Reality Expo: micro-diario da Shanghai (1-10 maggio)

In by Simone

Better city better life, ma anche mens sana in corpore sano, visti i chilometri che bisogna macinare nell’immenso expo di Shanghai, allenamento da atleti, passi svelti e cadenzati. Con la variante climatica: la pioggia costante a rendere l’expo un fantasmagorico deserto per pochi intimi o il sole schiacciante a illuminare le masse di asfalto su cui poggiano i padiglioni nel loro splendore colorato e nella corsa alle forme più stravaganti.

Green Shanghai, green world: ditelo a quelli che ogni giorni si smazzano circa 19 tonnellate di spazzatura. Gli accendini non entrano, ma si fuma dappertutto, siamo in Cina. Molti i punti di ristoro con prezzi da aeroporto di Dubai riservato agli emiri vip, frenetiche le attività delle piazze tematiche, mentre gli stradoni solcati da autobus (verdi) mezzi vuoti mettono un poco di tristezza per un evento già al di sotto delle aspettative, in termini numerici e forse anche attrattivi.

Primi dieci giorni andati con la pioggia a incasinare programmi ed eventi, spostare concerti (e cocktail, altamente considerati dagli entourage di tutti i padiglioni, momenti sociali, culturali e di straordinaria frenesia ciarliera). Riunioni, conferenze e code. Francia, Spagna e Italia sembrano i padiglioni che riscuotono maggiore successo tra quelli europei (grande apprezzamento, naturalmente, per il piccolo bar di fronte al padiglione italiano: pizza e caffè a volontà), mentre nella sezione asiatica rimbomba la Thailandia, alla faccia dei disordini sociali che arrivano da Bangkok. Soffermarsi davanti al padiglione della Grecia (già soprannominato riot square) crea una strana sensazione su quale dei mondi sia in mostra all’expo, mentre alcuni padiglioni africani sono avvolti dal mistero del loro interno spoglio, specie se paragonato all’esterno sontuoso.

Ci dovrebbero essere anche gli affari, avvolti dal clima ovattato di stanze chiuse, intermediari cinesi e numeri astrali. Una gemma conficcata (e alla fine distrutta) posta in una città in cui il ritmo frenetico non sembra particolarmente scosso dall’evento. Se non fosse per il bagarinaggio all’esterno: per comprare biglietti già usati. La danwei incombe per premiare i lavoratori modello che acquistano e dimostrano di essere stati all’evento dell’anno, del secolo, del millennio.
Basta il biglietto, mica l’intenzione.