Oggi in Cina – Kunming, si segue la pista uigura

In by Gabriele Battaglia

Mentre la Cina si prepara all’apertura dei lavori dei due più alti organi consultivi della Repubblica popolare cinese, la popolazione è scioccata dall’attacco alla stazione di Kunming di sabato sera, definito l’11 settembre cinese. Zhou Yongkang forse sotto inchiesta. Il credito privato legalizzato a Wenzhou. La strage di Kunming

Trentatre morti e oltre 130 feriti è il bilancio ufficiale dell’attacco avvenuto nella serata di sabato alla stazione di Kunming, capoluogo della provincia sud-occidentale dello Yunnan.

Le autorità cittadine parlano di un “attacco terroristico organizzato” e accusano “separatisti dello Xinjiang”, esibendo come (per ora unica) prova una bandiera recante la scritta “non c’è altro dio al di fuori di Allah e Maometto è il suo profeta”, ritrovata sul luogo della strage. Parlano anche di una dozzina di attentatori mascherati e vestiti di nero, che si sono avventati all’arma bianca, indiscriminatamente, sui viaggiatori in transito in uno dei più trafficati snodi ferroviari cinesi.

Tra le vittime, anche quattro aggressori – tre uomini e una donna – che sono stati uccisi dalla polizia sulla scena; un’altra donna sospetta è stata arrestata ed è attualmente in custodia mentre è sottoposta a cure mediche.

Il presidente Xi Jinping ha ordinato la violenta repressione dei terroristi, mentre il World Uyghur Congress – organizzazione dei fuoriusciti uiguri con sede in Germania – sostiene che un così immediato collegamento tra la strage e la minoranza musulmana della regione autonoma rivela se mai come la ricostruzione ufficiale non sia accurata.

L’attacco è avvenuto alla vigilia dell’apertura della Conferenza consultiva del popolo (lunedì) e del Congresso nazionale del popolo (mercoledì), un doppio appuntamento politico ricorrente e molto sensibile, perché è tutto interesse della leadership cinese trasmettere in questo periodo un’idea di stabilità.

I media di Stato definiscono già la strage “03.1”, con chiaro riferimento all’”11 settembre” statunitense, il che lascia intendere una dura reazione di Pechino, simile a quella che portò alla protratta global war on terror statunitense. Solo che in questo caso il “nemico” è all’interno dei confini nazionali. Qualcuno plaude al preveggente insediamento di una “commissione per la sicurezza”, decisa dalla leadership cinese lo scorso novembre e presieduta dallo stesso Xi Jinping.

Intanto sui media fioccano le scioccanti testimonianze chi ha assistito all’attacco, mentre in rete si sprecano reazioni di tutti i tipi: da quelle esasperatamente nazionaliste, finanche razziste nei confronti della minoranza musulmana dello Xinjiang, a quelle semplicemente addolorate e scioccate.

Zhou sotto processo?

Un alto funzionario di Stato ha lasciato intendere per la prima volta ieri che l’ex zar della sicurezza cinese Zhou Yongkang, uomo forte e già protettore di Bo Xilai, potrebbe presto essere messo sotto indagine per corruzione.

Nel corso di una conferenza stampa alla vigilia della sessione annuale della Conferenza consultiva politica del popolo cinese, Lu Xinhua, portavoce dell’organismo, ha risposto a esplicita domanda che “chiunque violi la disciplina del partito e le leggi dello Stato sarà seriamente indagato e punito, non importa chi sia o quale alto rango abbia”.

Wenzhou: credito privato

Al termine di un percorso durato quasi tre anni, la Cina ha legalizzato il credito privato nella città di Wenzhou. Il centro dello Zhejiang era stato investito nel 2011 da una crisi che aveva portato un gran numero di piccole-medie imprese, tipiche della zona, sull’orlo del fallimento a causa della mancanza di ordini dall’estero e di liquidità.

Ora i prestiti privati sono stati formalmente legalizzati proprio per consentire l’accesso delle imprese più piccole al credito. Il programma pilota varato nel week-end consente di ottenere prestiti attraverso tre tipi di intermediari privati che non sono invece previsti dal sistema finanziario legale nel resto del Paese.

[Foto credits: politico.com]