Pechino e Bruxelles sempre più vicine

In by Gabriele Battaglia

La Cina accellera con gli investimenti in Europa. In particolare verso i Paesi più in difficoltà, come Grecia, Spagna e Portogallo. Ora si deve aprire una nuova fase della cooperazione Ue-Cina. Che parta dal riconoscimento a Pechino dello status di economia di mercato e dall’abolizione dell’embargo sulla vendita di armi.   Crisi finanziaria europea e interesse cinese per il know-how tecnologico sono alla base dell‘accelerazione impressa agli investimenti di Pechino in Europa. Lo scrive il South China Morning Post quando non è trascorsa una settimana dal vertice economico tra Ue e Cina di giovedì a Bruxelles in cui la Repubblica popolare e l’Unione hanno raggiunto un accordo per avviare “il prima possibile” le trattative per un accordo sugli investimenti.

Investimenti, scrive il quotidiano di Hong Kong che nel secondo trimestre dell’anno hanno raggiunto i 5,1 miliardi di dollari, raddoppiando la cifra del primo trimestre, secondo i dati di A Capital. Con la Cina che guarda soprattutto a Paesi in difficoltà come Grecia, Spagna e Portogallo costretti a dover vendere propri asset. Per esempio l’acquisizione di China Three Gorges della società energetica portoghese Edp. O ancora l’acquisizione del 7 per cento di Eutelsat fatta a giugno dal fondo sovrano cinese.

Wen Jiabao tuttavia ha voluto essere franco, come lui stesso ha detto in occasione dell’incontro, l’ultimo nelle vesti di primo ministro. Pechino ha sollevato nuovamente i due punti dolenti delle relazioni con l’Europa: la revoca dell’embargo sulla vendita di armi imposto nel 1989 in risposta alla repressione del movimento di piazza Tian’anmen e il riconoscimento per la Cina dello status di economia di mercato.

“Abbiamo lavorato duramente per dieci anni su questi temi”, ha detto il premier cinese che ieri ha incontrato il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, e il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy. “Le risposte sono state però elusive”, ha lamentato, “Me ne rammarico e spero che la parte europea valuti adeguatamente le opportunità che ha di fronte e prenda le giuste iniziative”.

Sul capitolo embargo, l’Ue è divisa, con Francia, Italia, Spagna, Austria tra i Paesi che più premono per l’alleggerimento o la revoca. Una scelta che per molti esperti potrebbe trasformarsi in un boomerang per le aziende europee con i mezzi venduti e poi copiati per essere rimessi sul mercato dalle concorrenti cinesi.

Il sito EuObserver, specializzato su quanto accade a Bruxelles, cita però le parole di Catherine Ashton, alto rappresentate Ue per gli affari esteri, che nel 2010 in un documento interno sottolineò come “l’embargo sia il principale ostacolo per un maggiore sviluppo della cooperazione tra l’Europa e la Cina”.

Nel mentre, ricorda il sito,  Bae System, colosso britannico della difesa, e Eads, il più grande produttore aerospaziale dell’Ue, sono pronte per la fusione in quello che diventerebbe un gigante globale del comparto.

Per quanto riguarda il riconoscimento dello status di economia di mercato, le ultime settimane sono state segnate dall’apertura di un’inchiesta europea sulle presunte pratiche di concorrenza sleale attuate dai produttori di pannelli solari cinesi che avrebbero messo in crisi i concorrenti del Vecchio continente, in particolare i tedeschi, vendendo al di sotto dei prezzi di produzione perché foraggiati da un accesso al credito quasi illimitato

Ultimo punto dolente dell’incontro la mancata conferenza stampa. Pechino avrebbe voluto selezionare lei stessa i giornalisti non europei presenti per evitare domande scomode. Conferenza annullata quindi, per le difficoltà ad accordarsi tra le due parti tra le protesta dell’organizzazione dei giornalisti accreditati a Bruxelles. Era già successo a maggio, durante la visita del vicepremier cinese, e primo ministro designato, Li Keqiang.

Tra le note positive l‘accordo di cooperazione per ridurre l’emissione di gas serra e per favorire la transizione a un’economia povera di carbone. Oltre all’apprezzamento e la fiducia di Wen per le misure prese dall’Unione europea contro la crisi. Il primo ministro ha inoltre sottolineato quella che a suo avviso è la sempre maggiore integrazione tra gli Stati membri dell’Ue, di cui Pechino è tra i sostenitori “per un mondo multipolare e contro l’unilateralismo”.

Frase questa rivolta più a Washington che all’Europa che resta il primo partner commerciale di Pechino che a sua volta è il secondo partner per l’Ue dopo gli Stati uniti, con un volume di scambi che nel 2011 ha raggiunto i 567 miliardi di dollari e con gli investimenti cinesi nell’Unione che hanno toccato i 4,4 miliardi di dollari.  

[scritto per formiche.net; foto credits: cartoonmovement.com]