Esercitazione navale congiunta Vietnam-Usa innervosisce Pechino

In by Simone

Ormai lontani i combattimenti che infiammarono il Sudest asiatico negli anni Sessanta e Settanta, i due antichi avversari, Stati Uniti e Vietnam, hanno dato il via ieri a una settimana di manovre navali congiunte nel Mar cinese meridionale. Le esercitazioni hanno fomentato nuove tensioni nell’area contesa tra Hanoi e il governo di Pechino. A niente sono servite le rassicurazioni del consolato generale Usa di Ho Chi Minh city.
Incentrate sulla navigazione e sulle operazioni di manutenzione, ma non sul combattimento, le manovre sono state definite “inopportune” dal capo di Stato maggiore cinese, Cheng Bingde, che ha colto l’occasione di rimarcarlo al suo omologo statunitense, ammiraglio Mike Mullen, in visita ufficiale in Cina all’inizio della settimana.
“Siamo presenti nel Pacifico occidentale e nello stesso Mar cinese da almeno 60 anni, e possiamo tornare indietro fino a prima della Seconda Guerra Mondiale”, ha detto il contrammiraglio Usa, Tom Carney, al comando delle operazioni, “Continueremo a esserci anche nei prossimi decenni. Non abbiamo alcuna intenzione di andarcene, per nessun motivo”.

Un discorso pronunciato nella base navale di Danang, sulle cui spiagge i marine Usa sbarcarono ai tempi della Guerra in Vietnam e dove rimasero fino al 1975, davanti a un rimorchiatore di salvataggio e a due cacciatorpedinieri lanciamissili. Sullo sfondo, al vento, bandiere a stelle e strisce e quelle rosse con la stella gialla al centro.
Hanoi e Pechino, sebbene unite ideologicamente, sono ai ferri corti per il controllo del tratto di mare attorno agli arcipelaghi delle Spratley e delle Paracel, al centro di una trentennale disputa territoriale che coinvolge anche Filippine, Brunei, Malaysia e Taiwan. Da settimane i due governi si accusano a vicenda di sconfinamenti e attacchi a pescherecci e navi per la ricerca di giacimenti di petrolio, di cui i fondali delle isole contese sono ricchi.
Mentre sul piano diplomatico Pechino ha rigettato la proposta del presidente filippino, Benigno Aquino, di risolvere la disputa appellandosi a una mediazione delle Nazioni Unite.

Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, le esercitazioni congiunte con il Vietnam fanno invece parte di una più ampia strategia regionale di Washington per includere in manovre simili anche Cambogia e Malaysia, sfruttando come base di appoggio il litorale di Singapore.
Piani non sfuggiti ai vertici militari cinesi, soprattutto sul versante finanziario. Dopo le minacce di Moody’s di declassare il rating tripla A statunitense se non si troverà un accordo tra repubblicani e democratici per la riduzione del debito pubblico, Pechino ha chiesto all’amministrazione Usa di "adottare misure e politiche responsabili" per tutelare gli interessi degli investitori. Su questo punto Chen ha sferrato un affondo a Mullen. “Avete difficoltà a uscire dalla crisi finanziaria”, ha detto il generale, “Investire così tanti soldi nella spesa militare non è troppo per i contribuenti? Non sarebbe meglio investirli per migliorare la vita dei vostri cittadini”.

Le frizioni tra le due potenze rimangono, ha sottolineato Mullen, primo capo di Stato maggiore Usa ad andare in Cina da quattro anni a questa parte. Un dialogo che ha definito produttivo e “in generale positivo”, avendo avuto l’occasione di vedere personalmente esempi della nuova tecnologia militare cinese, come i nuovi caccia Su-27, cloni migliorati dei modelli acquistati dalla Russia nei primi anni Novanta “È ancora presto per capire dove stia andando la Cina”, ha detto l’ammiraglio, “Dicono che fanno tutto per scopi difensivi. Vedremo”.
Parole pronunciate a Tokyo, quando sono trascorse due settimane dalla pubblicazione di alcune foto di otto navi della marina militare cinese al largo dell’isola giapponese di Okinawa, accompagnate da un nuovo velivolo senza pilota.

[Anche su Il Riformista] [Photo credit: http://ja.fotopedia.com]