Necessario strumento di autosupporto per digerire i fraintendimenti e le inquietudini quotidiane. Quando ogni sforzo di dialogo interculturale cede davanti alla bieca logica capo-dipendente.
11 gennaio 2010, 18:08
Back to the normal life
È tornato dalla sua missione africana, un po’ stordito e come perso. Cerco di farlo raccontare, ma non ha molta voglia. Rido solo quando mi dice che i congolesi guardavano con stupore tutte le confezioni di Vape che si era portato appresso e che alla fine gliele ha regalate. Immagino sembrasse una specie di divinità esotica ed aromatica… Comunque avverto la strana sensazione che siamo tornati ad essere due perfetti estranei, quasi come le prime settimane che lavoravamo insieme.
Stanotte ho sognato che ci incontravamo e lui mi consegnava un dono, una sorta di statuetta, dicendomi: “per il passaggio di testimone”: così capivo che lui stava per lasciare l’Italia. Invece, è entrato in ufficio da nemmeno un’ora, e già gira il coltello nella piaga: “If they don’t call me within January, I’m not even going to leave in April”.
Confido nella funzione premonitrice dei sogni.
*Lavoro per un giornale giapponese, ma in Italia. Non parlo giapponese, ma passo le giornate a discutere con un giapponese: il mio capo. Ne ho cambiati diversi, eppure molte questioni sono rimaste le stesse. Ce n’è una, poi, a cui proprio non so dar risposta: che ci faccio qui? (senza scomodare Chatwin per carità)