Pechino vieta le influenze straniere su libri e tv

In Uncategorized by Alessandro Zadro

Assicurare la “purezza ideologica”. Questo è l’obiettivo che la National Radio and Television Administration (NRTA) vuole raggiungere con l’introduzione di regole più rigide per i programmi televisivi di importazione, comprese le trasmissioni online.  Le nuove linee guida, al momento al vaglio dell’opinione pubblica e che verranno ufficializzate entro fine ottobre, intendono colpire tutti i canali televisivi intenzionati a importare programmi e contenuti stranieri riguardanti questioni politiche sensibili. Non verranno più mandati in onda programmi televisivi che contestino la sovranità territoriale cinese, che trattino argomenti delicati o il cui staff e set di attori abbia espresso in passato opinioni non condivise da Pechino. Per esempio, tutti coloro che riconoscono l’indipendenza di Taiwan e di Hong Kong non potranno comparire in TV. 

Le reti televisive e le piattaforme online non saranno più in grado di destinare oltre il 30% del loro palinsesto giornaliero a spettacoli stranieri – comprese le produzioni di Taiwan, Hong Kong e Macao – appartenenti a generi quali film, drammi, serie animate, documentari e programmi sportivi. Se approvato, il nuovo regolamento vieterà anche la trasmissione di tutti i contenuti importati in prima serata (dalle 7 alle 10 di sera), oltre a limitare il numero di attori, sceneggiatori e registi stranieri che non potranno superare il 20% del cast.

Come specificato dalla NRTA le nuove restrizioni hanno lo scopo di “mantenere la stabilità sociale” e limitare contenuti che “si allontanano dai valori fondamentali di una società socialista”, col fine ultimo di tutelare il pubblico cinese da tematiche che incitino all’odio, alla violenza e al terrorismo.

La nuova stretta rientra appieno nel processo di accentuato conservatorismo promosso dal Partito, ed espanderà oltre misura il controllo governativo sui contenuti condivisi in TV e sul web. Secondo Zhan Jiang, professore di giornalismo presso la Beijing Foreign Studies University, questo è l’ultimo tentativo messo in atto da Pechino per “stringere la presa sul pensiero e la cultura cinesi, così da rinvigorire una campagna di propaganda che vede nei giovani, bersaglio principale dei programmi stranieri, il proprio cardine”.

Una dipendente di un’importante emittente televisiva nazionale, che ha preferito rimanere anonima per evitare possibili ripercussioni, ha contestato le restrizioni in quanto “la Cina non è ancora in grado di produrre programmi televisivi all’altezza di quelli americani o europei a causa di una evidente carenza di idee e cast di qualità”. La donna ha proseguito dicendo che, mossa dalla curiosità e dalla necessità di accedere a contenuti qualitativamente migliori, l’audience cinese sarà ancora più invogliata a valicare il Great Firewall imposto da Pechino attraverso le reti virtuali private (VPN), il cui utilizzo – considerato illegale – è punibile persino con la reclusione.

La stretta sui palinsesti arriva in concomitanza con direttive più severe sui testi scolastici d’importazione che colpiscono soprattutto gli istituti internazionali, considerati fucina di idee sovversive. Il Ministero dell’istruzione cinese ha lanciato infatti un’ispezione dei testi in dotazione nelle scuole di tutto il paese al fine di combattere l’influenza occidentale. Il presidente Xi Jinping ha da tempo dichiarato la propria volontà di rafforzare il PCC dalle basi della società cinese, ed in particolare attraverso la promozione del patriottismo e della storia che hanno reso grande la Cina. Nello specifico, gli organi preposti avranno il compito di “correggere ed eliminare” i testi scolastici stranieri considerati illegali e sostituirli con quelli approvati. Al contempo, verrà reso obbligatorio lo studio del pensiero di Marx, Mao Zedong e dell’attuale presidente. Il Pensiero di Xi dunque “sarà incorporato in ogni libro di testo, in ogni classe e nei cervelli stessi degli studenti”.