Rassegna settimanale della stampa cinese

In by Simone

Come ogni settimana, giorno per giorno gli eventi e gli approfondimenti sui fatti principali trattati dalla stampa cinese. E come sempre le vignette di Crazy Crab e la foto di Zaijietou


Wang Lijun: Capo, sono troppo stressato!
Bo Xilai: Bastardo, prima i leader!

Sul cartello: Consolato americano di Chengdu.
La freccia indica: Centro vacanze terapeutiche.

(‘Prima i leader‘, nei casi di emergenza, l’espressione fa riferimento all’incendio in un teatro di Karamay nel 1994, in cui persero la vita centinaia tra bambini e insegnanti per permettere ai leader di evacuare prima l’edificio)


Lunedì 6 febbraio: Siria. Le ragioni del voto

Alle Nazioni Unite si vota una risoluzione per rovesciare il regime in Siria: Cina e Russia pongono il veto, succede un mezzo putiferio.
Ma la posizione cinese sulla famigerata "intrusione negli affari interni" di altri stati sovrani ha una lunga tradizione di non ingerenza, e i quotidiani nazionali di Pechino danno ampio risalto alle motivazioni politiche del voto.

Si parla di rinuncia all’intervento di forza per promuovere un dialogo pacifico che possa risolvere a fondo i problemi della Siria, parafrasando le parole di Li Baodong apparse sul sito del Ministero degli Esteri cinese.
Inoltre in molti osservano come il voto in tandem di Cina e Russia possa essere interpretato, ancora una volta, come una prova generale per la creazione di un nuovo equilibrio di potere a livello mondiale, da contrapporre agli Stati Uniti.

Martedì 7 febbraio: Aspettando il capodanno tibetano

Cresce la tensione in Tibet. In previsione del capodanno tibetano, quest’anno il 23 febbraio, da Pechino partono direttive molto severe nei confronti dei funzionari di stanza in Tibet. “Tutti i quadri, a prescindere da chi siano o quale sia la loro posizione, verranno rimossi immediatamente, prima di essere soggetti a punizioni disciplinari se non adempieranno al loro lavoro in modo corretto”, ha specificato il portavoce regionale del Partito comunista.

Le manovre di Zhongnanhai mettono in allarme la comunità tibetana, nel timore di una drammatica escalation di violenza. Lobsang Sangay, primo ministro tibetano in esilio, dichiara al Financial Times“lo schieramento di militari sta aumentando rapidamente. Abbiamo visto le immagini di centinaia di convogli pieni di forze paramilitari con mitragliatrici automatiche che si spostano verso varie zone delle aree tibetane”.

Mercoledì 8 febbraio: Pronti, via. Un siluro per Bo Xilai.

E’ senza dubbio la notizia della settimana. Wang Lijun, capo della polizia di Chongqing e braccio destro dell’astro nascente dei principini Bo Xilai, per sfuggire ad un’inchiesta mossa contro di lui avrebbe cercato rifugio al consolato americano di Chengdu, Sichuan, chiedendo asilo politico agli Stati Uniti.

La notizia non è ancora confermata e fonti cinesi indicano invece che il superpoliziotto si sia solo ritirato per "curarsi". Ma la pietra ormai è lanciata nello stagno dei giochi politici interni per la successione al potere del prossimo ottobre, per quello che sembra un attacco diretto al capo del Partito di Chongqing, Bo Xilai, dato in ascesa grazie ad una lotta alla malavita, spesso condotta oltre i limiti della legalità, e ad un’iniezione di patriottismo rosso senza precedenti nella megalopoli della Cina meridionale.

Giovedì 9 febbraio: Ne rimarranno solo sei.

Arrivano le prime conferme sul caso Wang Lijun. L’ambasciata americana non smentisce, rendendo noto che sì, Wang è stato al consolato americano. Per i cinesi invece rimane sempre "in vacanza".

Allargando la panoramica, cerchiamo di fare chiarezza sulla corsa a due per un seggio nella Commissione Permanente del Politburo: Bo Xilai da una parte, principino ed esponente di spicco della new left; Wang Yang dall’altra, capo del Partito del Guangdong, liberale e protagonista nella gestione di moti di Wukan, risolti egregiamente senza tragici spargimenti di sangue.

Venerdì 10 febbraio: Epurato o scappato?

Arriva la conferma di Xinhua: Wang Lijun sarebbe stato nel consolato americano di Chengdu per 24 ore. La bomba contro Bo Xilai è definitivamente detonata e anche se ancora non si capisce chi l’abbia piazzata, diventa importante andare a scavare nelle relazioni passate tra il leader rosso di Chongqin ed il suo superpoliziotto.

Un’accoppiata che in pochi anni ha "ripulito" Chongqing dalla malavita organizzata e dove Wang interpretava la parte del poliziotto cattivo: scontri corpo a corpo contro i gangster della Triade e una serie di cicatrici sparse per il corpo lo fanno entrare nella leggenda dell’antimafia cinese. Ma qualcosa si incrina, si vocifera di un’indagine per corruzione e Wang viene sollevato dall’incarico, relegato dietro una scrivania ad occuparsi di affari ambientali.

Ora il mistero delle 24 ore al consolato americano di Chengdu. Godetevi questo weekend, che da lunedì il giallo di Wang Lijun si arricchirà di nuovi e sorprendenti dettagli.

La foto della rassegna stampa è tratta dal Carattere Cinese "Zai Jie tou", vitale photoblog, progetto-contenitore di sessanta fotografi di diverse parti della Cina. É uno spazio condiviso e condivisibile, dove i fotografi, più o meno professionisti, si pubblicano e si confrontano. Lo abbiamo scelto perché offre una varietà unica di punti di vista su quello che succede giornalmente in questo paese. Rappresenta così in modo diretto i gesti, gli sguardi, i giochi e gli oggetti che suscitano scenari e racconti individuali in una strada della Cina: qui la scheda, qui le foto.