Taiwan-Filippine. O le scuse, o il lavoro

In by Simone

Con le spalle coperte dalla Cina, Taiwan affronta aggressivamente l’incidente diplomatico seguito all’uccisione di un suo pescatore nelle acque filippine. E pone un ultimatum: entro mezzanotte Manila dovrà offrire scuse formali altrimenti i contratti di lavoro saranno congelati. Si tratta di 87mila filippini che ogni anno spediscono a casa centinaia di milioni di dollari.
Taiwan userà le esercitazioni militari per fare pressione sul governo di Manila e cercare di risolvere diplomaticamente l’incidente che ha visto la morte d uno dei suoi pescatori la scorsa settimana. Così ha annunciato pubblicamente ieri mentre una folla di alcune centinaia di manifestanti si radunava a Taipei di fronte l’ambasciata filippina bruciando le bandiere in segno di protesta. E anche il portavoce del Ministro degli esteri cinesi Hong Lei fa pressioni sulle Filippine: “devono aprire un’inchiesta e fornire ogni dettaglio”.

Andrew Yang, viceministro della difesa, ha affermato che la marina taiwanese e le navi guardacostiere hanno in programma un’esercitazione giovedì prossimo nelle “acque a sud di Taiwan” per dimostrare la determinazione dell’isola a salvaguardare i pescatori che lavorano nelle proprie acque. Non è stato specificato esattamente dove, ma più tardi si sono sparse voce che la zona sarebbe stata quelle delle acque contese tra Taiwan e le Filippine. Un’altra fregata, si sono premurati di sottolineare, controllerà regolarmente l’area.

Giovedì scorso, nelle acque contese a una distanza di 164 miglia nautiche da Taiwan, la guardia costiera filippina ha aperto il fuoco contro un peschereccio taiwanese: almeno 50 bossoli sono stati ritrovati a bordo della nave da 15 tonnellate. Hung Shih-cheng, un 65enne membro dell’equipaggio è stato ucciso. Il Governo di Manila sostiene che la guardia costiera ha sparato perché è stata attaccata. Ha espresso dispiacere per l’accaduto ma rifiuta di scusarsi formalmente.

Domenica scorsa il presidente taiwanese Ma Ying-jeou ha messo il governo filippino di fronte un ultimatum. Avevano 72 ore per scusarsi formalmente dell’accaduto, convenire su un giusto risarcimento, aprire le indagini, punire i colpevoli e stipulare un accordo bilaterale per prevenire altre dispute tra pescatori. Altrimenti Taipei si appresta a congelare tutti i contratti di lavoro ai filippini sul proprio territorio. Si tratta di 87mila filippini che ogni anno spediscono a casa centinaia di milioni di dollari. L’ultimatum scade oggi a mezzanotte.

L’ambasciatore filippino a Taipei, Antonio Basilio, è tornato in patria ieri per riferire sull’accaduto. Prima di andare via ha rilasciato un comunicato ufficiale in cui dice che il suo governo comprende appieno i sentimenti dell’opinione pubblica taiwanese e che è dispiaciuto per l’incidente. Ma questo al ministro degli esteri taiwanese, David Lin, non basta. Lin ha affermato che “il dispiacere è inaccettabile” e, dopo informato formalmente gli Usa dell’accaduto, insiste per ricevere scuse formali.

[Scritto per Lettera43; foto credits: www.washingtonpost.com]