Go East – Draghi, Xi e il telefono senza fili

In Go East, Relazioni Internazionali by Lorenzo Lamperti

Da una parte della cornetta si pronunciava la parola “Afghanistan”. Ma dall’altra si rispondeva con “Belt and Road”. La telefonata tra Mario Draghi e Xi Jinping c’è stata. Ma prima ancora del contenuto del loro colloquio, parso dai resoconti almeno a tratti “senza fili”, conta quello che c’è stato prima. Vale a dire circa tre settimane di attesa, durante le quali Palazzo Chigi ha spinto per avere un colloquio con il presidente cinese, che da par suo ha costretto a una piuttosto lunga anticamera il capo del governo italiano. Per avere l’opportunità di dialogare, il governo Draghi si è mosso su più fronti.

Su quello diplomatico, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha avuto un colloquio con l’omologo Wang Yi. Sembrava che il passaggio al livello superiore potesse essere a quel punto pressoché subitaneo, e invece c’è stata prima anche l’inattesa visita di Matteo Salvini presso l’ambasciata cinese a Roma. Con tanto di classica foto con l’ambasciatore Li Junhua. Sì, proprio lui, quello che negli ultimi due anni aveva assunto una posizione anti cinese in tutto e per tutto, come e più di quella di Donald Trump. Secondo quanto ha riferito la Lega, si è trattato “dell’ennesimo colloquio” organizzato da Salvini per discutere della crisi in Afghanistan. “Si è discusso inoltre della collaborazione tra Roma e Pechino, della partecipazione della Cina al G20 e della telefonata tra il presidente del Consiglio Italiano e il presidente cinese”, concludeva la nota.

Ma torniamo alla telefonata Draghi-Xi. Evidente che l’obiettivo principale dell’Italia fosse quello di coinvolgere la Cina nell’organizzazione del G20 speciale sull’Afghanistan. Un obiettivo, però, riuscito solo a metà. La Repubblica vede il bicchiere mezzo pieno: “Nonostante le attese della vigilia, non è ancora il passo decisivo. Ma è di certo un passo in avanti che avvicina il G20 straordinario sull’Afghanistan, lascia trapelare a sera Palazzo Chigi. Perché il presidente cinese Xi Jinping durante la telefonata con il premier Mario Draghi non ha chiuso all’ipotesi. E anzi, apre al percorso diplomatico verso il summit”. Ecco, “lascia trapelare”, perché nelle descrizioni ufficiali del colloquio non v’è traccia di questo via libera, che secondo il Corriere della Sera è “condizionato”. “Xi Jinping sul tema ha chiesto a Roma concretezza, si è detto disposto a lavorare insieme per l’iniziativa, ma ha chiesto anche tempo per capire a quali frutti concreti possa portare un vertice straordinario”, scrive il Corriere. Insomma, in sostanza vuole prima leggere un testo da condividere con gli altri convenuti al consesso del G20 prima di dare l’ok. Obiettivo: capire il ruolo che i paesi occidentali pensano di dare alla Cina sulla gestione della crisi.

Secondo Il Foglio, la cautela cinese è dovuta anche al fatto che l’Italia debba passare per una sorta di “placet” americano all’allargamento delle discussioni sulla sorte dell’Afghanistan. “Rimane, questa sì da superare, l’ostilità americana nei confronti di Xi. Nei giorni scorsi, è stato il ministro Lorenzo Guerini, in visita al Pentagono, di fronte al segretario americano alla Difesa, a ribadire l’importanza di questo coinvolgimento”, scrive Carmelo Caruso. “Ma per Xi, com’era stato prima per il presidente russo Vladimir Putin, la telefonata con Draghi è anche e soprattutto un’occasione per rivendicare il ruolo della Cina nel mondo, per richiamare l’Italia e l’Europa alle relazioni e agli impegni con il gigante asiatico, e per rimarcare la distanza dall’approccio americano al multilateralismo nei rapporti internazionali”, sottolinea invece La Stampa, riferendosi all’espressione “multilateralismo autentico” utilizzata dall’agenzia di stampa cinese Xinhua nella ricostruzione del colloquio.

Come ha sottolineato Simone Pieranni, è proprio nelle diverse ricostruzioni della telefonata che si rintracciano le differenti priorità tra Italia e Cina. “Alla fine della telefonata tra Draghi e Xi Jinping rimane ben poco. Quello che interessava di più al premier italiano, tirare dentro la Cina per un G20 con vista sull’Afghanistan, non pare avere raccolto entusiasmi, quanto meno pubblici, a Pechino”, scrive Pieranni. “Parliamo di affari, sembra aver detto Xi, sottintendendo che per la questione afghana, di cui in Cina si stanno valutando tutte le possibilità, tanto più alla luce del nuovo governo presentato dai talebani, Pechino ha altri interlocutori e non stanno a Roma”.

E allora vediamole nel dettaglio queste due ricostruzioni.

ll comunicato della presidenza del consiglio italiana: “Il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha avuto questa mattina una conversazione telefonica con il Presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping. La discussione si è concentrata principalmente sugli ultimi sviluppi della crisi afghana e sui possibili fori di cooperazione internazionale per farvi fronte, ivi compreso il G20. Il Presidente Draghi e il Presidente Xi hanno discusso anche della collaborazione tra i due Paesi sia in vista del Summit di Roma, sia sul piano bilaterale”.

La ricostruzione offerta da Xinhua è invece ben più lunga, e di Afghanistan si parla solo alla fine. “Il presidente cinese Xi Jinping ha detto che la Cina e l’Italia dovrebbero assicurare congiuntamente il successo dell’Anno della Cultura e del Turismo Cina-Italia previsto per il 2022, e prendere l’evento come un’opportunità per rafforzare la cooperazione bilaterale negli sport invernali e nelle industrie correlate. In una conversazione telefonica con il primo ministro italiano Mario Draghi, Xi ha detto che le due parti dovrebbero sostenersi a vicenda con particolare fermezza per ospitare con successo le Olimpiadi invernali di Pechino e i Giochi invernali di Milano-Cortina nel 2026. Xi ha detto che le relazioni Cina-Italia godono di un profondo fondamento storico, aggiungendo che i due paesi godono di una cooperazione reciprocamente vantaggiosa, apprezzano la cultura dell’altro e si aiutano a vicenda nei momenti di difficoltà. La Cina è pronta a lavorare insieme alla parte italiana per mantenere la direzione corretta dello sviluppo del partenariato strategico globale Cina-Italia nella nuova era, rispettarsi reciprocamente con fermezza, salvaguardare l’amicizia Cina-Italia, approfondire la cooperazione reciprocamente vantaggiosa e dare un esempio di sviluppo delle relazioni tra paesi di sistemi e culture diverse, ha detto Xi. Le due parti dovrebbero promuovere la cooperazione in vari campi per andare più a fondo e più solida sotto la guida della costruzione congiunta della Belt and Road, ha detto Xi, esprimendo la speranza che la parte italiana possa svolgere un ruolo attivo nel promuovere lo sviluppo sano e costante delle relazioni Cina-Europa. Xi ha sottolineato che la Cina apprezza gli sforzi dell’Italia per promuovere la cooperazione nella salute pubblica e nell’economia globale da quando Roma ha assunto la presidenza di turno del Gruppo dei 20 (G20). Attualmente, il mondo è in una fase critica nella lotta contro la pandemia di COVID-19 e nel ripristino dell’economia, ha detto Xi, aggiungendo che il G20, una delle principali piattaforme di cooperazione economica internazionale, dovrebbe attenersi al multilateralismo genuino, portare avanti lo spirito di unità e cooperazione, e raccogliere più consenso sulla lotta alla COVID-19, ripristinare l’economia mondiale e promuovere uno sviluppo inclusivo e sostenibile. Xi ha anche detto che il G20 dovrebbe guidare la governance globale nella giusta direzione, e unire le forze per affrontare le sfide comuni, aggiungendo che la parte cinese continuerà a sostenere l’Italia a svolgere pienamente il suo ruolo in questo senso e ad ospitare un vertice G20 di successo a Roma.

E ancora: “Da parte sua, Draghi ha detto che le relazioni Italia-Cina hanno mantenuto un solido sviluppo, e l’Italia attribuisce grande importanza al partenariato strategico globale Italia-Cina. L’Italia spera di migliorare la cooperazione bilaterale con la Cina in vari campi e fare sforzi congiunti con la Cina per garantire il successo dell’Anno della Cultura e del Turismo Italia-Cina, ha detto. Draghi ha detto che l’Italia ringrazia il sostegno della Cina per la sua presidenza del G20 e apprezza gli sforzi e i contributi positivi della Cina per combattere il cambiamento climatico globale. L’Italia apprezza molto il ruolo importante della Cina nella questione dell’Afghanistan e spera di migliorare la comunicazione e la cooperazione con la Cina in ambito multilaterale, compreso il G20, ha aggiunto”.

Quanta differenza. E non si riconduce tutto solo ai diversi metodi di comunicazione, una prassi in queste occasioni per la risposta a diverse esigenze di messaggio verso l’interno e verso l’esterno. La sensazione è che, come già accaduto più o meno inconsapevolmente (per i nostri governi) in passato, la Cina utilizzi l’Italia per ribadire il proprio ruolo all’interno dell’architettura globale. Nella quale occupa una posizione da protagonista, come si deduce dall’ultima frase in cui Draghi avrebbe detto di apprezzare “molto il ruolo importante della Cina nella questione dell’Afghanistan”. La questione afghana sembra dunque relegata al riconoscimento da parte italiana dell’ineluttabilità di confrontarsi con Pechino sulla vicenda di Kabul, senza però dare esplicito spazio a un’effettiva cooperazione bilaterale sulla gestione della crisi.

La prima parte della ricostruzione, dedicata alle parole di Xi, hanno talvolta il tono di un’esortazione. Il presidente cinese “ha detto che la Cina e l’Italia dovrebbero assicurare congiuntamente il successo dell’Anno della Cultura e del Turismo Cina-Italia”. O ancora ha auspicato che “le due parti dovrebbero promuovere la cooperazione in vari campi”. Anno del Cultura e del Turismo 2022 (nonostante i confini restino ancora chiusi e tantissimi italiani attendono la possibilità di tornare in Cina dove studiavano o lavoravano), Olimpiadi Invernali di Pechino (e di Cortina 2026), partenariato strategico globale, Belt and Road: questi sono i temi che il governo cinese tiene ad affrontare.

L’Italia, d’altronde, viene spesso utilizzata dai media cinesi per sottolineare che anche in occidente può esistere una predisposizione positiva verso l’operato e i progetti della Repubblica Popolare. Succede dall’adesione del governo Conte I alla Nuova Via della Seta. Una firma apposta da Di Maio, sì, ma che nonostante i successivi dinieghi e tentativi di ridimensionamento era voluta anche da una buona parte della Lega (chi segue Go East da tempo già lo sa). Episodio significativo, in tal senso, quello avvenuto lo scorso giugno in occasione del G7 di Cornovaglia, che aveva assunto forti toni anticinesi. In quei giorni era diventata virale una vignetta sul G7 che rappresentava i diversi invitati (compresi gli esterni come l’India e Taiwan) come degli animali. L’Italia era raffigurata come un lupo grigio, seduto di fianco all’aquila americana, che protende le mani con un senso a metà tra spavento e diniego, venendo dunque percepita come riluttante a seguire la crociata anti cinese lanciata dagli Stati Uniti di Joe Biden. D’altronde, ricordava appunto il tabloid di Stato Global Times, l’Italia è l’unico paese del G7 a essere entrato nella Belt and Road Initiative. Ne avevo scritto qui.

I tempi di attesa, che tra l’altro avevano già disilluso Draghi sull’opportunità di tenere il G7 già a settembre, e la cautela di Xi dimostrata durante il colloquio sono motivati anche dalla situazione generale delle relazioni Italia-Cina. Significativa, a tal proposito, la chiusura della ricostruzione di Xinhua, in cui si scrive che l’Italia “spera di migliorare la comunicazione e la cooperazione con la Cina in ambito multilaterale”. Come a dire che qualcosa negli scorsi mesi non avrebbe funzionato a dovere.

La Cina sembra non aver dimenticato il golden power, esteso prima dal Conte bis e poi ulteriormente potenziato dall’attuale esecutivo. Senza contare tutte le retromarce post Conte I, con il rallentamento della cooperazione su telecomunicazione e porti. Senza contare la forte linea filoatlantista di Draghi, che negli scorsi mesi aveva detto di voler “esaminare a fondo” il memorandum sulla Via della Seta.

A proposito di golden power, proprio oggi Repubblica scrive in merito al piano sul cloud lanciato dal governo che le porte sono “chiuse ai fornitori cinesi”.

 

RELAZIONI DIPLOMATICHE

D’altronde, i rapporti tra Italia e Cina appaiono al momento piuttosto ondivaghi (ne ho scritto qui). Draghi ha impresso una svolta euroatlantica a Palazzo Chigi, estendendo l’utilizzo del golden power per fermare l’acquisizione di aziende italiane da parte di entità cinesi e ha anche promesso di esaminare con attenzione l’accordo sulla Belt and Road. Cose che non possono aver fatto piacere a Xi.

Guardiamo un po’ il calendario di quanto avvenuto negli scorsi mesi dopo l’ultima puntata di Go East che tra l’altro si intitolava “seta stropicciata”.

Maggio:

Telefonata tra Mario Draghi e il premier cinese Li Keqiang, al termine della quale il comunicato di Palazzo Chigi è particolarmente assertivo: “il presidente Draghi ha in particolare sottolineato l’esigenza di rafforzare e rendere più equi i rapporti economico-commerciali bilaterali. Nella conversazione sono stati richiamati gli strumenti di dialogo già esistenti, nell’ambito dei quali il Presidente Draghi ha auspicato possano essere efficacemente affrontate tematiche sulle quali esistono ancora differenze di opinione.

Xi Jinping partecipa in forma virtuale al Global Health Summit organizzato a Roma.

Enzo Amendola ha dichiarato che l’Italia vuole rivedere le modalità del rapporto con la Cina.

Ettore Sequi, ex ambasciatore italiano in Cina e capo del gabinetto del ministro Di Maio, è diventato segretario generale della Farnesina.

Il Movimento Cinque Stelle europeo si esprime duramente sulle sanzioni cinesi contro entità comunitarie.

Sempre il Movimento Cinque Stelle, ma quello italiano, diffonde un report che offre una visione molto favorevole alla Cina (e attinente alla sua retorica) sullo Xinjiang. Il caso viene ricostruito qui da Giulia Pompili. Secondo il Foglio, la pubblicazione sul blog di Grillo non è avvenuta “per errore”.

Giugno:

Beppe Grillo si reca all’ambasciata cinese. Doveva andarci con Conte, neo leader in pectore del M5s, ma alla fine ci va da solo. E lo fa lo stesso giorno in cui si svolge il G7 di Cornovaglia, in cui Draghi ricostruisce il rapporto con gli Stati Uniti del neo presidente Biden e utilizza toni molto duri nei confronti della Cina (ne ho scritto qui e sono poi intervenuto sull’argomento durante una puntata di Asiatica, il programma di Radio Radicale condotto da Valeria Manieri e Francesco Radicioni).

Tra le altre cose, Draghi parla di unione sul “risentimento verso la Cina e le autocrazie”.  Non solo. A proposito dei rapporti dell’Italia con Pechino, ai giornalisti che chiedono che fine farà il memorandum sulla Nuova Via della Seta firmato dall’Italia con la Cina, l’intesa andrà verificata, precisa il presidente del Consiglio. Il memorandum “non è stato mai menzionato” durante il G7. “Per quanto riguarda l’atto specifico, lo esamineremo con attenzione”. 

Sembra quasi, come scrive Giulia Pompili, che Draghi cerchi di uscire dalla “trappola della Via della Seta”. Secondo il Financial Times, è proprio Draghi a settare su un tono più freddo il legame europeo con la Cina.

Anche post G7, sul blog di Beppe Grillo appaiono interventi molto critici nei confronti della linea euroatlantica. Tipo questo. Il ministro Di Maio, che da tempo ha però assunto una linea più cauta ed euroatlantica, ci ha tenuto a chiarire che quelle espresse dal blog di Grillo sono “posizioni personali” e non riflettono la linea del M5s nella sua totalità. Forse non a caso, nella trattativa Grillo-Conte, il primo voleva il controllo della politica estera del M5s.

Ma Vito Petrocelli, presidente della Commissione Esteri del Senato, propone che l’Italia possa assurgere al ruolo di punto di riferimento nel dialogo con Cina, Russia e Iran.

Ancora Di Maio, in occasione di una conferenza stampa congiunta con il segretario di Stato Usa Antony Blinken, ha minimizzato i rapporti con la Cina: “L’Italia è un forte partner commerciale della Cina, con la quale abbiamo relazioni storiche, ma questo legame non è paragonabile né interferisce con l’alleanza di valori che abbiamo con gli Stati Uniti”.

Massimo D’Alema rilascia un’intervista ai media cinesi sul centenario del Partito Comunista Cinese, celebrata il 1° luglio scorso.

Avvisaglie delle diverse interpretazioni dei colloqui telefonici diplomatici. La Cina “è pronta a unirsi all’Italia per far progredire senza esitazione i rapporti bilaterali nella giusta direzione, per maggiore beneficio dei due popoli e un maggiore contributo alla pace e allo sviluppo mondiali”. L’agenzia cinese Xinhua descriveva così il contenuto del colloquio telefonico avuto a giugno dal ministro degli Esteri Wang Yi con il ministro Luigi di Maio. Versione che lo stesso Di Maio ha attenuato.

Agosto:

Serie di uscite a dir poco aggressive del senatore Maurizio Gasparri sulla Cina a cui ha risposto l’Ambasciata cinese in Italia.

Renzi ha accusato il governo Conte di aver comprato “ventilatori cinesi difettati garantiti da D’Alema”.

La Guardia di finanza ha denunciato sei manager (tre italiani e tre cinesi) della friulana Alpi Aviation per violazione della legge sull’export militare e della normativa Golden power. La società era passata nel 2018 con “modalità opache” nelle mani di due società statuali cinesi senza le necessarie comunicazioni. L’azienda nega. Ora palla alla presidenza del Consiglio, che potrebbe disporre la nullità degli atti e applicare salate sanzioni pecuniarie. Ne scrive nel dettaglio Gabriele Carrer su Formiche.

Secondo il Fatto Quotidiano, delle aziende cinesi volevano acquistare anche Almaviva e Greenthesis.

Si avvicinano le elezioni amministrative. Nelle varie città ci sono anche diversi candidati di origine cinese.

 

M5s DIVISO

Interessante ciò che accade all’interno del Movimento Cinque Stelle, da anni ormai identificata come la forza politica italiana più vicina a Pechino. Per il padre fondatore Beppe Grillo non è cambiato nulla: la Cina è sempre vicina, come dimostrano le sue frequenti visite all’ambasciata di Pechino a Roma e la pubblicazione di vari interventi che sposano la linea del governo cinese su una serie di questioni, Xinjiang compreso, spesso attaccando gli Stati Uniti. Ma all’interno del M5s qualcosa è cambiato. Qualche settimana fa c’è stato un acceso dibattito interno sull’opportunità del neo leader Giuseppe Conte ad accompagnare Grillo in ambasciata. Visita poi cancellata dall’ex premier, ufficialmente per altri impegni, ma secondo le cronache anche per un consiglio di Di Maio. Il ministro degli Esteri, l’uomo che ha firmato il memorandum of understanding sulla Belt and Road e che faceva le dirette Facebook per accogliere le mascherine cinesi nella primavera del 2020, ha avuto una svolta atlantista come parte del M5s. Non tutto: Vito Petrocelli, per esempio è uno dei più convinti filo cinesi. Per non parlare del fuoriuscito ma non troppo Di Battista.

Sintomatico anche il posizionamento degli eurodeputati pentastellati, i primi a mostrare una certa distanza da quello di Grillo sulla Cina. L’ultimo episodio in tal senso è l’attivismo di Fabio Massimo Castaldo, vicepresidente del Parlamento europeo del M5s, su una bozza di risoluzione approvata mercoledì 1° settembre dalla commissione Affari esteri dell’Europarlamento. Si tratta di un documento che sollecita l’Ue a rafforzare i legami con Taiwan, che la Repubblica Popolare Cinese considera un pezzo del proprio territorio da riunificare. Tra i vari emendamenti presentati al testo iniziale ce n’erano diversi firmati proprio da Castaldo, in cui si sottolineavano il ruolo di Taipei nelle catene di approvvigionamento globali (in particolare in riferimento ai semiconduttori) e le pressioni di Pechino anche sulla fornitura di vaccini da parte di Formosa. Presentato dal nazionalista svedese Charlie Weimers, il documento europeo definisce Taiwan un “partner chiave nell’Indo-Pacifico” e propone di lavorare a un accordo bilaterale sugli investimenti. Significativo che il principale esponente del M5s al parlamento europeo lo sostenga (ne ho scritto qui). Qui una mia intervista molto esplicita a Castaldo, tra l’altro ripresa anche dal Taipei Times.

Anche negli scorsi mesi, la Cina ha spesso utilizzato anche l’Italia per rilanciare la tesi che il coronavirus abbia un’origine esterna al territorio cinese.

 

RELAZIONI COMMERCIALI

Secondo il “Rapporto annuale 2021 sulla Cina”, pubblicato recentemente dal Centro Studi per l’Impresa (CeSIF) della Fondazione Italia Cina, nel 2020 e nei primi mesi del 2021 le esportazioni italiane in Cina e gli investimenti delle aziende italiane in Cina sono entrambi aumentati. L’interscambio ha raggiunto i 55,1 miliardi di dollari l’anno, compresi 22,2 miliardi di dollari di esportazioni italiane in Cina e una riduzione del deficit commerciale pari a 10,7 miliardi di dollari dagli 11,9 miliardi del 2019.

Dal punto di vista commerciale, i rapporti con la Cina sono in ogni caso insopprimibili. Le esportazioni italiane verso Pechino sono in aumento, in particolare nell’ambito della moda. Secondo i dati forniti a Pambianconews da Ice Pechino, e relativi al primo semestre dell’anno (gennaio-giugno 2021), la Cina ha aumentato del 46% le importazioni di articoli di tessile-moda dal mondo, con il made in Italy che ha raggiunto il primo posto sorpassando i prodotti francesi, arrivando a quota 6 miliardi di dollari e conquistando una quota di mercato del 12 per cento.

Il principale produttore e distributore giapponese di occhiali Four Nines (999.9) ha annunciato l’accordo di collaborazione siglato con la nota casa di moda italiana Salvatore Ferragamo per il lancio di una collezione di nove modelli di montature realizzati per il mercato giapponese e quelli di Cina, Hong Kong e Singapore.

Si allunga l’elenco dei marchi del lusso italiano che cambia proprietà. Il gruppo cinese Fosuon Fashion Group, già proprietario di Lanvin e Wolford, ha acquistato il 100% di Sergio Rossi, storico marchio di calzature tricolore fondata nel 1951.

Sono ben quattro gli imprenditori italiani eletti in occasione del rinnovo delle cariche apicali della Camera di Commercio Europea in Cina. Si tratta dell’Avv. Carlo d’Andrea (Studio Andrea & Partners), dell’Ing. Guido Giacconi (In3Act), dell’Arch. Massimo Bagnasco (Progetto CMR) e della Dott.ssa Renata Pavlov (Fincantieri).

A luglio sono ripresi i voli tra Italia e Cina, organizzati dalla Camera di Commercio Italiana in Cina. Il primo, atterrato a Nanchino, aveva a bordo circa 300 passeggeri, per lo più imprenditori e maestranze italiani, nonché loro famigliari. Il “calvario” dei voli tra i due paesi è stato analizzato da Marco Marazzi su Milano Finanza.

Negli scorsi mesi si è parlato molto anche della crisi di Suning, in riferimento alle sorti dell’Inter. Ignazio La Russa, noto tifoso nerazzurro, se l’è presa con il “comunismo cinese” per l’addio dell’allenatore Antonio Conte subito dopo la vittoria dello scudetto.

Il mercato ortofrutticolo di Padova e il porto di Ravenna si candidano a diventare l’hub logistico per l’interscambio tra Italia e Cina.

 

RELAZIONI CULTURALI

Tra marzo e giugno, China Files ha tenuto un corso PCTO di 40 ore con gli studenti della classe 3° del corso scientifico internazionale del Convitto Cicognini di Prato, orientato all’introduzione alla professione giornalistica e al racconto della Cina. Durante il percorso di PCTO avviato con la nostra redazione, è stata realizzata un’indagine sulla sinofobia che è stata per altro l’argomento del mini e-book pubblicato da China Files ad agosto.

Polemica su un servizio sull’insegnamento del pensiero di Xi Jinping nelle scuole cinesi, a firma della corrispondente Rai da Pechino, Giovanna Botteri. Michele Anzaldi parla di “incredibile servizio agiografico”, il direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano, non certo filo cinese, lo difende.

Il Quotidiano del Popolo ha lanciato una versione digitale in italiano.

A luglio si è svolta la 44ª Conferenza sul patrimonio mondiale a Fuzhou, nella provincia cinese del Fujian. Francesco Maringiò, presidente dell’Associazione italo-cinese per la promozione della Nuova Via della Seta, mette in relazione la ricchezza artistica e culturale di Italia e Cina.

La 23enne pianista Ying Li è la vincitrice del premio internazionale Antonio Mormone, la cui prima edizione si svolta al Teatro alla Scala di Milano Nata a Pechino ma da oltre 15 anni residente negli Stati Uniti Ying Li ha vinto con il Secondo Concerto per pianoforte e orchestra di Rachmaninoff.

La Northwest University (Nwu) cinese collaborerà con l’Università del Salento per istituire una nuova scuola di beni culturali e arte, con l’obiettivo di sfruttare le proprie risorse nella coltivazione di nuovi talenti e nella promozione della ricerca scientifica.

Il 3 settembre, presso lo Shougang Park di Pechino, si è tenuta la cerimonia di apertura della “World Winter Sports Expo, la manifestazione fieristica più importante della Cina e dell’Asia dedicata alle tecnologie e ai prodotti della montagna. L’Italia partecipa all’evento in qualità di Paese Ospite d’onore, in virtu’ della sua antica tradizione alpina e delle straordinarie capacità tecnologiche e di innovazione delle imprese italiane del settore, ma anche alla luce della staffetta tra le Olimpiadi Invernali di Pechino del 2022 e quelle che si terranno a Milano e Cortina d’Ampezzo nel 2026.

LOVE ME TENDER è uno spettacolo Teatrale che parla della Dipendenza Affettiva, il disturbo che genera tutte le dipendenze che conosciamo: alcol , gioco, droga, sesso e molte altre. Scritto a quattro mani da Shi Yang Shi e dalla drammaturga Renata Ciaravino dopo una profonda indagine sul campo. Qui per sostenere il progetto.

 

SANTA SEDE-CINA-ASIA

A maggio, Papa Francesco ha nominato il gesuita cinese Stephen Chow, educatore con formazione psicologica, nuovo vescovo di Hong Kong, un ruolo-chiave per il cattolicesimo in Cina e per i rapporti della Santa Sede con Pechino. Per la prima volta in questo pontificato, la Santa Sede ha espresso pubblicamente “preoccupazione” per quanto sta accadendo a Hong Kong,

Il nuovo membro della Pontificia Accademia delle Scienze viene da Taiwan, ed è un epidemiologo che è stato anche vicepresidente nonché ministro della Salute nel periodo dell’epidemia di SARS nel 2003. Si tratta di Chien-Jen Chen, una piccola mano tesa della Santa Sede verso Taipei.

Nei giorni scorsi, invece, Bergoglio ha difeso il controverso accordo sulla nomina dei vescovi raggiunto col governo cinese, sostenendo che il dialogo è “necessario”. La Cina, secondo il Fatto Quotidiano, resta “il sogno” di Papa Francesco.

A giugno, il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Taiwan, presentata da monsignor John Lee Juo-wang, il quale ha rinunciato pochi mesi dopo la nomina.

Negli scorsi mesi si è anche parlato di una possibile visita del pontefice in Corea del Nord. Giulia Pompili racconta i retroscena.

 

NON SOLO CINA

Giappone

A giugno, Di Maio ha incontrato l’omologo giapponese Motegi, il quale ha espresso la volontà di collaborare per un “Indo-Pacifico libero e aperto”, ha dichiarato di attendersi dall’Italia un ruolo di primo piano nella definizione di una “comunicazione congiunta” in merito alla strategia dell’UE per la regione dell’Indo-Pacifico”. Entrambi hanno convenuto sull’opportunità di rafforzare la cooperazione nella regione.

Interessante l’incontro virtuale di giugno, dedicato alle nuove prospettive geopolitiche nell’Indo-Pacifico promosso e organizzato in maniera congiunta dalle Ambasciate d’Italia a Tokyo e New Delhi. L’evento – trasmesso in streaming sui canali SNS delle due rappresentanze diplomatiche – ha riunito tra Roma, New Delhi e Tokyo alti funzionari dei rispettivi Ministeri degli Esteri e rappresentanti di qualificati centri di ricerca.

Taiwan

Stellantis ha avviato a maggio un’intesa con il colosso Foxconn per far nascere la joint venture Mobile Drive, partecipata al 50% dai due gruppi. Sui futuri modelli il “cockpit” sarà connesso, aggiornabile e personalizzabile.

Eni e CPC Corporation di Taiwan hanno raggiunto un accordo per la consegna di un carico di GNL carbon neutral alla holding taiwanese presso il terminale di ricezione di Yung An.

Taiwan si è arrabbiata con la Biennale di Venezia per l’indicazione di “Taipei Cinese” (formula utilizzata per ora solo in ambito sportivo) di fianco ai film di registi taiwanesi presenti alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

A Taipei, l’architetto fiorentino Marco Casamonti ha firmato il progetto di un grattacielo pensato come “rilettura contemporanea del Rinascimento”.

Il legame con la Regione Toscana sembra particolarmente sviluppato, visto l’incontro di giugno a Palazzo Strozzi.

ASEAN

Il capo della Polizia, Lamberto Giannini, e il direttore esecutivo dell’Associazione delle polizie del sud-est asiatico Aseanapol, Jim Wee Aik Boon, hanno sottoscritto una lettera di intenti presso l’Ufficio per il coordinamento e la pianificazione della forze di polizia del Dipartimento della pubblica sicurezza.

Nei mesi scorsi sono stati nominati i nuovi ambasciatori italiani in Malesia, Singapore e Filippine. L’Associazione Italia-ASEAN spiega chi sono. Sulla nomina di Mario Vattani c’è stata qualche polemica.

Aziende italiane continuano a rifornire di legname il Myanmar dopo il golpe, scrive il Manifesto. Un report dell’Environmental investigation agency rivela che solo nei primi tre mesi successivi al golpe le importazioni di teak hanno raggiunto il valore di 1,5 milioni di euro. Il caso si aggiunge a quello dei proiettili italiani arrivati in Birmania. La comunità birmana in Italia ha firmato una petizione al governo Draghi per riconoscere l’Ambasciatore Kyaw Moe Tun come rappresentante permanente del Myanmar alle Nazioni Unite.

Proseguono spediti i rapporti diplomatici tra Italia e Vietnam. A maggio, il sottosegretario Manlio Di Stefano e il viceministro Dung hanno firmato il piano d’azione 2021-2022. Per restare informati sui rapporti, soprattutto commerciali, tra Roma e Hanoi si può seguire il bollettino mensile della Camera di Commercio italiana in Vietnam. Sergio Mattarella ha inviato un messaggio per l’anniversario dell’indipendenza del Vietnam.

Il Gruppo Autogrill, tramite la propria controllata HMSHost International, si è aggiudicata un nuovo contratto in Indonesia all’interno dell’Aeroporto Internazionale I Gusti Ngurah Rai di Bali. Il contratto, con ricavi stimati di oltre 59 milioni di euro per 5 anni, prevede l’apertura di 5 nuovi locali. Fincantieri e il ministero della Difesa dell’Indonesia hanno firmato un contratto per la fornitura di sei fregate classe Fremm, l’ammodernamento e la vendita di due fregate classe Maestrale, e il relativo supporto logistico.

Petrone Group Asia Pacific Pte Ltd, partner di Petrone Group, tra I leader della Distribuzione Farmaceutica, ha annunciato l’apertura di un deposito logistico operativo in Singapore nell’ottica di una continua espansione nel mercato APAC.  Il ministro per l’Innovazione tecnologica e la transizione digitale Vittorio Colao e la ministra delle Comunicazioni e dell’informazione di Singapore, Josephine Teo, hanno firmato il 5 agosto a Trieste, al termine della riunione dei ministri del Digitale del G20, un memorandum d’intesa per rafforzare la collaborazione in ambito digitale.

il governo italiano ha firmato un accordo di cooperazione con la Commissione economica e sociale per l’Asia e il Pacifico delle Nazioni Unite (UNESCAP), con il quale il nostro Paese si impegna a contribuire con 260mila euro al Trust Fund multidonatori per gli tsunami e la preparazione ai disastri naturali causati dal riscaldamento del pianeta. L’intesa è stata firmata a Bangkok dall’ambasciatore Lorenzo Galanti e dalla segretaria esecutiva UNESCAP Armida Salsiah Alisjahbana. A proposito di rapporti Italia-Thailandia, sulla scorsa newsletter gratuita Italia-ASEAN è stato pubblicato un editoriale dell’ambasciatore Galanti.

La Chiesa cattolica della Cambogia piange il suo pioniere dopo gli anni di Pol Pot. All’età di 78 anni è morto padre Toni Vendramin, missionario italiano del Pime, che nel 1990 era stato il primo sacerdote a rientrare stabilmente nel Paese dopo gli anni del terrore.

 

AGENDA

Lunedì 13 settembre prende il via la prima summer school “Capire la Cina e l’Asia” organizzata da China Files. In tutto 10 incontri, più uno introduttivo con la direzione di China Files, con giornalisti ed esperti di Cina e Asia. Gli speaker saranno Simone Pieranni, Lorenzo Riccardi, Daniele Brigadoi Cologna, Giulia Sciorati, Alessia Amighini, Giorgio Cuscito, Francesca Frassineti, Giulia Pompili, Valerio Bordonaro e Francesca Ghiretti. I posti sono SOLD OUT, ma a breve verrà organizzato un secondo ciclo di lezioni. Nelle prossime settimane i dettagli sul programma (che resterà sostanzialmente lo stesso) e la data di apertura delle iscrizioni.

Il 23 settembre esce “La Cina nuova” di Simone Pieranni, il libro che segue il fortunato “Red Mirror” del 2020. Dalla descrizione del volume: “Attraversiamo metropoli futuristiche e hutong, locali fumosi e campi di ginseng, antichi principi confuciani e intelligenza artificiale, neomarxismo e ipercapitalismo. Incontriamo l’ambiguo funzionario del Partito comunista, l’operosa dottoressa di Wuhan, l’eterea vlogger della Cina rurale, l’astro della letteratura fantascientifica, la giovanissima attivista per l’ambiente. Addentriamoci nella Cina nuova, quella che scopriamo appena smettiamo di leggerne soltanto la superficie. I cambiamenti attraversati dalla Cina in poco più di cinquant’anni sono così profondi e radicali che, nella storia di altri paesi, analoghe trasformazioni hanno impiegato secoli per affermarsi. Là dove oggi si innalzano grattacieli dalle architetture sbalorditive, fino a pochi anni fa c’era solo campagna. Ragazzi e ragazze dell’ultima generazione, una massa di figli di operai e nipoti di contadini, sono arruolati nel settore hi-tech più dinamico al mondo. Il mastodontico inquinamento industriale si affianca alla più avanzata ricerca di fonti di energia sostenibile. Ma nonostante sia apparentemente tutta proiettata verso il futuro, la Cina contemporanea ha radici che affondano in un passato millenario, al quale spesso attinge traendone valori, idee, strategie che usa nel confronto sempre più serrato con l’Occidente. È un gigante con un’identità fatta di contrasti, che mischia furiosamente passato e presente in modo del tutto inedito ai nostri occhi”.

Negli scorsi mesi sono usciti diversi libri di giornalisti o studiosi di Cina e Asia. Tra questi, “Sotto lo stesso cielo” di Giulia Pompili (qui una recensione e un estratto), “La Cina non è una sola” di Filippo Santelli (qui una recensione e un estratto).

Di Lorenzo Lamperti