 2016 da Xi Jinping, è stato approvato dal Presidente Rouhani nel giugno scorso, ma deve ancora essere discusso in sede parlamentare, mentre non si hanno ancora notizie riguardo allo status dell’approvazione da parte di Pechino. Quel che è certo è che, qualora approvata, la nuova partnership segnerebbe la sconfitta di tutti gli sforzi effettuati dall’amministrazione Trump per isolare Teheran. Infatti, sebbene le sanzioni americane siano riuscite a soffocare l’economia iraniana, la disperazione ha spinto Teheran tra le braccia della Cina, che possiede la tecnologia e l’appetito per il petrolio di cui l’Iran ha bisogno.  In un momento in cui gli Stati Uniti si stanno riprendendo dalla recessione e dall’epidemia di Covid-19, molti esperti concordano sul fatto che il progetto di accordo con l’Iran mostra che la Cina ritiene di essere in grado di sfidare gli Stati Uniti sul piano internazionale. [fonte NYT]

Hong Kong: le primarie del partito democratico in barba alla legge di sicurezza nazionale

Sarebbero oltre mezzo milione i cittadini che ad Hong Kong avrebbero votato alle elezioni primarie del partito democratico tenutesi lo scorso fine settimana, sfidando il caldo torrido e la nuova legge sulla sicurezza nazionale. Ad affermarlo sono i dati forniti dai co-organizzatori pro-democratici del gruppo Power for Democracy, che hanno registrato un’affluenza alle urne di oltre 600,000 persone nella sera di domenica scorsa. Le cifre sono state interpretate dalla fazione pro-democrazia di Hong Kong come un elemento che potrebbe favorire la possibilità dei candidati dell’opposizione di ottenere la maggioranza in legislatura – un obiettivo noto come “35+”. Tuttavia, sembrerebbe che il nuovo contesto politico abbia danneggiato la reputazione dell’opposizione democratica tradizionale, apparentemente in difficoltà ad assicurarsi la maggioranza. Infatti, stando ai primi sondaggi si stima infatti che molti cittadini abbiano espresso la loro preferenza verso i partiti democratici locali che, per la maggior parte formati da giovani più radicali, sarebbero più propensi a confrontarsi con le autorità filocinesi senza cedere a negoziazioni con Pechino, diversamente da come avrebbe fatto il partito democratico tradizionale nonostante un anno di proteste antigovernative. In attesa dei risultati elettorali, previsti per la fine della giornata di oggi, il segretario per gli affari costituzionali e continentali Eric Tsang (responsabile per l’implementazione della Basic Law nell’ex colonia britannica) ha già affermato che la partecipazione alle primarie potrebbe violare la legge, a causa dell’inclusione, da parte dei candidati, di un piano di veto al bilancio annuale del governo qualora i democratici vincessero la maggioranza in legislatura. [fonte HongKongFP; SCMP]

Cina: furto di identità per superare il gaokao, scoppia la polemica

Continuano le polemiche attorno al temutissimo gaokao, l’esame che ogni anno mette sotto pressione migliaia di giovani cinesi. In gioco c’è l’accesso alle più prestigiose università. Dopo i ritardi dovuti all’epidemia di Covid-19 ed alle alluvioni che da più di un mese imperversano in molte province cinesi, è uno scandalo relativo al furto di identità da parte di alcuni studenti nella provincia dello Shandong a porre il tema nuovamente sotto i riflettori. Secondo quanto emerso da un’indagine di due anni condotta dalle autorità dello Shandong, sarebbero più di 280 le persone coinvolte nel furto delle identità degli studenti che prendono parte nel gaokao. Sebbene la maggior parte dei casi sarebbe precedente al 2006 ed almeno 46 persone siano state condannate per frode, il furto di identità al Gaokao il rimane un fenomeno diffuso in Cina, spesso svelato solamente grazie alle denunce sporte dalle vittime su Weibo. È proprio sul social media cinese dove gli hashtag relativi ai casi di furto sull’identità dello Shandong hanno generato milioni di menzioni, scatenando una vera e propria polemica di scala nazionale in seguito alla quale i legislatori cinesi hanno discusso sulla possibilità di criminalizzare il furto di identità degli studenti. In seguito a nuovi post di denuncia di alcune vittime, anche il ministero dell’Istruzione ha dichiarato giovedì scorso l’introduzione di misure per mitigare le possibilità di futuri casi di frode al gaokao, che potrebbero includere anche l’interdizione di iscrizione agli studi secondari per chi commetta frode o furto di identità. [fonte AFP]

Covid: dozzine di contagi ad Okinawa, chiuse due basi americane

Due basi marine statunitensi nell’isola meridionale di Okinawa in Giappone sono state isolate dopo che decine di marines sono risultati positivi a Covid-19. Le forze statunitensi hanno riferito al governo di Okinawa che i 61 casi sono stati confermati tra martedì e sabato presso le basi dei Marines di Futenma e Camp Hansen, dove tutto il personale che è risultato positivo per Covid-19 si trova ora in isolamento. Okinawa ospita circa 25.000 truppe americane nel quadro di un patto di sicurezza bilaterale ed i residenti sono da sempre sensibili ai problemi relativi alle basi degli Stati Uniti. A questo proposito, i media locali hanno riferito che l’assemblea di Okinawa ha recentemente adottato una risoluzione per protestare contro la mancanza di trasparenza dell’esercito americano riguardo ai nuovi focolai di coronavirus, che secondo alcune indiscrezioni sarebbero scoppiati a causa dei festeggiamenti organizzati dalle truppe statunitensi per celebrare l’Independence Day il 4 luglio scorso. In totale, il Giappone presenta attualmente circa 21.500 casi confermati di Covid-19 e quasi 1.000 morti, con Tokyo che ha riportato oltre 200 nuovi casi sabato. Nonostante la tendenza allarmante, venerdì il Giappone ha addolcito le linee guida per lo svolgimento di grandi eventi sportivi e di svago per rilanciare la ripresa economica: secondo quanto affermato dal segretario capo del gabinetto Yoshihide Suga infatti, il recente picco di nuove infezioni di Tokyo sarebbe il risultato dell’espansione della capacità di test promossa dal governo giapponese e non del sollevamento delle restrizioni sanitarie. [fonte SCMP]

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