Singapore – Telenovelas in tutte le lingue del mondo

In by Simone

Viki.com rappresenta uno dei progetti di maggior successo da quando Singapore tenta di trasformarsi nella Silicon Valley d’Oriente. Una comunità di 500mila utenti traduce e adatta in 158 lingue, serie e spettacoli televisivi asiatici. Una sorta di Wikipedia che vuole diffondere la cultura orientale attraverso le serie televisive.
Appassionarsi a una serie televisiva sudcoreana o venezuelana senza conoscere né il coreano né lo spagnolo è oggi possibile. Ideato a Singapore, Viki.com, punta sul crowdsourcing e sui sottotitoli per abbattere le barriere linguistiche che hanno tagliato fuori, salvo rare eccezioni, i programmi prodotti al di fuori degli Stati Uniti o comunque dell’area anglofona.

Per la prima volta gli spettatori egiziani potranno vedere le serie in arabo. E’ un mercato in continua espansione”, ha detto al Wall Street Journal il cofondatore del servizio, Razmig Hovaghimian. La comunità che ruota attorno a Viki copre al momento 158 lingue.

Il sistema, ispirato a Wikipedia, si fonda sulla collaborazione. I sottotitoli sono passati al setaccio dagli utenti, alla ricerca di errori o traduzioni più appropriate. Il lavoro di rifinitura è talmente dettagliato che, ha aggiunto Hovaghimian, per la sottotitolare alcune clip sono necessarie ore.

Gli archivi del sito contengono video per oltre 5mila ore. Gli utenti sono 600mila, di questi tra il 10 e il 20 per cento contribuisce agli adattamenti. Il sito è diventato un punto di riferimento per gli amanti delle serie  e dei telefilm asiatici, sempre più diffusi anche fuori dai mercati casalinghi.

La sola fiction taiwanese, “Drunken to love you” è ora disponibile in 26 lingue. Lo stesso vale per le produzioni coreane che trovano un nuovo pubblico di appassionati fuori dalle comunità di emigrati e puntano a fare concorrenza ai cartoni animati giapponesi, da decenni un fenomeno globale.

Dai dati raccolti, tra gli utenti emerge la propensione dei filippini per le telenovelas venezuelane. E, a differenza di quanto si possa credere, il 70 per cento degli estimatori delle serie coreane negli Stati Uniti non è coreano: almeno il 20 per cento è afroamericano, mentre un altro 30 per cento segue i programmi sottotitolati in spagnolo.

Tra le cinque lingue più usate spicca l’arabo, nonostante soltanto una piccola parte dei contenuti del sito sia stata prodotta in Medio Oriente. Colpisce anche la popolarità negli Usa degli horror indonesiani.

I numeri sono la prova del successo del progetto, cementato dall’accordo a ottobre con la Bbc: 10 milioni di utenti unici al mese contro la medie di tre milioni di un anno fa.

Miliardi di persone guardano contenuti di qualità online. Di questi l’85 per cento non è prodotto a Hollywood”, ha concluso Hovaghimian.