Epurato o scappato?

In by Simone

Arriva finalmente la conferma di Xinhua: Wang Lijiun, il superpoliziotto autore – insieme al leader di Chongqing – di una mastodontica campagna anti mafia, avrebbe trascorso 24 ore nel consolato Usa di Chengdu. Un colpo all’ascesa politica di Bo Xilai.
Non si placa il mistero della storia da guerra fredda in corso a Pechino. Nella serata di ieri, 9 febbraio, la Xinhua ha diramato una nota nella quale ufficializza quanto sospettato nei giorni precedenti: Wang Lijiun, il superpoliziotto autore insieme al leader di Chongqing Bo Xilai di una mastodontica campagna anti mafia, avrebbe trascorso 24 ore nel consolato Usa di Chengdu. Per questo è sotto indagine da parte delle forze di sicurezza cinese.

Per questo, quindi, è probabilmente sotto custodia in qualche località segreta, confermando come le voci di un suo “ritiro perché stressato” non fossero altro che metafore per indicare una sua detenzione. Si tratta di un terremoto politico che va a colpire principalmente Bo Xilai, politico in auge, candidato ad un ruolo nella Commissione Permanente del Politburo e per questo esposto ad attacchi. Da chi, però, rimane ancora un mistero.

Sul fatto che la nota frettolosa di Xinhua di alcuni giorni fa in cui Wang Lijiun veniva dato come “stressato e in vacanza” ci avevano creduti in pochi. Esistevano però anche dei dubbi circa la sua presenza al consolato Usa: supposta ma mai confermata. Ieri invece è arrivata la nota dell’agenzia di stampa ufficiale cinese che conferma la presenza di Wang Lijiun nel consolato Usa di Chengdu e che indica lo stesso ufficiale sotto indagine da parte delle autorità.

Nella serata di mercoledì in Cina, da Chengdu provengono notizie inquietanti, circa la presenza di forze di polizia che circondano il consolato Usa a Chengdu. Immediato parte il rumor: Wang Lijiun, braccio destro di Bo Xilai, boss del Partito di Chongqing, avrebbe chiesto asilo politico agli Usa. Perché?

Nell’immediato non ci sono certezze, la notizia non è confermata e anzi, i media ufficiali si premoniscono di specificare che Wang, causa troppo lavoro sarebbe “stressato” e in “vacanza”. Una terminologia non nuova per indicare un’epurazione. Epurato o scappato? Il consolato Usa si trincera dietro a un “no comment”, mentre la speculazione avanza. Si dice che Wang sia finito nel mirino di un’indagine per corruzione. Proprio lui che insieme a Bo Xilai era diventato l’eroe anti mafia.

La lotta tra Wang e le triadi cinesi ha infatti ormai connotati leggendari, hanno fatto anche delle serie televisive ispirate al superpoliziotto. Nel 2007 Bo Xilai, un “principino” ambizioso e dall’ottima capacità di utilizzare i media, si insedia come capo del Partito a Chongqing.

Per segnalarsi ai vertici e divenire in breve tempo famoso utilizza due strategie: da un lato fa partire una indagine sulla mafia locale che porta a processo e condanne migliaia di persone, senza alcuna differenza tra ufficiali, giudici, politici e gente comune.

Dall’altro Bo Xilai lancia la “campagna rossa”: canzoni tradizionali in televisione, messaggi via cellulare con citazioni maoiste, campagna di rieducazione tra i contadini per i giovani. Nasce l’aura di Bo Xilai: l’intransigente rosso, sicuro candidato ad un posto nella Commissione Permanente del Politburo. La stanza dei bottoni per eccellenza della politica cinese.

Wang Lijiun è il suo esecutore: è lui il capo della task force di polizia locale che mette dentro personaggi in vista e che combatte, anche corpo a corpo (ha ferite e cicatrici che hanno contribuito alla sua leggenda) contro la mafia locale. La coppia sembra lanciata verso un futuro radioso.

Qualcuno però, dopo gli eventi degli ultimi giorni, segnala un primo elemento di difficoltà: nel maggio scorso un collaboratore della coppia anti crimine, finisce indagato per corruzione. Secondo alcuni osservatori qualcosa si incrina tra Bo Xilai e Wang Lijiun.

Nelle scorse settimane una nota del governo di Chongqing, megalopoli cinese, annuncia che Wang Lijiun è destituito dai suoi incarichi di pubblica sicurezza, per occuparsi di compiti secondari. Un segnale di accantonamento, che non preoccupa eccessivamente la scena politica cinese.

Poi, questa settimana, il trambusto: non solo accantonato, forse epurato, addirittura sotto indagine e ora di sicuro sotto torchio, con metodi cinesi, dopo aver trascorso 24 ore nel consolato americano di Chengdu.

Secondo molti osservatori della politica cinese la vicenda è principalmente un colpo basso diretto alle ambizioni politiche di Bo Xilai. Si sa che il giovane principino non sia propriamente nelle grazie dell’attuale leadership (pesa anche la differenza provenienza sociale) e più in generale Bo Xilai è stato spesso accusato di eccessivo individualismo, proprio in un momento in cui invece il Partito sembra cercare una via più collegiale nella gestione del potere.

I vertici della politica cinese si muovono spesso in silenzio o attraverso sfide incrociate e quanto emerge costituisce spesso segnali, che solo con il tempo potranno essere decifrati. La corsa alla successione politica del 2012, di sicuro, è iniziata.