Scoprire la Pechino autentica a Gulou

In Cina, Orientami by Cecilia Attanasio Ghezzi

La capitale della Cina, Pechino, è una megalopoli a tutti gli effetti, ma deve la sua pianificazione urbanistica, elegantemente concepita a quadrati concentrici, alla sua fondazione sul finire del XIII secolo. Voluta come nuova capitale dall’imperatore della dinastia mongola degli Yuan, Kublai Khan, nipote del più famoso Genghis Khan, rispetta ancora la sua forma imperiale. Al suo centro la Città proibita, racchiusa da un fossato e dalle sue potenti mura, si sviluppa su un asse nord-sud rispettato ed enfatizzato anche oggi.

È quello che i cinesi chiamano l’Asse imperiale, una serie di importanti edifici allineati con i palazzi più importanti all’interno della città proibita. Lo stadio a Nido d’uccello, costruito per le Olimpiadi del 2008 e ormai simbolo mondiale della nuova potenza economica, lo rispetta e ne completa l’orientamento in tempi più che recenti.

La torre del Tamburo e quella della Campana si posizionano proprio su quest’Asse e svettano tra le minuscole case a un solo piano così caratteristiche della città antica, quella racchiusa nel “secondo anello”, una sorta di primo raccordo anulare carrabile che il pragmatico Mao volle costruire al posto delle antiche mura cittadine. Le due torri, invece, hanno origini assai più remote. Furono costruite nel 1272 assieme al resto della città, ma poi più volte distrutte e ricostruite fino ad assumere la forma attuale.

Il tamburo e la campana posizionate in cima alle torri segnavano il ritmo delle ore scandendo immancabilmente il momento di apertura e di chiusura delle porte della città. Di lì in cima, nelle giornate terse, si può godere della vista dell’intera città, ma è ai loro piedi che la vita quotidiana trascorre ancora come un tempo.

Piccoli chioschi che vendono di tutto, mercati di frutta e verdura, un intenso traffico di biciclette e tricicli e i mestieri antichi di una città che, improvvisamente, non sembra più la capitale della seconda potenza mondiale. Tra le due torri, e a nord della prima, due delle rare piazze pechinesi raccolgono tutta la variegata umanità dei dintorni: venditori ambulanti e nuovi ricchi, artisti, sfaccendati e turisti. È qui che appena il clima si fa mite, tra una birra e una litigata, gli anziani del quartiere si raggruppano su tavolini improvvisati per giocare a scacchi, a carte e a majiong. Sono gli stessi che nelle afose giornate estive tirano su la maglietta e mostrano orgogliosamente la pancia a sfidare la calura.

Ed è sempre qui che all’imbrunire si raggruppa chi ha voglia di fare un po’ di baldoria. Decine di persone armate di un solo altoparlante improvvisano balli di gruppo su musiche prestabilite ogni sera, dando così sfogo ai bisogni sociali e ginnici del quotidiano.

Il Drum&Bell, uno dei primi bar ad aprire nell’area, probabilmente deve la sua notorietà proprio alla vista su questo viavai quotidiano. Con la sua preziosa terrazza arredata con comodi divani e tavoli in legno e protetta dalla chioma degli alberi che circondano la piazza, è il luogo ideale dove riposarsi e sorseggiare un tè o un mojito dalla primavera all’autunno.

Se si è stanchi del panorama umano offerto dalla piazza, ci si può affacciare dall’altro lato e osservare con stato d’animo contemplativo i caratteristici tetti, gli acroteri e le decorazioni tipiche dei coppi di colmo. D’inverno la terrazza chiude al pubblico ma si possono godere gli stessi comfort al piano terra. Purtroppo però nessuno dei locali affaccia sulla piazza.

Proseguendo verso nord, senza lasciare la traiettoria dell’Asse imperiale, si gira intono alla Torre della Campana. Sarete letteralmente assaliti dai conduttori di risciò che al prezzo di circa 10 euro l’ora saranno ben contenti di farvi accomodare sul loro veicolo e di guidarvi, sempre pedalando, alla scoperta degli stretti vicoli così caratteristici del centro di Pechino.

Lasciatevi guidare dalla loro conoscenza della città e suggeritegli di portarvi a vedere la residenza di Yang Changji. La leggenda vuole che nel 1918 vi soggiornò brevemente il Grande Timoniere. Il signor Yang era professore all’Università di Pechino e padre della seconda moglie di Mao Zedong. Fu proprio lui a trovargli lavoro come assistente bibliotecario all’Università di Pechino dove il giovane Mao si trovò a fare conoscenza di uno dei cofondatori del Partito comunista cinese (e quello che ne seguì, nel bene e nel male, sono le fondamenta della Cina che oggi conosciamo). La residenza è chiusa al pubblico, ma la sola reazione della vostra guida, varrà la pena della vostra richiesta.

Proprio lì accanto, invisibile ai passanti, c’è un tempio taoista che risale all’epoca della dinastia dei Qing (1644-1911). Avete mai immaginato di poter prendere un cocktail in un tempio cinese che risale almeno a quattrocento anni fa? Questa è la vostra occasione. Il Contempio ha aperto come bar esclusivo per eventi privati, ma oggi chiunque può accedervi anche senza prenotazione.

Vale la pena varcare le antiche pietre che ne segnano la soglia ed immergersi nell’incredibile atmosfera ricreata dal bar che mischia l’antico con l’ultra moderno e il meglio del gusto cinese con quello occidentale. Dopo aver assaporato il cocktail della casa (mojito al lychee) o quello che più vi piace potete cominciare il vostro viaggio nel tempo tra i bambù del cortile e le sale interne arredate all’antica. Se lo chiedete gentilmente, è anche possibile che il proprietario acconsenta a mostrarvi il resto del tempio.

Nel palazzo a fianco potrete godere dell’esperienza di un mercato rionale cinese: tuberi, cavoli e riso in quantità industriali e prodotti tipici come le jiangbing (frittelle all’uovo) e i mantou (pasta di pane ripiena dei più diversi ingredienti) cucinati al momento e venduti a meno di un euro. Se lo spuntino non vi sazia e volete sedervi per continuare ad assaporare le delizie locali senza abbandonare la pretesa di soddisfare il vostro gusto estetico e i vostri standard igenici, per meno di tre euro potete ordinare un piatto di jiaozi (i ben famosi ravioli cinesi) nel bar Zajia.

Aperto nel 2011, Zajia è la scommessa culturale di una coppia mista di ragazzi: lui cinese, lei italiana. Hanno affittato e ristrutturato gli spazi che un tempo erano adibiti a negozio di toufu e a sala per giocare a majong, conservando intatte le strette finestre e i soffitti in legno e moltiplicando gli spazi calpestabili con una serie di intimi soppalchi, dove rilassarsi e sorseggiare bevande tipiche del sud della Cina come il mugua jiu e il meizi jiu (rispettivamente distillati di papaya e di prugne) o un bicchiere di vino di importazione.

Lasciate vagare il vostro sguardo, non troverete sedie che siano uguali tra di loro, né lampade o posaceneri che non siano pezzi unici. Quella che un tempo è stata la sala da majiong oggi è riconvertita a spazio artistico: un piccolo palco e uno schermo che ospitano le sperimentazioni artistiche e musicali tra le più interessanti della città, nonché rassegne di cinema e documentari indipendenti. Date sempre un’occhiata al programma: potrebbe capitarvi per caso di sedervi allo stesso tavolo di un giovane regista dell’underground pechinese o di partecipare al concerto di qualche gruppo musicale mongolo che presto diventerà famoso.

Dormire. L’area ospita una serie infinità di pensioni e hotel che possono soddisfare ogni gusto: dal hotel con stardand internazionali, alle piccole pensioni che hanno ristrutturato le ripiche case con il cortile interno. I prezzi variano dai 30 agli 80 euro per una doppia. Per esempio al Drum Tower Youth Hostel, nei pressi di Gulou a 5 minuti dalle torri della Campana e del Tamburo, si dorme con 30 euro a notte (per informazioni, vedi link in basso). Al Bamboo Garden Hotel, in una zona tranquilla del quartiere di Xicheng, si sale a 70 euro a notte (per informazioni, vedi link in basso).

Arrivare. Ormai non c’è praticamente compagnia area che non voli su Pechino. I prezzi per un volo a/r variano dai 400 agli 800 euro. Pechino è servita da un ottimo e moderno servizio di metropolitane, la fermata metro più vicina è quella che prende il nome dall’area: Gulou. Il biglietto per un viaggio è di 30 centesimi di euro. Altrimenti l’alternativa del taxi è sempre valida. Una corsa parte da un costo leggermente superiore a un euro. Tenete presente, però, che quasi nessun tassista parla inglese. Dovrete munirvi dell’indirizzo in caratteri cinesi del luogo dove state andando. Il personale degli hotel è abitato a questo tipo di richiesta.

Per informazioni: ZajiaContempioDrum&BellDrum Tower Youth HostelBamboo Garden Hotel

[Scritto per Oggiviaggi.it]