Xiao Hong. Scrittrice femminista di inizio Novecento

In by Simone

La tesi Incontro con Xiao Hong: una scrittrice cinese esplora la vita e il lavoro letterario di Xiao Hong, giovane e prolifica scrittrice vissuta nella prima metà del Novecento. Le traduzione inedita in italiano di tre suoi racconti avvicina i lettori ai leitmotiv della sua opera: l’attenzione agli strati inferiori della popolazione e le riflessioni sulla condizione delle donne e sugli abusi pisco-fisici che queste subiscono.
Xiao Hong, pseudonimo di  Zhang Naiying, nasce nel 1911, anno di fondazione della Repubblica di Cina, evento determinante il crollo della tradizione imperiale che per millenni aveva rappresentato la struttura del potere politico cinese. La caduta dell’Impero produsse il disincanto e la rovina dell’apparato ideologico e culturale, quello confuciano, che ne legittimava la prosecuzione. La recisione del legame tra cultura e potere stimolò un totale ripensamento dei valori e delle ideologie su cui si sarebbe dovuta fondare la Cina moderna. Il fenomeno ebbe una portata ampia e sconvolgente, che si configurò inizialmente nel Movimento Nuova Cultura (Xin wenhua yundong, 新文化运动) e poi nel Movimento Quattro Maggio (Wusi Yundong, 五四运动), interessando i campi d’indagine più disparati: dalla scienza alla politica, dalla società alla cultura.

La riforma linguistica e la riconfigurazione del concetto di letteratura (wenxue, 文学) furono i punti di partenza per la liberazione dall’eredità confuciana e per l’edificazione di un nuovo sapere politico, scientifico e culturale. Nel ricco e animato panorama letterario cinese comparvero anche delle nuove figure: le scrittrici moderne (xiandai nüzuojia 現代女作家). Attraverso le loro opere, le nuove scrittrici cinesi promossero e sostennero le idee e le aspirazioni di un fenomeno che le vedeva indiscusse protagoniste: il movimento femminista. Le nuove donne rifiutarono il posto assegnato loro dalla tradizione confuciana, ovvero quello di essere sagge madri, buone mogli e rispettose figlie nell’ambito circoscritto della famiglia (jia, 家), e si interrogarono sul loro posto all’interno della società e della nazione (guo, 国). Il mutato atteggiamento delle donne cinesi nei confronti della tradizione confuciana venne espresso in numerose rivendicazioni, ad esempio l’accesso all’educazione, la parità economica e la denuncia di pratiche perverse come la fasciatura dei piedi. Spesso per manifestare il dissenso nei confronti delle loro famiglie, simboli tangibili del radicato conservatorismo patriarcale, molte donne sceglievano l’abbandono e la fuga dalle proprie case. Questa decisione venne presa anche da Xiao Hong quando nell’estate del 1930, rientrata a casa per le vacanze scolastiche, scoprì che il padre le aveva organizzato un matrimonio combinato.

Orfana di madre dall’età di 9 anni, Xiao Hong non ebbe un’infanzia spensierata e idilliaca. Quando nei suoi scritti tratteggia la figura del padre, emerge il ritratto di un uomo autoritario, severo, mai affettuoso nei suoi confronti. Il difficile rapporto con il padre, e, in seguito, i suoi due disastrosi matrimoni, prima con Xiao Jun e poi con Duanmu Hongliang, entrambi caratterizzati da violenze fisiche e psicologiche, presumibilmente influenzarono la scrittrice sia nei rapporti con l’universo maschile sia nella rappresentazione di questo all’interno della sua opera. Una delle poche figure maschili davvero centrali nella vita di Xiao Hong fu il nonno, che viene ricordato sempre con affetto e tenerezza in vari suoi racconti e saggi, ma soprattutto nel suo ultimo romanzo,  Hulan he zhuan xu呼兰河传 (Le Favole del Fiume Hulan, 1940), una lunga rievocazione della sua fanciullezza nella contea dello Hulan, nella provincia dello Heilonjiang. La morte del nonno poco dopo la notizia del matrimonio combinato fu sicuramente determinante nella scelta di abbandonare lo Hulan per andare alla ricerca di amore (ai 爱) e calore (wennuan 温暖), ricordata spesso nei suoi brani, una ricerca che durò tutta una vita. Così, seguendo l’esempio di Xie Bingying, Ding Ling e tanti altri giovani, lasciò la casa paterna per manifestare la sua ribellione e il suo dissenso nei confronti di una cultura della famiglia che considerava retrograda e insoddisfacente.

Iniziò per la scrittrice un perenne vagabondaggio. Il lungo viaggio che dalla Manciuria, nel nord della Cina, la condusse fino alla meridionale Hong Kong, dove si spense nel 1942, fu un intenso percorso di crescita, che la vide confrontarsi con alcune delle grandi questioni della modernità cinese come il femminismo, il nazionalismo e l’emergere di una coscienza attenta alle ingiustizie sociali. La consapevolezza di Xiao Hong di vivere in un momento burrascoso e particolare per la nazione cinese si manifesta con forza nella sua produzione letteraria, che nonostante la breve vita della scrittrice fu davvero ricca. La prima tappa del suo viaggio fu Harbin, dove Xiao Hong visse un periodo tutt’altro che appagante, anzi fu l’inizio di una fase di sofferenza e povertà, accompagnate da problemi di salute, dovuti a una gravidanza e anche al consumo di oppio. Tutto ciò accadde nel 1931, lo stesso anno dell’ Incidente di Mukden che diede il via all’occupazione giapponese della Manciuria. L’Incidente di Mudken fu un avvenimento significativo che segnò l’inizio del conflitto tra Cina e Giappone. La guerra, che si concluse solo nel 1945, fu quindi una costante nella vita di Xiao Hong e costituì spesso il background sul quale ambientò alcuni dei suoi lavori più famosi. 
 
L’inizio della carriera letteraria avvenne nel 1932, dopo l’incontro con Xiao Jun, scrittore cinese al quale fu legata per lungo tempo da un sodalizio sentimentale e artistico che influenzò profondamente la sua vicenda personale e la sua carriera. La loro relazione fu da subito problematica e ben lontana dall’idea di “amore” e “calore” di cui Xiao Hong era alla ricerca: ai continui tradimenti e abusi di lui corrispondeva una sempre più marcata dipendenza, sia fisica che emotiva, della scrittrice. In alcune opere marcatamente autobiografiche di Xiao Hong, come Shangshi jie 商市街 (Strada di Mercato, 1936), Xiao Jun viene descritto come egoista, prepotente, dominatore e infedele. Dopo il loro incontro, Xiao Hong iniziò a pubblicare racconti e saggi su varie testate di Harbin. Nel 1933, la coppia pubblicò una collezione di racconti dal titolo Bashe 跋涉 (Arrancare), che fu subito vietata dalle autorità giapponesi. Con l’occupazione militare della regione da parte del Giappone, la possibilità di essere accusati per propaganda nazionalista o per attività terroristiche erano aumentate considerevolmente. Così, verso il maggio del 1933 i due scrittori presero un treno per Dalian per poi imbarcarsi su un cargo diretto a Qingdao, nella provincia dello Shandong.

A Qingdao la coppia sembrò vivere un periodo più spensierato ed economicamente meno drammatico rispetto alla miseria conosciuta ad Harbin. Xiao Jun aveva trovato lavoro come editore presso un quotidiano locale, mentre Xiao Hong si dedicava a tempo pieno alla scrittura di racconti, che venivano pubblicati su varie riviste. Ad ottobre Xiao Jun contattò Lu Xun (1881–1936), comunemente considerato uno dei più grandi intellettuali dell’epoca, chiedendogli se fosse disposto a leggere alcuni lavori letterari della coppia. Alla risposta incoraggiante dello scrittore, Xiao Hong e Xiao Jun decisero di partire alla volta di Shanghai. Trasferitasi a Shanghai, stimolata dal frizzante clima culturale e avendo trovato in Lu Xun un amico ma anche un mecenate, la creatività di Xiao Hong ne beneficiò e nel giro di pochi anni pubblicò due romanzi che le permisero di raggiungere la fama sperata, Shengsi chang 生死(Il Campo della Vita e della Morte, 1935), il già menzionato Strada di Mercato e due raccolte di racconti. Da queste raccolte sono stati estratti e tradotti in italiano Qiao 桥 (Il Ponte), Shou 手 (Mani)  e Niuche shang 牛车上 (Sul Carro da Buoi).
   
Il Ponte è una storia sicuramente ambiziosa, viene ritenuta il suo primo tentativo di simbolismo.  La vicenda si sviluppa intorno alle sponde di un canale che non sono collegate tra loro in alcun modo. C’è un ponte del quale, però, sono rimaste solo le ringhiere traballanti. La protagonista del racconto, Huang Liangzi, è costretta a dividere la sua vita tra le sponde di questo canale. Infatti suo figlio si trova da un lato del ponte e il bambino della famiglia benestante a cui fa da balia si trova dal lato opposto. L’est e l’ovest del ponte non vanno letti solo come i riferimenti spaziali nei quali si muove il personaggio di Huang Liangzi. Ripetuti in maniera quasi ossessiva nel racconto, l’est e l’ovest si ergono a veri e propri emblemi. Le due sponde del canale indicano due diverse classi sociali, quella abbiente, ovvero la famiglia benestante, e quella povera, alla quale lei e la sua famiglia appartengono. Il canale vuole indicare il divario che intercorre tra queste.

L’assenza del ponte sembra alludere all’immobilità sociale a cui sono costretti Huang Liangzi e la sua famiglia; questa tematica viene affrontata anche in Mani, dove Xiao Hong sottolinea l’importanza dell’educazione per una maggiore mobilità all’interno della struttura sociale. Sebbene araldo di una critica sociale spietata e crudele, il brano sembra fallire nel suo intento simbolista, risultando confuso e a tratti contorto da seguire. La scelta di tradurre questo racconto nel lavoro di tesi è stata motivata principalmente dalla sfida interpretativa che una trama molto complessa rappresenta, cercando di riuscire a proporne delle letture originali.  Mani è il racconto per il quale Xiao Hong è solitamente conosciuta ed è stato scelto perché rappresenta in maniera sincera le peculiarità stilistiche e contenutistiche dell’opera della scrittrice. Inoltre ben esemplifica la sua attenzione per le problematiche sociali e dimostra la profondità e la consapevolezza delle sue posizioni.

La storia si concentra sulle vicende di una giovane ragazza di umili origini, Wang Yaming, figlia di tintori, che frequenta una scuola femminile dove viene presa in giro e ridicolizzata sia dalle autorità scolastiche che dalle compagne di classe. Tutti la deridono per il suo modo di parlare, i suoi comportamenti e le abitudini, ma elemento catalizzatore della beffa è soprattutto il particolare colore delle sue mani, “blu, nere, e sembrava anche ci fosse del viola”, che identificano la ragazza come appartenente agli strati sociali inferiori della popolazione. Le mani di Wang Yaming diventano un potente fattore di stigmatizzazione sociale e contribuiscono a ostracizzarla dalla comunità scolastica. La storia di Wang Yaming viene narrata in prima persona da un narratore omodiegetico, tale “Miss Xiao”, che probabilmente è la stessa Xiao Hong. L’uso di memorie romanzate è una caratteristica comune a molte delle opere di Xiao Hong, quindi non è da escludere che la vicenda narrata possa essere un evento realmente accaduto.

L’autrice/narratrice è l’unica a provare simpatia per la protagonista, un sentimento che sembra crescere gradualmente nella storia. Con il progredire del racconto, assistiamo a una trasformazione del punto di vista narrativo che affronta due persone narrative. Il punto di partenza è un “noi” collettivo, che comprende tutti eccetto Wang Yaming, entro il quale si colloca anche la narratrice. Più avanti nella storia, invece, si approda a un “io” individuale. Questo mutamento della prospettiva potrebbe indicare un percorso intrapreso dalla narratrice/autrice che la porta alla consapevolezza dell’esistenza della divisione della società in classi e del destino infelice che spesso affrontano le classi non privilegiate. La sofferenza di Wang Yaming, uno dei personaggi più riusciti di Xiao Hong, diviene così un emblema per la sofferenza di un’intera classe, quella lavoratrice, costretta a subire gli abusi della società, ma al contempo la ragazza diviene anche simbolo della loro battaglia per la dignità e l’integrità. Xiao Hong mostra in questo racconto la sua grande abilità cinematografica di catturare sfumature e dettagli nelle vivide descrizioni, mentre lo stile retorico rimane semplice ed essenziale seppur affrontando importanti tematiche. 

L’ultimo brano è Sul carro da buoi nel quale la scrittrice dimostra la sua bravura nel saper catturare l’attenzione del lettore mantenendo alta la tensione nella storia. Il viaggio su un carro da buoi attraverso una campagna idilliacamente descritta diviene occasione e metafora per ripercorrere le tappe della tragica vicenda di Wuyun Sao. Nella sua figura è racchiusa l’immagine di tante altre donne che come lei soffrono il giogo della povertà, dell’ignoranza, della privazione, dell’ingiustizia e anche dell’abuso maschile. La scrittrice è riuscita a creare con Wuyun Sao un efficace veicolo sia per una condanna delle brutali ingiustizie che scandiscono la realtà contadina sia per un elogio delle donne, che con forza e tenacia si oppongono alle opprimenti condizioni alle quali sono sottoposte. Tutti i racconti ben presentano i leitmotiv della sua opera: l’attenzione agli strati inferiori della popolazione, che per Xiao Hong riflettono le contraddizioni in seno alla moderna società cinese; le riflessioni sulla condizione delle donne e sugli abusi pisco-fisici che queste subiscono a causa degli uomini, ma anche a causa di altre donne e della comunità.  

La breve vita di questa scrittrice e la sua produzione letteraria sono entrambe appassionanti e interessanti. La sua vita, segnata da personali eventi drammatici e dall’instabilità dell’epoca, finisce per determinare la sua distanza dal modello tradizionale di donna cinese. Era una donna profondamente sola e tormentata, ma anche molto giovane, tanto da potersi considerare una scrittrice ancora in fase di formazione. La sua solitudine e il suo tormento derivano dalla volontà di vivere una vita diversa e di allontanarsi dai clichè morali e sociali che paralizzavano le donne cinesi dell’epoca. L’attenzione ad alcune tematiche, come la condizione femminile, l’oppressione dei deboli, il suo conflittuale rapporto con gli uomini e anche con una Nazione, quella cinese, che lei non vedeva sostantivo femminile ma maschile, la rendono una donna profondamente immersa nel proprio tempo e capace di dimostrare una matura consapevolezza delle contraddizioni che viveva e vedeva intorno a sé. Il suo stile di scrittura è davvero fresco, il linguaggio naturale e fluido.

Le descrizioni dei paesaggi sono una delle sue caratteristiche indiscusse, che svelano un animo sensibile e romantico, così come l’uso di memorie romanzate. Il suo genio artistico si riflette in modo puro nelle riscritture del suo passato e nelle descrizioni commoventi della vita dei contadini della Cina del Nord e delle donne. Descrizioni a volte anche compassionevoli, mai fini a sé stesse ma sempre inserite in osservazioni pungenti e sarcastiche sulle reali condizioni esistenziali dei suoi soggetti preferiti. La ricerca di “amore e calore” di Xiao Hong probabilmente non fu soddisfatta,: “c’erano delle cose di cui volevo scrivere”, dice in punto di morte. La sua costante indagine, anche se incompiuta, la rende una delle scrittrici più affascinanti del XX secolo.

*Silvia Perongini silvyaper[@]yahoo.it è nata a Sapri (SA) nel 1989. Nel 2011 ha conseguito la laurea triennale in Storia e Civiltà Orientali presso l’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, con una tesi sulle società letterarie della Cina repubblicana. Nel 2012 ha trascorso un anno di studi presso l’Università di Edimburgo dove ha conosciuto le opere di Xiao Hong, oggetto della tesi di laurea magistrale in Lingue e civiltà dell’Asia e dell’Africa, conseguita nel marzo 2014 sempre presso l’Università di Bologna. e’ appena rientrata in Italia dopo un’esperienza lavorativa a Nanning, in Cina.

**Questa tesi è stata discussa presso Alma Mater Studiorum – Università di Bologna. Relatore: prof.sa Claudia Pozzana; correlatore: prof.sa Sabrina Ardizzoni