Okinawa, dopo il marine, arriva Topolino?

In by Gabriele Battaglia

E se fosse Topolino a salvare Okinawa? La possibilità si fa di ora in ora più concreta dopo che qualche giorno fa il governo di Tokyo ha dato il suo sostegno all’idea di costruire un Disney Resort su terreni oggi occupati da una base militare Usa. Durante un incontro a Tokyo con il capo segretario di gabinetto, Yoshihide Suga, Atsushi Sakima, sindaco della città di Ginowan — nella parte meridionale dell’isola di Okinawa, la principale dell’arcipelago un tempo conosciuto come Ryukyu, Giappone meridionale —, ha richiesto la cooperazione del governo Abe per portare, entro i prossimi tre-quattro anni, un parco divertimenti legato al brand globale di Walt Disney sui terreni dove oggi sorge l’ingloriosa base aerea di Futenma.

Al momento non ci sarebbe un piano concreto. L’idea è infatti ancora in fase embrionale, ma, da quanto scrivono i media nazionali, ha trovato subito l’entusiastico favore dell’amministrazione liberal-democratica.

Suga ha infatti dato l’ok su tutta la linea e promesso a Sakima che “il governo è pronto a fare tutto il possibile” per trasformare l’idea in un progetto tangibile. Qualcosa sembra già essersi smosso. Stars and Stripes, organo d’informazione delle forze armate statunitensi, ha rivelato infatti che la ministra per Okinawa e i territori del nord — altra spinosa questione territoriale che dal secondo dopoguerra divide Mosca e Tokyo — Aiko Shimajiri avrebbe già intavolato lo scorso 2 dicembre una trattativa con Oriental Land, il gruppo che è proprietario e gestore, tra gli altri, di Tokyo Disney Resort e di Tokyo Disneyland a Urayasu, nella provincia di Chiba, poco lontano dalla capitale giapponese.

Tokyo Disneyland, aperto nel 1983, è una delle attrazioni più amate dai turisti che si recano nel Paese arcipelago. Con i suoi 17,3 milioni di visitatori nel 2014 — e in crescita rispetto al 2013 — è il secondo parco a tema più popolare del globo e tra i contributori del boom turistico che il paese del Sol Levante vive da ormai diversi mesi a questa parte.

Un po’ di “magia" disneyana potrebbe arrivare a Okinawa verosimilmente nel 2018, nell’estremo tentativo di rilanciare l’economia della provincia più povera del Giappone, che si fonda su turismo, agricoltura e basi americane. Ad aprile di quell’anno è prevista la riconsegna alla popolazione locale dei terreni fino ad oggi usati dall’aeronautica militare statunitense e il topo con le brachette inventato da Walt Disney nel 1928 potrebbe essere — almeno nelle attese dell’amministrazione di Ginowan — il simbolo della transizione verso una Okinawa meno militarizzata. In fondo, come dice la canzone della Cenerentola di Disney "Dimentica il presente e il sogno realtà diverrà".

La restituzione di Futenma a uso civile sarà infatti una misura più di facciata che di sostanza, per almeno due motivi. Il primo è che alla chiusura della base non corrisponderà una sensibile riduzione della presenza militare americana sull’isola:  è probabile infatti che continuino i lavori di espansione di un’altra struttura militare Usa a Henoko, costa sudorientale dell’isola di Okinawa; il secondo è il cosiddetto "budget di cortesia” (omoiyari yosan), una misura che rientra nel quadro della cooperazione nippo-americana dal dopoguerrra a oggi. È infatti lo stato giapponese — e quindi il contribuente, anche quello okinawano —  a pagare per le spese di mantenimento delle truppe americano sul suolo dell’arcipelago, compreso l’affitto dei terreni su cui sorgono le basi.

Intanto lo stallo tra il governatore della provincia di Okinawa Takeshi Onaga, politico anti-basi, e il governo di Tokyo è sempre più accentuato. Il 9 dicembre è iniziato il processo voluto da Tokyo contro l’amministrazione provinciale dopo che quest’ultima ha revocato i permessi per l’allargamento della struttura di Henoko nel tentativo di bloccare i lavori autorizzati in precedenza dal governo centrale.

Alla prima udienza, Onaga ha accusato il Giappone di “aver violato per decenni i diritti della popolazione di Okinawa permettendo una massiccia presenza di truppe americane” su un territorio relativamente piccolo. Mesi prima di ribadire il concetto in un’aula di tribunale, Onaga aveva portato la questione all’attenzione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite: “il nostro diritto di autodeterminazione e i nostri diritti umani sono stati ignorati”, aveva detto allora il governatore. 

La stessa popolazione locale è poi attraversata da sempre più profonde spaccature interne. Una parte chiede da anni lo spostamento delle basi militari Usa fuori dalla provincia di Okinawa, mentre un’altra parte, economicamente e politicamente più influente, vive proprio delle rendite sui terreni adibiti a uso militare. Sarà probabilmente ancora quest’ultima a ricevere i benefici del passaggio ad uso civile dei terreni — i privati, in particolare i grandi real estate developer come Oriental Land, pagano meglio dello stato.

[Scritto per East online; foto credit: japantourlist.com]