Votare in Cina. La conoscenza dei candidati, le schede e le cabine elettorali. Le reazioni al voto degli elettori di Pechino e di Hong Kong.
Qualche settimana fa, ho ricevuto a casa la scheda elettorale inviata dal governo, oltre alle presentazioni dei tre candidati per la mia circoscrizione. Sebbene le loro foto e i loro manifesti fossero già ad ogni angolo della strada, avere tra le mani queste presentazioni mi ha fatto sedere con calma, cercare altre informazioni su internet e infine decidere a chi dare il mio voto.
Questa volta tra i candidati c’era Xin Miankong, un giovane professionista i cui cartelloni pubblicitari sono molto diretti: "giovinezza è forza". Il suo principale oppositore è un anziano coinvolto da tempo in politica, ovviamente il personaggio più influente della zona, con alle spalle una vita trascorsa nei villaggi dove hanno le sedi dei governi locali.
Alla fine, Xin Miankong ha vinto. Il mio voto non è certo stato quello decisivo, ma di sicuro è stato utile per la sua vincita.
Anche se sono state elezioni di livello locale per i rappresentanti delle campagne, sono sempre di più le persone che, come me, vengono da fuori e si trasferiscono qui. Per le elezioni dei loro rappresentanti, questi fanno più attenzione alla professionalità, all’età e all’indipendenza (dal Pcc).
Quando ho saputo che il mio voto aveva supportato questo nuovo candidato nella corsa elettorale, stavo a Pechino, all’università Qinghua e stavo aspettando per un’intervista.
Per caso questo era anche il giorno in cui i cittadini della circoscrizione di Haidian a Pechino stavano votando per i propri rappresentanti per il Congresso del Popolo, perciò la hall del palazzo era stata trasformata in un seggio elettorale. Era simile a quella di Hong Kong. C’erano le cabine, dopo aver votato la gente metteva il proprio voto segreto nell’urna.
La differenze che ho notato sta nelle lamentele della gente a Pechino, perché non conosceva affatto i canditati. Non so se non c’erano informazioni su questi o se era nessuno aveva pensato di andarsele a cercare per capire chi erano le persone che si erano presentate a queste elezioni.
Nel primo caso, queste elezioni avrebbero ovviamente dei problemi i cui effetti pesano sul diritto di conoscenza degli elettori, [oltre a] rappresentare una svalutazione degli stessi votanti.
Se però si fosse verificato il secondo caso, allora quegli elettori non dovrebbero fare un po di introspezione? E in questo modo, nel momento in cui ci si lamenta di elezioni non eque, non si offende il proprio compito di elettore nel non tentare di capire i candidati?
Se non si è soddisfatti di nessun candidato, si può fare una croce o scrivere comunque nella scheda di voto il nome del candidato voluto. Ricordo le elezioni generali al congresso [per la scelta del premier] del 2008, quando ci sono state delle schede con nomi diversi da quelli dei candidati, scritti dai rappresentanti presso il congresso. Agli scrutini ne hanno riso tutti, ma in fondo questo è il diritto dei votanti e l’espressione, in una certa forma, della propria posizione.
Queste volta, a Hong Kong hanno stravinto i politici di sempre perché, si dice, hanno il favore e l’appoggio dei commercianti e degli organi di investimento continentali (quelli spesso finanziati governo di Pechino, ndr), il che permette la buona riuscita del loro operato. C’è anche chi pensa che questo dimostra quanto siano limitati gli hongkonghini, il loro cuore lo si conquista con poco.
Le elezioni però sono così, oltre le regole ci sono i costi da affrontare; in moneta o in sforzo fisico, sono uguali per tutti. Gli elettori vedono solo le cose buone: è un fenomeno sociale questo, che dobbiamo accettare e poi capire che bisogna cambiarlo in favore dell’urgente miglioramento della coscienza civica, direttamente proporzionale alla qualità delle elezioni.
La chiave è normalizzare le elezioni. Una volta iniziato, dopo il riconoscimento generale di tali regole, [il fenomeno appena citato] cambierà naturalmente, anche se le regole vanno a limitare e "aiutare" gli interessi dell’una o dell’altra parte.
Sono quelli che pensano che le elezioni sono false e non vogliono partecipare, quelli che non esercitano il proprio diritto. Se lamentassero che le elezioni non hanno senso, allora dovrebbero [loro prima degli altri] assumersi le proprie responsabilità.
[Questo post è stato tradotto da Tania di Muzio. L’introduzione della traduttrice e un’approfondita biografia dell’autrice sono disponibili su Caratteri Cinesi]* Rose Luqiu, classe ’69, è direttore edotoriale della Phoenix Tv. Si occupa principalmente di esteri. Nel 2001 è stata inviata in Afganistan, prima giornalista cinese a lavorare su un fronte di guerra. Di lì la sua carriera è esplosa. Nel 2005 ha aperto un blog che oggi conta 38milioni di visitatori.