Primavera ambientalista

In by Gabriele Battaglia

Il 16 maggio scorso migliaia di persone sono scese in piazza contro la costruzione di una raffineria a Kunming, la città dell’eterna primavera. Caso più unico che raro, il sindaco ha incontrato i manifestanti. Ha promesso che l’impianto non si farà senza il consenso dei cittadini. E il caso ha attirato l’attenzione di Obama. Non si vede di frequente un sindaco di una metropoli di 6,5 milioni di abitanti che di sua spontanea volontà affronta duemila manifestanti. In Cina poi, dove nelle conferenze stampa non sono previste domande, un’ora dedicata a rispondere ai dubbi di cittadini e giornalisti ha dell’incredibile.

Siamo a Kunming, oltre duemila chilometri a sud di Pechino e appena cinquecento dal confine birmano. La città dell’eterna primavera. Cielo azzurro e clima quasi mediterraneo. 

A gennaio, il governo ha dato l’ok per costruire una raffineria. Sarà ultimata nel 2018 ed è pensata come il naturale punto d’arrivo di un oleodotto che porterà in Cina il greggio birmano. Un impianto petrolchimico che tratterà anche il p-xilene, un sotto prodotto del petrolio usato in alcune plastiche. Ed è questo il punto.

La popolazione non vuole nessuna fabbrica a inquinare la sua città, ma soprattutto ha paura dei danni fisici permanenti che causa l’esposizione a lungo termine al p-xilene: cancro negli adulti e malformazioni nei bambini.

Così per la seconda volta in questo mese i cittadini di Kunming hanno manifestato in maniera moderna e pacifica. Si sono organizzati attraverso i social media, confezionando appelli intelligenti che potevano superare la censura “a due giorni da oggi, sotto l’edificio governativo più importante della regione”. E ancora adesivi e poster sulle portiere e all’interno dei finestrini delle macchine.

Così – nonostante il candidato sindaco, nonché attuale capo della polizia, abbia dichiarato le manifestazioni illegali e abbia fatto circolare avvisi che intimavano di “non discutere, non diffondere e non partecipare” – duemila persone si sono incontrate in tarda mattinata e hanno marciato per le vie della città per manifestare il loro dissenso al progetto.

Nella Repubblica popolare si contano almeno 180mila proteste l’anno, ma sono veramente rare quelle che avvengono nelle grandi città. E negli ultimi anni alcune di queste, sempre forti di motivazioni ambientaliste, hanno avuto fortuna. A Dalian nel 2011 e a Ningbo l’anno successivo sono stati bloccati i lavori per la costruzione di impianti petrolchimici. Ma nessun sindaco era stato tanto esplicito come quello di Kunming.

Anche se in maniera vaga, ha promesso che la fabbrica non si farà senza il consenso della popolazione. Nel frattempo il caso è stato addirittura pubblicato sul sito della Casa Bianca. Ha già raggiunto 14mila firme. Se mai arriverà a 100mila, Obama stesso sarà chiamato a rispondere. Speriamo che il sindaco riesca a risolvere prima la situazione.

[Scritto per il Fatto quotidiano; foto credits: abc.net.au]