Asia-Files: Vulcanologia per le due Coree

In by Simone

L’ennesimo tentativo diplomatico per risolvere la crisi tra le due Coree passa per la vulcanologia. Il governo di Seul ha accettato la richiesta di Pyongyang di svolgere ricerche scientifiche sul vulcano Paekdu, il monte più alto della penisola al confine tra la Corea del Nord e la Cina.

Il devastante terremoto che ha investito il Giappone l’11 marzo e ha fatto oltre 9.800 morti e 16mila dispersi ha spinto Pyongyang a prendere ogni precauzione contro un’eventuale attività all’interno del cratere, sebbene l’ultima eruzione risalga al 1903. A questo si aggiunge l’aura di sacralità che avvolge la montagna, sulle cui pendici, vuole l’agiografia, nel 1942 vide la luce il Caro Leader, Kim Jong-il, nato in una base rivoluzionaria durante gli anni della guerra di resistenza contro l’invasione giapponese. Si tratta della cosiddetta “linea di sangue” del Paekdu, meta di pellegrinaggio obbligata per cittadini e scolaresche nordcoreane.

“Una potenziale eruzione non deve essere ignorata”, ha scritto il ‘Korea Times’. Secondo alcuni vulcanologi cinesi i danni provocati dal Paekdu potrebbero essere mille volte più distruttivi di quanto avvenuto in Europa dopo l’eruzione del Eyjafjallajokull in Islanda. Le conseguenze infatti non ricadrebbero soltanto sulla penisola coreana, ma sull’intera Asia nordorientale. Senza contare che all’interno del cratere c’è qualcosa come un miliardo di tonnellate d’acqua che, in caso di eruzione, potrebbero sommergere le zone circostanti. L’idea di una spedizione sul Paekdu non è nuova. L’ipotesi di cooperazione tra le due Coree in questo campo era stata avanza ad ottobre dal National intelligence Service, durante un audizione al Parlamento di Seul. Già un anno fa il geologo sudcoreano Yoon Sung-hyo, dell’Università nazionale di Pusan, mise in guardia sulla possibile eruzione che, secondo alcuni sismologi, potrebbe avvenire nei prossimi quattro o cinque anni.

“Il nostro governo ritiene necessaria una collaborazione tra il Sud e il Nord per scongiurare il disastro”, ha detto il portavoce del ministero sudcoreano per l’Unificazione, Chun Hae-sung, “considereremo le richieste di Pyongyang da questo punto di vista”. I rapporti tra le due metà della penisola affrontano una fase di gelo da marzo dell’anno scorso, con l’affondamento della corvetta sudcoreana Cheoan e con la morte di 46 marinai. Un incidente per cui Seul ha sempre accusato l’esercito di Pyongyang. Lo scontro è proseguito a novembre con l’attacco dell’artiglieria nordcoreana contro l’isola di Yeongpyong che fece quattro morti, tra cui due civili.

La ricerca scientifica potrebbe essere quindi un modo per riallacciare un dialogo che su altri fronti sembra non trovare sbocchi. La scorsa settimana la Corea del Sud ha rifiutato un offerta di Pyognyang per discutere del programma nucleare del Nord e per una ripresa dei colloqui a sei sul disarmo, che il regime di Kim Jong-il diserta ormai da due anni. Prima di ogni nuova apertura Seul vuole essere certa delle intenzioni pacifiche dei bizzosi cugini.

[Poster da http://www.suomikorea.net/]