SINOLOGIE – Ombre cinesi

In by Simone

La tesi Il Teatro delle ombre tra passato e futuro cerca di offrire un approfondimento su un’arte tradizionale, una forma artistica che vanta radici millenarie ed è considerata una delle espressioni più complete della cultura, della tradizione e della storia cinese. Le proiezioni di ombre cinesi servivano a venerare le divinità, ma anche a scacciare fantasmi.
Nel periodo in cui la Cina era principalmente un paese agricolo nasce il teatro delle ombre.  Le proiezioni del teatro delle ombre cinesi servivano a venerare le divinità, ma anche a scacciare fantasmi. Gli spettacoli di solito venivano proiettati dopo il tramonto, poiché gli effetti erano  meno spettacolari  se visti di giorno. Le storie narrate erano fedeli alla religione e alle superstizioni.

Secondo un discreto numero di attestazioni la nascita del teatro delle ombre risalirebbe all’epoca Han. Una delle leggende più famose narra che l’imperatore Wudi (140-87 a.C.), a causa della morte della sua concubina preferita, non adempiva ai suoi doveri di sovrano e pensava solo a lei quasi fino a perdere la ragione.

Le prime fonti affermano che il teatro delle ombre possa avere avuto origine durante la dinastia Tang (618-906), i monaci buddisti durante l’orazione dei loro racconti più irreligiosi si servivano di teli dipinti ed illuminati dal retro. Dalla dinastia Yuan (1279-1368) in poi, il teatro delle ombre rimase in auge sulla scena teatrale cinese fino all’inizio Ottocento, quando nel Nord della Cina i contadini affiliati alla società segreta del Loto Bianco iniziarono a ribellarsi.

Uno dei metodi usati dai governatori per placare le ribellioni fu di far arrestare i manipolatori del teatro delle ombre con l’accusa di aizzare le forze oscure alla rivolta aiutandosi con le figurine di carta. Verso la fine della dinastia Qing (1911), alcune compagnie teatrali stanziate a Pechino, venivano invitate a corte ad esibirsi per l’imperatrice CiXi.

Il triangolo compreso fra le province dello Shanxi, la parte ovest dell’Henan e lo Shaanxi costituisce la culla del teatro delle ombre, ma essendo le compagnie teatrali nomadi, si diffuse anche in altre regioni. Nel corso degli anni, il teatro delle ombre nelle varie zone ha assorbito le caratteristiche delle opere locali, plasmando nuovi stili.

Il materiale principale con cui sono fatte le  figurine è la pelle di pecora, vitello o asino. In base al tipo di pelle impiegata se ne identifica la diversa provenienza. Il teatro delle ombre ha avuto vasta diffusione in Cina. Ciò ha comportato che nelle differenti aree geografiche si è sviluppato con diverse varianti, in ognuna erano presenti il proprio stile e le proprie figurine specifiche.

Prima che la rappresentazione inizi, lo spettatore ha davanti a sé lo schermo bianco, dopo, grazie ad una fonte luminosa, le ombre prendono vita. Lo schermo delle ombre misura 120 cm di larghezza e 75 cm di altezza ed è fatto di carta pesante o di garza spessa, posto di fronte agli spettatori, leggermente inclinato. Alla vista degli spettatori, queste risaltano la bellezza e l’armonia della forma che riprende quella umana.

Le figurine non sono grandi, misurano dai 30 ai 50 cm di altezza, ad eccezione di quelle che vengono fatte in Sichuan ed Hunan che possono arrivare fino a 80 cm di altezza. Uno dei loro pregi è di essere completamente articolate: gomiti, polsi, gambe e ginocchia. Il manipolatore delle figurine tiene un bastoncino (piantato tra le spalle in orizzontale e perpendicolare allo schermo), cosicché il corpo appaia eseguire svariati movimenti (i.e.: inclinare la testa, fare salti pericolosi…).

Il movimento delle braccia viene gestito da due bastoncini, i quali vengono fissati sui gomiti, e tenuti dal manipolatore con una sola mano. Per ogni parte della figurina vengono adottate diverse prospettive: il viso e i piedi sono di profilo, mentre il corpo e i capelli sono a tre quarti. La pelle delle figurine viene inizialmente dipinta ed in seguito viene imbevuta d’olio vegetale per rendere i colori traslucidi, cosicché possano apparire nettamente sullo schermo.

Dai minuziosi dettagli si riescono ad individuare i vari personaggi. Per esempio, per i personaggi anziani, il volto è segnato con delle rughe che vanno dalla bocca al naso o dall’occhio al naso, le sopracciglia sono seghettate per sottolineare ancor di più la vecchiaia; per i personaggi cattivi, viene applicato un trucco molto colorato, la fronte è bombata, il naso prominente, le pupille sono rotonde e la bocca grande e spessa; il colore rosso indica un personaggio nobile mentre il nero un personaggio di basso rango.

Nel teatro cinese la scena era generalmente vuota e spettava all’attore ricreare gli oggetti, invece, nel teatro delle ombre, questa è arricchita con molti accessori: tavoli, sedie, armadi, letti, ed utensili. Anche gli animali ricoprono un ruolo importante e sono presenti varie specie, dall’animale domestico all’animale fantastico. I personaggi si trovano al centro e sono circondati da alberi, montagne, edifici. Venivano inoltre usati degli effetti scenici, ad esempio, venivano usate diverse fonti di luce per moltiplicare le ombre di una sola figurina.

La diffusione in tutta la Cina partì dalle zone del Centro-Nord. I valori e le tradizioni locali portarono ogni regione a sviluppare un proprio stile estetico in circa cento anni. Per marcare l’importanza dell’intelligenza, la fronte delle figurine dello Shaanxi erano arrotondate, invece, i maestri di Tangshan per esaltare il loro amore per la bellezza sottolineavano i profili delle figurine in modo spigoloso e drammatico. Nello Shandong e nello Hubei, i profili delle figurine erano molto realistici, per sottolineare l’onestà delle loro genti. Le figurine erano il riflesso della natura degli artisti che le creavano.

La Cina delle “ombre” può essere suddivisa in sei macro-aree: nord-centrale, nord-orientale, occidentale, sud-occidentale, centrale e sud-orientale. La zona dell’area nord-centrale è quella più longeva. Lo stile rappresentativo di quest’area è caratterizzato da una prestigiosa eccellenza, sia a livello del design che dell’abilità di taglio. I profili delle figurine hanno la peculiarità di avere il naso a punta, la fronte alta e arrotondata. Queste figurine sono alte 30/35 cm e sono fatte con pelle di bue. Le scuole principali di quest’area sono la scuola dello Shaanxi, Shanxi, Henan, Gansu.

Il teatro delle ombre dell’area nord-orientale divenne famoso agli inizi del 1900 grazie alle compagnie di Pechino e da allora questo stile si affermò nella campagna dello Hubei. Le figurine sono caratterizzate dalla loro forma dritta, dal profilo inclinato e linee forti. Queste sono fatte con pelli di asino e di vitello e sono alte dai 30 ai 50 cm, in linea con le scelte delle compagnie o con gli usi dell’epoca in cui vennero create. Le scuole più famose di quest’area sono le scuole di Tangshan, di Pechino e dello Shandong.

Anche l’area occidentale, che comprende il Sichuan e la zona di Qinghai, è contraddistinta dalle sue figurine. Esse hanno un profilo in cui le due mandibole non si chiudono e l’articolazione delle mani e delle spalla sono unite. Le figurine del Sichuan e di Chendu, capitale del Sichuan, hanno caratteristiche diverse. Le figurine del Sichuan sono di varie misure ma lo stile era simile a quello del teatro dell’area nord-centrale, mentre molte delle figurine di Chengdu sono molto grandi e ricche di accessori rimovibili. Questa differenza era un diretto risultato dell’affluenza a Chengdu durante la popolarità del teatro delle ombre.

Il teatro dello Yunnan, pur essendosi sviluppato tra quattrocento e seicento anni fa, è una delle scuole più suggestive di tutta la Cina. La pelle di bufalo che viene usata per fare le figurine è molto spessa e ruvida e le figurine risultano molto grossolane e di grandi dimensioni. Se messe a paragone con le figurine dell’area nord-centrale, appaiono primitive ad uno sguardo superficiale, ma appena vengono illuminate ed appaiono sullo schermo, risultano meravigliose, audaci ed insolenti. In passato il colore che veniva usato era prodotto con pigmenti provenienti dal vicino Myanmar, questi conferivano delle vibranti sfumature.

Il teatro delle ombre delle province della Cina centrale ha diverse correnti estetiche, tra queste, la più rappresentativa è quella di Changsha. Tutte le altre tradizioni della Cina centrale intagliano il profilo delle figurine a 90 gradi, mentre nella tradizione di Changsha il profilo viene intagliato a tre quarti. Nella tradizione di Changsha, per creare le loro figurine, gli artisti usavano un misto di carta, fogli di cera traslucida e colorata e plastica naturale. In alcune regioni, non veniva usata la pelle per motivi religiosi, mentre a Changsha per motivi economici e si preferiva, dunque, usare materiali più economici.

L’area sud-orientale include le province dello Zhejiang, Fujian, Hunan, Hubei. Una caratteristica dello stile dei loro teatri delle ombre è l’importanza attribuita alla traslucidità della pelle e non all’intaglio. Ci sono pervenuti molto racconti che affrontavano temi del folklore, storici e mitici. Nel Fujian, prima della dinastia Tang, vi erano spettacoli del teatro delle ombre eseguiti con figurine tridimensionali, le quali erano di varie dimensioni. Alcune arrivano a misurare 90 cm d’altezza, avevano una grande testa e la faccia era meccanizzata.

Non si sa da quando il teatro delle ombre fu portato a Taiwan. Probabilmente proviene dal sud del Fujian e si tratta un evoluzione del teatro delle ombre di Chaozhou. A Taiwan gli asini ed i cavalli erano molto rari, quindi le figurine erano fatte con pelle di bufalo. Ogni compagnia teatrale è composta dai 4 ai 7 membri, di cui solo due sono i manipolatori delle figurine. Le figurine sono di 24-30 cm di altezza, alcune arrivano anche a 60 cm.

Lo stile del repertorio del teatro delle ombre richiama quello dell’Opera. I racconti sono scritti in lingua volgare, al fine di essere fruibili a persone di differente strato sociale. Raramente la trama di un’opera veniva rappresentata attraverso un solo genere artistico, ma da una regione all’altra si formarono differenti narrazioni della stessa storia. I testi teatrali si formarono dalla tradizione orale e l’autore del testo solitamente lo rendeva idoneo alla rappresentazione teatrale, facendo recitare in prima persona i personaggi.

I narratori del teatro delle ombre seguivano tre filoni: vi erano quelli che narravano vicende religiose (legate soprattutto al Buddhismo), brevi racconti e avvenimenti storici. Non si narravano soltanto i racconti fantastici o mitologici, ma anche le storie d’amore, la vita di uomini illustri, storie di brigantaggio e storie di castighi. Il repertorio tradizionale include opere che venivano rappresentate in una sola sera che duravano non più di un paio d’ore, ed opere che avevano bisogno di più sere per essere rappresentate. Ad esempio, l’opera “L’investitura degli Dei” veniva rappresentata in dieci sere.

Il regista della compagnia aveva la possibilità di omettere scene o personaggi e capitava che alcune scene di romanzi non potevano essere rese in una rappresentazione teatrale. È solito trovare in diverse opere analoghe rappresentazioni di talune scene. Ad esempio, molte scene che si trovano nell’opera “Il romanzo dei tre regni”, testo di grandissima importanza storica e politica, vengono riprese in una moltitudine di testi teatrali. La caratteristica principale di queste opere era il loro spirito moraleggiante: le scene più scabrose venivano risolte attraverso un insegnamento al pubblico.

I testi tradizionali scritti a mano sono pieni di omofoni, caratteri scritti scorrettamente, variazioni di caratteri non standard e strani caratteri locali che rappresentano dialetti specifici. L’uso dei caratteri usati scorrettamente per il loro suono piuttosto che per il loro significato è l’errore più comune che si riscontra nei testi e ciò rende difficile dedurne la comprensione a chi non ha familiarità con il dialetto rappresentato. Un errore meno comune sono i caratteri scritti scorrettamente, nei quali sono aggiunti o cancellati alcuni tratti, quindi ogni carattere, se estrapolato dal contesto, non è di facile interpretazione.

I testi religiosi contenevano alcuni caratteri con errori voluti, ma era un modo per rendere i testi criptati. Una delle collezioni di manoscritti delle esibizioni orali più famose e voluminose è quella del principe Che (车王). Questi manoscritti, dopo la caduta della dinastia Qing, sono passati dalla famiglia del principe Che ai vecchi negozi di libri. Per merito di alcuni ricercatori molti testi furono copiati e conservati. Lo stile appartiene sia alla tradizione Luanzhou che alla tradizione Pechinese orientale (东城).

I grandi mutamenti della Cina del XX secolo e le epiche prove degli immensi e radicali cambiamenti hanno favorito la diffusione di nuovi generi teatrali accanto alla metamorfosi delle “opere locali”, cioè del teatro tradizionale già diffuso in tutto il paese. Il teatro delle ombre venne proibito per tre volte nella storia cinese, la prima fu a cavallo tra la Ming e la dinastia Qing.

Nelle province dello Shanxi e Shaanxi era scoppiata la ribellione della setta del Loto Bianco ed era nata la diceria popolare che le figurine delle ombre si trasformassero in soldati e generali per combattere i Mancesi e ripristinare la dinastia Ming. L’imperatore Jiaqing bollò quindi gli artisti del teatro delle ombre come "bastardi che reggono la lampada" e proibì in cinque editti il teatro, condannando a morte gli artisti, tuttavia l’arte venne conservata gelosamente fra la popolazione.

Il secondo periodo si ebbe quando il Giappone invase la Cina, durante il quale gli artisti persero i teatri e a volte la vita, mentre le figurine vennero spesso trafugate dagli stranieri. Infine, durante la Rivoluzione Culturale, il teatro delle ombre venne rigorosamente proibito. In molte province la proibizione fu devastante: interi tesori di figurine furono distrutti da incendi, in casi più fortunati, i funzionari più permissivi li hanno lasciati relativamente indenni. In alcune regioni, solo una delle compagnie teatrali veniva autorizzata a continuare le rappresentazioni.

La tartaruga e la gru” fu il primo testo Nazionale delle ombre che nacque da un’iniziativa governativa durante la Rivoluzione Comunista del 1952. Naturalmente, le compagnie teatrali che ebbero il permesso di praticare, accettarono a braccia aperte le nuove regole. Lo scisma fra le ombre tradizionali e la nuova forma creata dal governo non si è mai risanato.

Alla fine degli anni Settanta il divieto divenne irrilevante, le compagnie tradizionali provarono a riproporre il vecchio repertorio, ma il gusto artistico del pubblico era ormai cambiato. Pur di continuare ad avere pubblico, si cerca di creare uno stile che abbia equilibrio tra modernità e tradizione. Le figurine comuniste segnarono l’inizio di una nuova immagine del teatro delle ombre Cinesi: hanno iniziato ad indossare i vestiti proletari proprio come la popolazione.

Le figurine progettate esplicitamente per le rappresentazioni di racconti comunisti si distinguono per i loro tagli semplicistici e rappresentazioni realistiche dei protagonisti. Gli antagonisti degli eroi, quali i membri del Guomintang, gli Americani e i Russi, erano spesso caricaturati nelle loro espressioni facciali. Ciò è in linea con le metodologie trasmesse nei secoli. Le figurine moderne sembrano dei cartoni animati, progettate per imprese acrobatiche piuttosto che per essere semplicemente ammirate.

Il Museo delle ombre Cinesi è situato a Chengdu e fu costruito nel 2006. È il museo tematico con il maggior numero di opere di ombre del mondo. Vi è presente tutto ciò che è inerente al Teatro delle Ombre: i testi, gli strumenti per fare le figurine e gli strumenti musicali. Il museo raccoglie più di duecentomila figurine, con un’ampia distribuzione geografica che copre più di venti province della Cina e che comprende il periodo da metà della dinastia Ming ai giorni nostri, anche se la maggior parte della collezione è composta da figurine della dinastia Qing.

Dal suo inizio ha sempre collezionato le figurine da una parte all’altra della Cina, ciò incrementò il valore culturale della collezione. Trovare un metodo per proteggere i pezzi del patrimonio è uno degli obiettivi primari, come diffondere l’arte e la cultura delle ombre per promuovere il loro valore e lo sviluppo della società cinese. UNIMA (Union Interationale de la Marionette – International Puppetry Association) è un’organizzazione internazionale non governativa dell’UNESCO che si dedica all’arte degli spettacoli di burattini. Il suo scopo è di rendere effettiva la dichiarazione dei diritti umani che vuole unire le genti attraverso l’arte.

Il 27 novembre 2011, durante la 6ªConferenza del Comitato intergovernativo per la salvaguardia del patrimonio immateriale, tenutasi nell’isola di Bali in Indonesia, l’UNIMA ha deciso di inserire il teatro delle ombre cinesi nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’umanità. La collaborazione fra UNIMA e il Museo delle ombre Cinesi ha degli obiettivi da conseguire in futuro. Oltre a possedere una ricca collezione, si dovrà essere in grado di diventare punto di transito e di scambio tra le culture e l’arte delle ombre in tutto il mondo.

Gli eredi di questa tradizione partecipano in modo attivo alla protezione delle ombre, mettendo su carta i testi tramandati oralmente e rivelando i segreti del mestiere. Al fine di rispettare gli artisti e i loro stili, si cerca di salvaguardare il loro lavoro, garantendogli un compenso economico. Come scritto sopra, il museo raccoglie ben duecentomila figurine, ma per far rivivere le ombre, bisognerebbe restituirle al luogo d’origine e far sì che rinascano le tradizioni locali.

Il teatro delle ombre può essere considerato un dispositivo proiettivo, sicuramente il primo mai concepito dall´uomo. Il teatro delle ombre è il mezzo proiettivo che si avvicina al cinema più di ogni altra forma. Tratto dal romanzo di Yu Hua, “Vivere” è il film capolavoro di Zhang Yimou del 1994. Il film copre gli anni più particolari della storia contemporanea cinese, attraverso la storia di una famiglia che ha il solo desiderio di vivere in tranquillità. Importantissimi eventi storici, quali la fondazione della Repubblica Popolare Cinese, la Rivoluzione Culturale o il Grande Balzo in Avanti, riescono ad essere contestualizzati nella vita delle persone, senza essere ridotte in meri stereotipi.

I protagonisti sono Xu Fugui e la moglie Jiazhen. Lui, figlio di un proprietario terriero, perde tutti i suoi averi giocando ai dadi. La vita di Xu Fugui cambia totalmente aspetto, da ricco e mantenuto si ritrova a dover lavorare. Per vivere forma una compagnia delle ombre e gira per tutto il Paese. Sebbene Zhang Yimou si focalizza sulla vita dei personaggi, sulle loro motivazioni e sui loro pensieri più profondi, è tuttavia esplicita la disillusione nei confronti del Partito Comunista Cinese. Jiazhen, la moglie di Xu Fugui, incorpora il pragmatismo che molti cinesi ebbero quando i Comunisti presero il potere: “Bisogna obbedire per vivere”.

Il teatro delle ombre ha un ruolo importante all’interno del film, poiché rappresenta vitalità e speranza. Le figurine permettono a Xu Fugui non solo di supportare economicamente la sua famiglia, ma anche di vivere una vita più genuina. Anche se il partito comunista giudica il teatro delle ombre come rappresentazione della vecchia classe politica, mentre per gli abitanti e la famiglia di Fugui è un modo speciale per ricordare il proprio passato, forse più felice. Vivere offre al pubblico un messaggio positivo: continuare a vivere e non permettere alle tragedie di sopraffarci. Il passato deve servire da insegnamento per il futuro, solo guardando attraverso gli occhi di chi ha vissuto determinati eventi, si può davvero imparare e credere in un futuro migliore.

*Isabella Insinga è nata a Catania il 4 luglio 1991. Ha conseguito il diploma di laurea triennale in lingue e culture moderne presso l’Università degli studi di Enna "Kore" nel novembre 2014, con una tesi di laurea sul teatro delle ombre cinesi. Grazie all’ottenimento di una borsa di studio del MAE ha trascorso un soggiorno di alcuni mesi presso la città di Qinhuangdao, dove oltre a frequentare un corso di lingua cinese, ha svolto un tirocinio come assistente di lingua italiana.

**Questa tesi è stata discussa presso l’Università degli Studi di Enna "Kore"  Relatore: prof.sa Stefania Stafutti.