WeiboLeaks – Fukushima, il web cinese boicotta sushi e cosmetici

In WeiboLeaks by Lucrezia Goldin

Per il web cinese il rilascio delle acque contaminate raccolte dopo il disastro di Fukushima equivale a un “atto terroristico”. Gli utenti invocano il boicottaggio dei prodotti giapponesi.

Un atto terroristico di portata storica. Così il web della Repubblica popolare cinese ha definito la decisione da parte del Giappone di riversare nell’oceano Pacifico le acque di raffreddamento della centrale nucleare di Fukushima Daiichi dopo il disastro del 2011 causato dal maremoto Tohoku. Le operazioni di rilascio sono cominciate giovedì 24 agosto, e con loro anche il bombardamento sui media di Stato cinesi, che stanno diffondendo con insistenza la notizia, sottolineando l’irresponsabilità del governo giapponese.

Sulla stessa linea anche il web cinese. Il tema dello sversamento dell’acqua di Fukushima è regolarmente in testa alle classifiche della piattaforma di microblogging Weibo, con hashtag da milioni di visualizzazioni come #In Giappone inizia ufficialmente il drenaggio dell’acqua contaminata da fonti nucleari# (Rìběn hé wūrnshu pái haizhèngshì kāishi, 日本核污染水排海正式开始, 4 miliardi di visualizzazioni, 100 milioni di commenti) e #L’industria acquatica giapponese soffre# (Rìběn shuichan hángyè āihóngbiànyě,日本水产行业哀鸿遍野, 5 miliardi di visualizzazioni, 41mila commenti).

Peggio di Chernobyl

Poche cose polarizzano internet in Cina come la critica verso il “piccolo Giappone” (xiao riben, 小日本), termine dispregiativo con cui gli utenti cinesi fanno riferimento a Tokyo, e sulla questione acque di Fukushima non hanno dubbi: si tratta di “un crimine contro l’umanità”.

I social cinesi parlano del Giappone come di uno Stato “terrorista” e del premier Kishida come di un “criminale”. Secondo uno dei commenti con più estremi Kishida dovrebbe “essere condannato a morte per crimini contro l’umanità” e le Nazioni Unite dovrebbero intervenire per difendere il diritto a un ambiente pulito come sancito dalla risoluzione 48/13 del 2021 del Consiglio per i diritti umani dell’Onu.

In molti parlano di un “peccato che la storia ricorderà”, di un disastro “peggiore di quello di Chernobyl” che avrà un impatto sul resto del mondo e si chiedono se mai i loro figli “potranno vedere il mare ancora blu”, mentre qualcuno ammonisce che “anche l’acqua ha una sua anima, il piccolo Giappone se ne pentirà”. E non solo il Giappone. Nel rimarcare la gravità dell’accaduto, la comunità digitale della Rpc ha sottolineato la reazione troppo soft dell’Occidente, che secondo gli utenti peccherebbe di applicare doppi standard: “Se la Cina avesse fatto una cosa del genere, l’Occidente ci avrebbe fatti inginocchiare di fronte alla Corte dell’Aia”, ha commentato a proposito un utente.

Nazionalismo dei consumi 

Diversi i video sulle piattaforme Bilibili e Xiaohongshu che raccomandano agli utenti di non mangiare cibo proveniente dal Giappone, ma neanche pesce dall’Europa perché “le acque contaminate arriveranno fino a lì e i Paesi europei non hanno imposto nessuna restrizione al Giappone”.

Fonte: Xiaohongshu

Sulle pagine dei principali social cinesi gli utenti stanno dicendo “addio al sushi”, ma anche a cosmetici e prodotti di intrattenimento provenienti dal Giappone, in uno slancio di nazionalismo dei consumi come non si vedeva dal 2012, quando i cittadini cinesi decisero di boicottare l’acquisto di macchine di marca giapponese per protestare contro le rivendicazioni territoriali di Tokyo sulle isole Senkaku/Diaoyu nel mar Cinese orientale.

 

In questo caso l’input per il boicottaggio è partito dalla misura del governo, che ha deciso di sospendere le importazioni di prodotti ittici giapponesi, ma il web ha presto seguito e sembra supportare la linea dei vertici. “Non è che ci fosse niente di buono nel cibo giapponese a parte l’anguilla”, scrive a proposito un utente. “Il governo cinese dovrebbe vietare tutti i prodotti giapponesi!”, gli fa eco un altro. A partire dai marchi giapponesi famosi nella Rpc, fanno sapere gli utenti, tra cui UniqloMuji, ma anche Nikon, Panasonic e Toyota. Sotto i riflettori anche il supereroe dei cartoni animati giapponesi “Ultraman”, molto apprezzato dai cinesi ma già censurato da Pechino diversi anni fa per presunta istigazione alla violenza nei più piccoli. “Neanche Ultraman vi salverà questa volta”, commenta lapidario un utente.

La vignetta iperrealista di Jingfang Panda – Fonte: Weibo

Oltre a commenti e dibattiti gli utenti hanno condiviso opere digitali e immagini create con programmi di intelligenza artificiale generativa come Midjourney per rappresentare scenari post-apocalittici e criticare il governo giapponese. Dai gamberi geneticamente modificati alla più sofisticata vignetta dell’ormai noto artista nazionalista Jingfang Xiongmao (già noto per la vignetta sul ritorno in patria della CFO di Huawei, Wang Menzhou) che titola “Dal 24 agosto 2023 la bestia del peccato ha cominciato a sfogare la sua ira su tutta l’umanità”. Molto popolare anche un’illustrazione che vede un gruppo di giovani giapponesi cenare in un ristorante, tutti con le sembianze di mutanti marini deformi.

Cosa c’è sulla CCTV

La propaganda fa quello che la propaganda deve fare. In questi giorni i media di Stato cinesi ripropongono la notizia dello sversamento delle acque contaminate del disastro nucleare di Fukushima sotto diversi punti di vista. Sui canali social dei quotidiani nazionali, l’attenzione è focalizzata da una parte sull’impatto ambientale dei 7800 metri cubi  d’acqua di raffreddamento che verranno rilasciate nei prossimi 17 giorni, dall’altra sulle conseguenze per il mercato ittico. Il video più condiviso sui social proviene dall’account del Beijing Daily, che in riassume la vicenda in 3 minuti e un carattere: “menzogne” del governo giapponese. Ampio spazio è anche dato agli altri Paesi asiatici dove attivisti e ambientalisti stanno contestando la decisione, a partire dal Giappone stesso, dove in molti contestano la decisione del governo Kishida, ma anche la Corea del Sud, dove un gruppo di attivisti ha tentato un’irruzione all’ambasciata giapponese a Seul.

Fonte: Weibo

Click e condivisioni sul disastro di Fukushima continuano ad aumentare, ma anche per le strade della Cina in questi giorni il dibattito è esclusivamente orientato alla critica verso il “piccolo Giappone”. Una frenesia presente online come offline dai toni decisamente radioattivi.

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