Pakistan – Gli alleati della poliomielite

In Uncategorized by Simone

Attacchi talebani e strategie antiterrorismo sbagliate minano le campagne per debellare la poliomielite dal Pakistan. Assieme a Nigeria e Afghanistan la Terra dei puri è uno dei tre Paesi dove la malattia è ancora endemica. E l’obiettivo di sconfiggerla si allontana di anno in anno nonostante i progressi. 
L’ultimo attacco in ordine di tempo è dello scorso 31 gennaio. Due operatori che lavoravano per somministrare vaccini contro la poliomielite ai bambini pakistani sono morti nell’esplosione di un ordigno nelle aree tribali di Kurram, al confine con l’Afghanistan. Due giorni prima, nel distretto di Swabi, sempre nel nordovest del Paese, un poliziotto di scorta ai volontari era stato ucciso a colpi d’arma da fuoco.

Il Pakistan è assieme all’Afghanistan e alla Nigeria uno dei tre Paesi al mondo in cui la poliomielite è ancora endemica. Gli sforzi per debellare si scontrano nella Terra dei puri con l’opposizione di talebani e gruppi fondamentalisti che considerano le vaccinazioni una tattica statunitense per sterilizzare i bambini e impedire alla popolazione musulmana di riprodursi. In alternativa volontari e medici rischiano di essere considerati spie.

Lo scorso dicembre attacchi e omicidi avevano costretto l’Unicef e l’Organizzazione mondiale della sanità a sospendere i programmi, mettendo a rischio gli obiettivi fissati dal Pakistan. Intanto, riporta il quotidiano Dawn, la Banca islamica per lo sviluppo ha accordato un prestito da 250 milioni di dollari per finanziare un programma per eradicare la poliomielite entro i prossimi tre anni. L’ennesimo rinvio ricorda il quotidiano. Nel 1997 il governo di Islamabad si impegnò a raggiungere l’obiettivo entro il 2000, scadenza poi spostata in avanti fino al 2004 e via via fino al 2012 quando i casi furono 58 in calo rispetto ai 198 dell’anno precedente.

Dalle colonne di BusinessWeek, Charles Kenny lancia tuttavia una provocazione che tira in ballo le responsabilità della Cia nell’ostacolare la riuscita degli sforzi pakistani e internazionali. Nessuna tesi complottista, ma la constatazione del danno provocato da strategie come a esempio la finta campagna di vaccinazioni contro l’epatite B inscenata per raccogliere campioni di Dna utili a identificare e scovare Osama bin Laden. La collaborazione con gli Stati Uniti è costata il carcere al medico Shakil Afridi accusato di tradimento in un caso che ha provocato l’ennesimo scontro tra i governi di Washington e Islamabad. Scrive Kenny che vietare simili operazioni toglierebbe argomenti a chi vede secondi fini nelle campagne immunitarie e tutelerebbe i volontari.

Come ricorda l’agenzia d’informazione umanitaria Irin, dipendenti delle ong e operatori umanitari si trovano spesso costretti in mezzo a scontri politici, etnici e religiosi. Non sono soltanto le vaccinazioni a risentirne, il clima di sospetto non risparmia i volontari e i dipendenti internazionali che spesso hanno problemi o restrizioni quando devono avere il visto. Mentre le minacce alla sicurezza ostacolano l’impegno a prestare aiuto.

[Scritto per Linkiesta] [Foto credit: dawn.com]