SINOLOGIE – Jiang Qing, donna e ultima moglie di Mao

In by Simone

La tesi Jiang Qing sul palcoscenico della Rivoluzione culturale: il ruolo della "nuova donna" contro i valori tradizionali esamina un personaggio storico enigmatico, misterioso, ma soprattutto una delle donne più potenti del XX secolo. Quarta e ultima moglie di Mao Zedong, attrice negli anni’30 a Shanghai, abbraccia la politica comunista diventandone la principale portavoce negli anni’60 durante la Rivoluzione Culturale.
La società nella quale Jiang Qing ha vissuto la sua giovinezza, approssimativamente intorno al 1914, era una società patriarcale ancora legata alle antiche tradizioni cinesi. Nel primo periodo della sua infanzia era ancora forte la subordinazione della figura femminile a quella maschile. Quindi fin da giovane rifiuta e si oppone alla cultura tradizionale confuciana.

La sua scalata al potere non fu facile, ci ricorda la storia di alcune imperatrici vedove come Lü, Wu Zetian e Ci Xi. Nella Cina imperiale l’unico modo per le donne di entrare nella vita pubblica era attraverso il marito e il figlio, ma Jiang Qing visse ai tempi della Cina rivoluzionaria dove i comunisti, almeno apparentemente, professavano l’eguaglianza tra i sessi. Era quindi ancora attraverso il matrimonio con “l’imperatore” l’unico modo per una donna di riuscire a farsi strada?

I capi dirigenti del partito si opposero fin dall’inizio al matrimonio tra Mao e Jiang Qing, imposero pesanti condizioni sulla loro unione, Jiang Qing infatti non avrebbe dovuto avere una carriera né interferire nella vita politica di suo marito ma occuparsi solo della casa, dei figli e della salute di suo marito. Secondo queste condizioni svaniva ufficialmente il “sogno di potere” di Jiang Qing. Negli anni’50 visse perlopiù nell’ombra, non apparve mai in pubblico, lavorò in incognito ed era sconosciuta alla maggior parte della popolazione cinese.

Leggendo libri e biografie sul suo conto, mi è sembrata sempre più cristallina la sua somiglianza con il personaggio di Nora dell’opera di Ibsen Casa di Bambola. Un paragone reso più evidente  anche dal fatto che Jiang Qing diventò famosa come attrice negli anni’30, proprio per aver interpretato il ruolo di Nora nello spettacolo teatrale di Zhang Min a Shanghai. Per questo ho scelto di presentare la sua vita come Nora in quanto sembra più volte ricalcare la storia di questo personaggio, soprattutto per quanto riguarda la sua lotta contro coloro che cercarono di limitarne la libertà.

L’emancipazione è un tasto dolente, Jiang Qing, i fatti della sua vita e soprattutto della sua giovinezza ribelle sembrano includerla nel movimento femminista. Infatti scappa da molti matrimoni e mariti, si reca a Shanghai e cerca di crearsi una carriera indipendente. Scrive articoli che sembrano incitare le donne verso l’emancipazione. Poi arriva a Yan’An, sposa Mao, e magicamente cambia la musica, dal femminismo che incoraggiava l’individualismo delle donne passò ad appoggiare la concezione marxista del movimento femminista in armonia con le politiche del partito: le donne dovevano mettere da parte le loro rivendicazioni sessuali per unirsi ai fratelli proletari per una lotta volta all’istaurazione del socialismo.

Partendo dalla costatazione che Jianq Qing spesso è stata considerata la principale colpevole dei crimini della Rivoluzione culturale, durante la stesura del mio lavoro ho cercato di capire quale è stato il suo vero ruolo e contributo nella storia, analizzando le sue idee politiche e soprattutto la sua aderenza al partito prima e dopo l’arrivo a Yan’An con particolare attenzione al periodo della Rivoluzione culturale.

Una domanda sorge spontanea: come mai dopo anni di silenzio e ritiro forzato le viene concesso negli anni’60 di affacciarsi sulla scena politica? La sua ascesa al potere avvenne contemporaneamente alla caduta di alcune importanti figure politiche del tempo. In particolare entrò realmente in scena quando si verificò una spaccatura interna al partito tra due linee opposte: quella di Mao e di Liu Shaoqi. L’antagonismo tra Mao e Liu Shaoqi ben si sposava anche con la rivalità tra le rispettive mogli.

Verso la fine degli anni’50 si vanno a creare le condizioni favorevoli per l’ingresso in politica di Jiang Qing. Mao fu molto criticato in quel periodo per via del fallimento della politica del Grande balzo in avanti che invece di migliorare le condizioni della popolazione le peggiorò con l’inizio della drammatica carestia agricola. Da molto tempo Mao non si sentiva più partecipe nelle decisioni del partito, infatti Liu Shaoqi e Deng Xiaoping spesso non lo consultavano per le decisioni importanti, lo trattavano come un «vecchio antenato». Mao non era disposto a essere messo da parte, voleva sbarazzarsi dei suoi nuovi nemici politici, quindi ricorse all’aiuto di Jiang Qing, la sua fedele moglie che vide nella situazione critica di Mao, l’opportunità per dimostrare la sua validità politica in quanto membro del partito e salire al potere per vendicarsi dei torti subiti.

Ma essere la moglie del presidente non bastava più, quindi fu di fondamentale importanza la strategica alleanza con Lin Biao, la conseguente assunzione nel 1966 della carica ai vertici dell’esercito e il suo posto nel nuovo gruppo per la Rivoluzione culturale insieme a Chen Boda, Yao Wenyuan, Zhang Chunqiao e Kang Sheng. Si era ufficialmente guadagnata un ruolo di degno rispetto nella Rivoluzione culturale.

Jiang Qing fu la principale portavoce della linea maoista durante la Rivoluzione culturale insieme ai suoi compagni Zhang Chunqiao, Yao Wenyuan, Wang Hongwen, in seguito soprannominati da Mao “la banda dei quattro”. Jiang Qing sostenne sempre di operare e parlare in nome del presidente Mao. Nei discorsi tenuti durante la Rivoluzione culturale si presentò sempre alle masse come la “miglior allieva del presidente Mao”.

Un elemento molto importante nella vita di Jiang Qing è il teatro. Fin da giovanissima considera il teatro come un mezzo per ispirare gli altri, per provocare la coscienza degli spettatori, per innestare nelle loro menti il suo pensiero e le sue emozioni. Questi ideali insieme alla sua stretta aderenza alle idee maoiste la porteranno alla creazione delle otto opere modello che successivamente dominarono la scena teatrale durante tutto il periodo della Rivoluzione culturale: cinque opere, Shajiabang, L’attacco al reggimento della tigre bianca, La conquista strategica della montagna della tigre, Il porto, Lanterna rossa, due balletti,  Il distaccamento rosso femminile, La ragazza dai capelli bianchi e un brano sinfonico basato sull’opera Shajiabang.

Jiang Qing, che nel 1963 era stata incaricata da Mao di riformare il teatro, si adoperò anche per acquisire il controllo del cinema. Credeva fermamente che le arti dello spettacolo dovevano essere rimodellate per adattarsi a una visione del mondo socialista. Secondo Jiang Qing era necessario censurare le opere che parlavano di fantasmi, divinità, imperatori, generali, e concubine, perché questi elementi non si addicevano alla nascente base socialista della Cina. Bisognava quindi mettere in rilievo i veri eroi della storia, le masse: i contadini, i soldati e gli operai.

Un punto enigmatico della vita di Jiang Qing è il suo contraddittorio rifiuto della tradizione cinese. Passò tutta la sua giovinezza nella perenne lotta contro la tradizione patriarcale cinese.  Incoerentemente con la giovinezza anti-tradizionalista sposò Mao, che, sebbene fosse il leader del partito comunista e professasse l’eguaglianza tra i sessi, in privato aveva un’attitudine tradizionalista nei confronti delle donne. Jiang Qing si ritrovò quindi a essere per molti anni quello che aveva sempre disprezzato, ovvero la “concubina” di Mao. In realtà anche accettando le politiche del partito che limitarono la sua libertà, Jiang Qing non smise mai di combattere contro i discorsi patriarcali dominanti. Proprio come il personaggio di Nora in Casa di Bambola di Ibsen, alla fine cercò di crearsi una sua propria identità come individuo.

Anche se era decisa a cancellare dalle opere o almeno rappresentare in maniera negativa imperatori e imperatrici in quanto figure che portavano alla luce le “vecchie tradizioni feudali” durante la Rivoluzione culturale, durante gli anni’70 si può notare una certa riesumazione delle antiche imperatrici cinesi Lü e Wu Zetian. Cercò di strumentalizzare la storia delle imperatrici per legittimare il suo posto all’interno del partito, in un periodo di incertezza alla successione a Mao.

Sulla base delle fonti consultate, Jiang Qing sarebbe stata solo una semplice esecutrice di ordini superiori, o meglio Mao si sarebbe servito di lei per manovrare da dietro le quinte tutta la Rivoluzione culturale. Verso la fine dei suoi anni quando lui divenne più il filosofo che la figura politica vera e propria del partito, non si sarebbe astenuto dal criticare l’operato di Jiang Qing che andava accrescendo la sua influenza e il suo potere. Jiang Qing avrebbe sempre operato nella speranza di una riconoscenza da parte di Mao, come una fedele moglie.

Solo negli ultimi anni di vita di Mao avrebbe agito di sua spontanea iniziativa prendendo in mano insieme ai suoi compagni le redini del paese. Ne sono un esempio le interviste rilasciate a Roxane Witke contro il volere di Mao, del partito e della dottrina comunista in primis. Divenne la donna egli estremi, nell’aderire alla dottrina marxista rifiutò le posizioni intermedie. Fu proprio questo estremismo però, accentuato verso gli ultimi anni della sua vita politica, che portò alla sua rovina.

Per quanto riguarda il processo a cui fu sottoposta insieme ai compagni della “banda dei quattro”, Jiang Qing soprese il pubblico cinese e straniero per la fermezza e la sicurezza della convinzione di avere la giustizia dalla propria parte. Non confessò mai, non fece autocritica. Sfidò più volte la corte criticandoli come “fascisti” e “revisionisti”. Li condannò apertamente con le seguenti parole: «state cercando di distruggere me perché sapete che non potrete mai distruggere il presidente Mao».

Infatti come ci fa notare Ross Terrill, nelle quattro sentenze che ne annunciarono la condanna non si fece mai menzione al fatto che lei fu uno dei membri del Politburo e che per trentotto anni fu la moglie di Mao Zedong. Roxane Witke, in una sua intervista rilasciata durante lo svolgimento del processo, dichiarò che Jiang Qing fu processata semplicemente perché la linea politica cinese cambiò dopo la morte di Mao. Probabilmente fu usata come il capro espiatorio delle colpe di Mao.

Nonostante durante la Rivoluzione culturale soffrì molta gente, quel tipo di persecuzioni però non smisero ma continuarono anche dopo l’istaurazione del nuovo regime e l’arresto della banda dei quattro. Questa era una caratteristica del sistema politico cinese, coloro che erano al potere non aspettavano altro che distruggere chiunque tentasse di levare il controllo della nazione dalle loro mani.

Il controllo che Jiang Qing si era assicurata sui mezzi di comunicazione durante la Rivoluzione culturale, il linguaggio violento che in tutti quegli anni aveva usato contro i suoi nemici le fu ribaltato contro. Il suo sistema di lotta-critica si ritorse contro di lei. I suoi dubbi sulla “civiltà” del popolo cinese si dimostrarono fondati.

Nella storia cinese le donne che avevano il coraggio di essere ambiziose furono sempre stigmatizzate, Jiang Qing non scappò dalla condanna di essere un “demone dalle bianche ossa”. Questo appellativo rivela quanto profondamente resti radicata nella psiche cinese l’usanza tradizionale di “demonizzare” le donne.

*Pia D’Onofrio pia.donofrio[@]gmail.com è nata a Velletri il 5 ottobre 1989. Dopo il diploma di maturità linguistica ha conseguito il diploma di laurea triennale in Lingue e mediazione linguistico-culturale: operatori per la comunicazione interculturale presso l’Università di Roma Tre nel marzo 2015. Nel 2012 ha trascorso un periodo di studi presso XISU, Xi’An International Studies University.

**Questa tesi è stata discussa presso l’università di Roma Tre. Relatore: prof. Mauro Crocenzi.

[La foto di copertina è di Federica Festgallo]