Xi

Congresso: Xi prende tutto, rimossa la vecchia guardia

In Cina, Economia, Politica e Società by Simone Pieranni

Congresso: si è chiuso il Ventesimo Congresso del Pcc: fuori da Comitato centrale l’ex premier Li Keqiang, «allontanato» in diretta Hu Jintao

Si è chiuso il Ventesimo congresso del Partito comunista cinese, in attesa dei nomi che comporranno il Comitato Permanente e il Politburo che saranno svelati oggi. La chiusura del Congresso sarà ricordata però dalla brutale scena che ha visto l’ex presidente Hu Jintao portato via di peso e poco convinto. Sul fatto in sé è bene premettere che tutte le supposizioni che stanno girando tra gli osservatori della Cina potrebbero rivelarsi tutte sbagliate, considerando quanto opachi siano certi processi interni al Partito.

HU JINTAO, APPARSO già frastornato nella giornata iniziale del Congresso, si dice da tempo sia affetto da demenza senile. Infatti i media cinesi, che hanno censurato tutto, hanno però rilasciato una nota secondo la quale Hu sarebbe stato allontanato perché non stava bene. Rimangono però dei sospetti, dati proprio dalla sequenza del video: prima di andarsene Hu Jintao prova a prendere il foglio degli appunti di Xi, che era seduto al suo fianco. Poi gli dice qualcosa e infine dà una pacca sulla spalla a Li Keqiang, ex premier e vecchio alleato di Hu. Il sospetto è che Hu sia stato allontanato per evitare qualche suo commento o gesto prima del discorso finale di Xi Jinping, considerando che Xi – in pratica – ha preso tutto il banco, mandando in soffitta quella «gestione collegiale» di cui proprio Hu passa per esserne stato l’incarnazione suprema.

AL DI LÀ DI QUESTO episodio, infatti, ieri sono arrivate importanti novità: Li Keqiang, Wang Yang e i due ex Comitato Permanente Li Zhanshu e Han Zheng (che era vice premier) sono fuori dal Comitato centrale. Per limiti di età, si dirà. Limiti che non valgono per Xi, ovviamente, e Zhang Youxia, vicepresidente della Commissione militare centrale.

Fuori dal Comitato centrale (dove ci sono solo 11 donne su 205 membri) anche il capo della diplomazia Yang Jiechi e il vicepremier Liu He. L’attuale ministro degli Esteri Wang Yi, nonostante i 69 anni, è tra i nuovi membri del Comitato Centrale. Potrebbe entrare nel Politburo e sostituire Yang Jiechi come capo della diplomazia cinese. Al suo posto si dice possa andare l’attuale ambasciatore cinese negli Stati Uniti Qin Gang, fedelissimo di Xi (si parla anche di Liu Jianchao). Importante nomina anche quella del nuovo capo dell’anti corruzione. Nel suo discorso inaugurale del Congresso Xi Jinping ha specificato che non si fermerà, anzi.

A TENERE IN MANO questa potente commissione dovrebbe essere Li Xi, attuale capo del Partito nel Guangdong. Li, 66 anni, è tra i 133 nuovi membri della Commissione centrale per l’ispezione disciplinare ed è già nel Politburo. Il suo predecessore, Li Zhao, è nel Comitato centrale e si dice potrebbe diventare presidente della Conferenza consultiva politica del popolo cinese, al posto di Wang Yang.

Importanti anche le modifiche alla Costituzione del Partito, approvate dal Ventesimo Congresso. Nel testo sulle modifiche uscito dal Congresso si legge che «il Congresso concorda all’unanimità che i nuovi sviluppi del “Pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova (…)” dovrebbero essere incorporati nella Costituzione del Partito, in modo da riflettere meglio i principali contributi forniti dal Comitato Centrale con il compagno Xi Jinping al centro, per portare avanti le innovazioni teoriche, pratiche e istituzionali del Partito».

INSOMMA XI PRENDE tutto anche per quanto riguarda questo aspetto: il suo pensiero, i due punti fermi, il socialismo di mercato, «il sogno cinese di un rinascimento della nazione cinese». E anche: «Alla costituzione del partito si aggiungono anche dichiarazioni sulla realizzazione graduale dell’obiettivo della prosperità comune per tutti». Manca, in realtà, l’accorciamento del suo pensiero nel «pensiero di Xi Jinping» che lo avrebbe equiparato a Mao e Deng Xiaoping.

Nelle modifiche c’è anche Taiwan: il Partito si oppone «risolutamente e scoraggia i separatisti che cercano «l’indipendenza di Taiwan». Queste revisioni «riaffermano l’impegno del Partito a costruire un forte esercito con caratteristiche cinesi, a compiere progressi costanti e costanti con la politica Un Paese, Due Sistemi, a promuovere la riunificazione nazionale, a promuovere la costruzione di una comunità umana con un futuro condiviso e a guidare la marea di progresso umano».

Di Simone Pieranni

[Pubblicato su il manifesto]