Il crollo dell’indice Nikkei sul mercato azionario di Tokyo scatena una reazione a catena che coinvolge Asia e Europa. Per Tokyo, è il peggior dato negli ultimi 13 anni. In Malaysia giro di vite contro politici accusati di incitare alla sedizione. Dodici morti in un attacco contro le forze di polizia in Pakistan. GIAPPONE – Il crollo della borsa contagia le piazze estere
L’indice Nikkei, l’indice borsistico nazionale giapponese, crolla e trascina con sé le borse asiatiche ed europee. Dopo la pubblicazione di dati economici legati alla crescita cinese (il Purchasing Manager’s Index, Pmi), che hanno paventato l’ipotesi che quest’anno il governo cinese non riuscirà a mantenere la crescita al 7,5 per cento, l’indice della borsa di Tokyo ha toccato i minimi da 13 anni a questa parte, chiudendo con un meno 7,3 per cento.
A spaventare i mercati anche alcuni segnali che la Federal Reserve possa ridurre le politiche di iniezione di liquidità nel mercato. Nel pomeriggio, riporta la televisione nazionale Nhk, sul mercato azionario di Tokyo sono aumentati gli ordini di vendita, provocando così una caduta dei prezzi delle azioni e un conseguente apprezzamento dello yen.
“L’attenzione deve rimanere alta”, scrive dalle colonne del Nikkei Shimbun, il principale quotidiano economico giapponese, Shimizu Isaya:“è possibile cadere in una spirale negativa di azioni a basso prezzo e apprezzamento dello yen.”
“Il ritmo di crescita dei prezzi delle azioni è stato troppo sostenuto”, dice alla Nhk Kumagai Mitsumaru chief economist della Daiwa. La debacle della borsa di Tokyo è il primo vero ostacolo alla “Abenomics”, la nuova politica economica aggressiva promossa dal premier Abe Shinzo.
Ne ha messo in luce “tutta la sua pericolosità”, dichiara il leader del Partito democratico, primo partito d’opposizione, Kaieda Banri. Intanto dal governo di Tokyo, il ministro delle Finanze Aso si rifiuta di commentare.
MALAYSIA – Giro di arresti contro gli oppositori
La polizia malaysiana ha arrestato oggi tre figure importanti dell’opposizione politica sulla scia delle polemiche seguite alle elezioni del 5 maggio scorso, che hanno visto uscire vincitore, ma con il peggior risultato di sempre, il Barisan Nasional, partito al governo da oltre mezzo secolo.
Tamrin Ghafar, figlio di un ex primo ministro è stato arrestato, ultimo in ordine di tempo oggi a Bangsar, riporta il New Straits Times. Prima di lui erano stati arrestati il vice presidente del partito di opposizione Keadilan, Tian Chua e l’attivista politico Haris Ibrahim. I tre sono accusati di istigazione alla sedizione. Stessa accusa anche per uno studende 24enne che rischia fino a 3 anni di carcere.
Il Keadilan ha chiesto immediatamente il rilascio di Tian Chua e Haris invitando il governo di Najib Razak a “porre fine alle persecuzioni politiche”. Già nel luglio 2012, il primo ministro Najib, sottolineando l’importanza della conciliazione nazionale, aveva promesso l’abrogazione della legge sulla sedizione e l’approvazione di una legge di armonia nazionale. Tuttavia le prima è ancora vigente.
Dal giorno delle elezioni le opposizioni sono scese in piazza per denunciare brogli e molteplici irregolarità.
PAKISTAN – Esplosione a Quetta. Dodici morti
Una bomba installata in un risciò a ucciso almeno dodici persone a Quetta, nel Pakistan sud-occidentale. Almeno dieci di loro erano membri della polizia locale. Stando a quanto dichiarato da un funzionario della polizia locale, l’obiettivo dell’attacco era un mezzo delle forze di sicurezza paramlitari del Beluchistan, che si stava dirigendo verso la periferia della città vicina al confine con l’Afghanistan.
L’area è da tempo teatro di violenza separatista che ha fin qui prodotto migliaia di vittime. Sin dai primi mesi di quest’anno, ricorda la Bbc, il goveno pakistano ha cercato di rafforzare le misure di sicurezza nella zona, dopo continui attacchi contro la minoranza sciita della città, gli hazara.