Thailandia – Elezioni anticipate: la battaglia resta aperta

In by Gabriele Battaglia

Dopo settimane di proteste contro il governo, ieri la premier thailandese Yingluck Shinawatra ha sciolto il parlamento e convocato elezioni anticipate per il prossimo febbraio. Un tentativo di trovare un compromesso, con il placito di re Bhumibol, con il leader delle proteste Suthep Thaugsuban, che però rimane sulle sue posizioni. Il rischio ora è uno stallo politico difficilmente risolvibile. La premier thailandese Yingluck Shinawatra ha sciolto il parlamento. Lo ha annunciato lei stessa ieri in conferenza stampa, mentre una folla di duecentomila manifestanti anti-governativi marciava verso il palazzo del governo di Bangkok.
La decisione dovrebbe aprire la strada a nuove elezioni il 2 febbraio: una soluzione per uscire dalla crisi politica già suggerita nei giorni precedenti da Yingluck. Ma Suthep Thaugsuban, il politico a capo delle manifestazioni, non sembra essere ancora soddisfatto: la battaglia potrebbe dunque rimanere ancora aperta.

Questo è l’ultimo round di una guerra di legittimazione che si protrae dall’inizio di novembre con una mobilitazione di massa della classe media urbana che ha protestato contro il governo lungo le strade di Bangkok, arrivando a occupare diversi uffici ministeriali e il quartier generale delle forze di polizia.
Le proteste, guidate appunto da Suthep, ex vice primo ministro durante il governo d’opposizione 2008-2011, si sono imposte il fine di sradicare il “regime Thaksin”, ovvero interrompere il successo elettorale del magnate delle telecomunicazioni Thaksin Shinawatra, da ormai oltre un decennio il politico più amato del paese.

Thaksin ha guadagnato il favore del numeroso elettorato rurale, in particolar modo delle provincie del nord e del nordest, con una serie di riforme populiste, da programmi di microcredito a una maggiore accessibilità alla sanità pubblica. In esilio per evitare di scontare condanne per corruzione pronunciate in contumacia, Thaksin è il fratello di Yingluck, nonché l’anima del partito di maggioranza, Pheu Thai, che vinse le elezioni nel 2011 con lo slogan: “Thaksin pensa, Pheu Thai agisce”.

La popolarità di Thaksin ha subìto un drastico declino nella capitale da quando, nel 2005, voci delle sue presunte ambizioni repubblicane scatenarono l’impulso protezionista della classe media nei confronti dell’anziano e amato sovrano Bhumibol.

Allora, le proteste aprirono la strada prima a un colpo di stato del 2006 e poi, in risposta a una nuova vittoria elettorale del partito di Thaksin, a un secondo “golpe amministrativo” che nel 2008 insediò il governo di opposizione di cui Suthep era vice premier. Fu proprio in questo frangente che emerse lo sprezzo del nuovo esecutivo nei confronti della maggioranza elettorale. Nel maggio del 2010, l’esercito intervenne contro un’enorme manifestazione che chiedeva nuove elezioni. Gli scontri tra militari e manifestanti lasciarono sul campo quasi cento vittime.

La Thailandia potrebbe rimanere in stallo. Questo nonostante il re stesso abbia approvato lo scioglimento del governo, il ritorno alle urne del 2 febbraio, e il ruolo della maggioranza come guida in questo periodo di transizione. Suthep infatti non sembra volere accettare neanche questo compromesso.

Consapevole della minoranza del suo elettorato, il contraddittorio fine di Suthep pare infatti essere quello di fondare un oscuro “consiglio del popolo” formato da “gente pulita” tramite vie non elettorali per riportare la “vera democrazia” in Thailandia e combattere la “dittatura della maggioranza”.
Questa iniziativa ottiene il sostegno di parte della popolazione urbana grazie alla percezione di un elettorato di campagna stupido e corruttibile: un punto di vista comodo per sbaragliare la competizione di un nuovo elettorato la cui voce politica sembra implacabile dopo che la premiership di Thaksin ha dato loro un assaggio di auto-assertività e democrazia.

È necessario ricordare che Suthep, recentemente accusato di omicidio per la strage del 2010, non sembra avere nulla da perdere.

[Scritto per ilfattoquotidiano.it; foto credits: bloomberg.com]


*Edoardo Siani vive in Thailandia dal 2002. Lavora come insegnante di inglese e di italiano e come interprete per la polizia locale. Sta raccontando gli anni trascorsi in uno slum di Bangkok in un libro.