Rassegna settimanale dei media cinesi

In by Simone

Gli eventi della settimana cinese, tra espulsioni di giornalisti e attentati suicidi. Nel mezzo due celebrazioni, festeggiate con due speciali di Asia Files, la vignetta di Crazy Crab e la foto di Zaijietou

Chen volò sul nido del cuculo
La figura sul filo spinato è anche il carattere cinese 人 (ren), che significa persona o essere umano.

Prima della consueta carrellata degli eventi setttimanali cinesi due celebrazioni, ad opera di Asia Files: il compleanno di Tagore e di Manto, con due speciali. Di seguito i link:
Manto, lo scrittore maledetto della Partizione
Toba Tek Singh
Buon compleanno Tagore
Inconscio e melanconia di Tagore  

Lunedì 7 maggio: Bo Xilai voleva uccidere Wang Lijun?

Non c’è fine al giallo di Chongqing. Secondo alcune indiscrezioni Bo Xilai avrebbe escogitato non uno, ma tre modi per assassinare Wang Lijun. Mafia o suicidio. Con addirittura due diversi moventi. Avrebbe inoltre fatto spiare il presidente Hu Jintao.

Martedì 8 maggio: la Cina si compra Tonga

L’esempio dell’indebitamento di Tonga mostra il destino al quale stanno andando incontro gli stati del Pacifico, prede degli aiuti economici di Pechino. La Cina, comprandosi il favore degli arcipelaghi più remoti del globo, cerca di fare il vuoto attorno ai cugini di Taiwan.

Mercoledì 9 maggio: Al Jazeera fuori dalla Cina

Non accadeva da tredici anni che un corrispondente venisse obbligato a lasciare Pechino. Melissa Chan è partita ieri notte e Al Jazeera è stata costretta a chiudere l’ufficio di Pechino per il suo canale inglese. Fare i giornalisti in Cina è sempre più difficile.

Giovedì 10 maggio: la fuga di Chen raccontata da He Peirong

Paladina dei diritti umani e dissidente, eroina e traditrice, pedina di potenze straniere e agente della Cia: da quando He Peirong ha aiutato l’attivista cinese Chen a fuggire dagli arresti domiciliari, sul suo conto si è detto di tutto.

Venerdì 11 maggio: attentato suicida in Yunnan

Il primo attentato suicida del sud scuote la Cina, che torna ad interrogarsi circa il problema delle demolizioni forzate, temendo un’evoluzione nei metodi di protesta dei più disperati. Secondo loro morire non basta più. Bisogna anche uccidere. Intanto il bilancio sale a 4 morti e 15 feriti.