[In collaborazione con AgiChina24] Ancora una volta l’immagine della Cina viene macchiata da episodi di alimenti tossici. Dopo il latte in polvere alla melamina che tra la primavera e l'estate del 2008 intossicò oltre 300mila bambini e uccise 6 neonati, è ora la volta della carne di maiale.
Cambia la portata dell’evento (finora non si sono registrati casi di decesso dovuti ad avvelenamento da carne suina), ma restano preoccupazione e scetticismo sulla capacità del governo di garantire la sicurezza alimentare. E mentre Pechino ordina il bando sui prodotti alimentari provenienti dal Giappone a rischio radiazioni, un report trasmesso dalla CCTV nella giornata di martedì in occasione della “Giornata del consumatore” denuncia l’operato di alcuni allevamenti dello Henan – provincia della Cina centrale conosciuta proprio per la massiccia produzione di carne suina.
Nel centro del mirino la Jiyuan Shuanghui Food Co Ltd., nome noto dell’industria alimentare cinese. Clenobuterolo: è questo il nome del farmaco che con un’azione stimolante periferica agisce sulla muscolatura liscia che aumenta di volume in tempi più rapidi rispetto al normale corso di crescita. Ed è questa la sostanza che gli allevatori aggiungono al ‘pasto’ quotidiano dei maiali che necessitano così di una dose minore di foraggio. I “maiali culturisti” – questo il loro soprannome – sono molto popolari sul mercato: paragonati a un normale suino presentano pochissima massa grassa, particolarità che li rende particolarmente costosi.
Peccato che il consumo di questa carne, sostengono i ricercatori, sia dannoso per l’uomo; molti consumatori hanno lamentato nausea, vertigini, debolezza, tremolio e altri sintomi di avvelenamento. La carne al clenobuterolo si rivela particolarmente pericolosa per persone con disturbi cardiaci e pressione alta. Inoltre, un consumo prolungato può comportare una mutazione cromosomica, causa di tumori maligni. Motivi, questi, che i ministeri dell’Agricoltura, della Salute e la Food and Drug administration ritennero nel 2002 più che sufficienti per mettere al bando sette sostanze chimiche di questo tipo tra cui il clenobuterolo e la ractopamina. Nel 2008 la Suprema procura popolare e il ministero della Pubblica Sicurezza pubblicarono un nuovo regolamento che inaspriva le pene per gli allevatori e venditori di maiali drogati.
Ma divieti e pene non sono bastati a scoraggiare i fattori che, in vista di consistenti profitti, sempre più spesso scelgono di correre qualche rischio in più. Nonostante le leggi impongano certificati e controlli non è difficile aggirare l’ostacolo: gli allevatori sostengono che proseguire sulla strada dell’illegalità è possibile grazie a un lassismo generale nell’applicazione della legge a livello locale. Su un report pubblicato su caing.com si legge che un allevatore può comprare a soli 2 yuan a maiale un certificato di quarantena ‘approvato’ e agevolare altre pratiche necessarie affinché l’animale superi i controlli. Con un ulteriore mazzetta di 100 dollari al checkpoint della provincia dello Henan il maiale arriverà al mattatoio di Nanchino senza essere sottoposto a controlli anti-doping. Infine, con altri 10 yuan a capo bestiame l’allevatore ottiene il “certificato di salute del prodotto animale” con cui i maiali possono essere venduti sul mercato. Per quanto riguarda i controlli a campioni, invece, l’allevamento riceve una soffiata con largo anticipo dai rappresentanti del governo locale: “Le autorità della contea ci avvertono in anticipo quando una squadra di ispettori a livello regionale o provinciale è in arrivo – spiega un allevatore alla CCTV-. “Gli ispettori possono effettuare un esame delle urine, ma quello non è un problema. Basta conservarne un campione ‘sano’”.
Un concorso di colpe che dal 1998 ha provocato l’avvelenamento di oltre 1.700 persone.
[Pubblicato su AGICHINA24 il 16 marzo 2010 – © Riproduzione riservata ] [Foto da Epoch Times]