La Cina ha e sempre più avrà un problema di approvvigionamento alimentare e così si dà il via libero ai cibi geneticamente modificati. un membro della Conferenza consultiva politica di Guangzhou ha pubblicamente suggerito che la divulgazione del patrimonio dei funzionari inizi dai vertici. L’Italia è il primo Paese europeo a rispedire in Cina una decennale latitante cinese. Intasata lunedì la corte di Shenzhen a causa di oltre 300 casi da discutere. La maleducazione dei nuovi ricchi. PIU’ OGM PER TUTTI
La Cina ha e sempre più avrà un problema di approvvigionamento alimentare e così si dà il via libero ai cibi geneticamente modificati. In un progetto ufficiale, il cosiddetto Documento centrale No1, le autorità ordinano che la ricerca sugli OGM sia incrementata e che il pubblico venga maggiormente “educato” sui prodotti modificati.
Cotone e papaya sono le uniche due colture che attualmente possono essere modificate e coltivate a fini commerciali nel Paese. Si stima che tutto il cotone cinese sia ormai OGM. Ma i prodotti geneticamente modificati vengono comunque importati in gran quantità: soia, colza, mais e lo stesso cotone. Per ora, la colture destinate all’alimentazione possono però essere solo trasformate in olio e mangimi per animali. L’anno scorso sono stati importate 70 milioni di tonnellate di soia, quasi tutta OGM.
Greenpeace Cina – che si oppone alla produzione commerciale di OGM – ha detto che ci vuole trasparenza e un controllo da parte dell’opinione pubblica sulle nuove ricerche appena sdoganate. E qui sta il problema, visto che gli studi sulla sicurezza di un riso geneticamente modificato che ha ottenuto l’approvazione ufficiale nel 2009, sono stati resi pubblici dopo ben cinque anni. Insomma, si pone il problema politico di un controllo dal basso di ciò che è deciso dall’alto. E qui ci sono di mezzo valori base come la salute e l’alimentazione.
USCITE IL REDDITO!
E a proposito di trasparenza, un membro della Conferenza consultiva politica di Guangzhou ha pubblicamente suggerito che la divulgazione del patrimonio dei funzionari inizi dai vertici. Il coraggioso e irriverente compagno è Wu Xiang, avvocato di Guangzhou, che così si è espresso durante la riunione della Conferenza Municipale della città.
“Non causa danni all’immagine della leadership quindi, per favore, signor segretario e signor sindaco, rendete per primi pubbliche le vostre proprietà", ha detto Wu.
Secondo il South China Morning Post, chi gestiva il dibattito ha cercato di silenziare l’intemperante Wu dando il microfono ad altri membri della conferenza che parlavano di questioni più soft, come il la locale squadra di calcio e i parcheggi, ma Wu è riuscito a far sentire la propria voce.
Guangzhou è la capitale del Guangdong, la provincia più ricca e anche più corrotta – secondo gli ultimi dati sui processi per malaffare – della Cina. Dal 2013, la autorità stanno provando a lanciare un progetto pilota per rendere pubbliche le proprietà e i redditi dei funzionari, ma negli ultimi cinque anni sono falliti almeno la metà dei trenta tentativi di fare trasparenza. Il Beijing News rivela che i funzionari delle aree scelte per la sperimentazione non rispondono al telefono o si dicono troppo occupati per rispondere a domande. Inoltre ci sono difficoltà oggettive: molti funzionari intestano i propri beni ad altre persone e non sarebbe per altro chiaro quali siano gli asset da dichiarare.
ESTRADIZIONE: ITALIA PRIMA IN EUROPA
Se si parla di corrotti, va sottolineato lo spirito collaborativo dell’Italia, primo Paese europeo a rispedire in Cina una decennale latitante cinese. La signora Zhang (se ne conosce solo il cognome) è atterrata ieri in Cina dopo essere stata arrestata dalla polizia italiana a ottobre 2014 e dopo la concessione dell’estradizione che risale al 16 gennaio. Prima di fuggire in Italia, nel 2005, faceva parte di una società di sicurezza della provincia di Hebei. In base alle accuse, avrebbe rubato più di 1,4 milioni di yuan (196mila euro) ai suoi clienti tra il 2000 e il 2005. Il ministero cinese della Pubblica Sicurezza ha quindi comunicato una Red Notice all’Interpol e iniziato la trafila con le autorità italiane. Zhang è l’ultima estradata nell’ambito dell’operazione "caccia alla volpe", iniziata lo scorso luglio, che prende di mira i sospetti di crimini economici che risiedono all’estero. La “caccia” ha già ottenuto il rimpatrio di 680 persone nel corso del 2014, ma solleva critiche in Occidente, per via della situazione dei diritti civili in Cina. Pechino ha stabilito accordi di cooperazione giudiziaria con 189 nazioni e aperto 49 uffici di coordinamento in 27 Paesi stranieri. Ma Canada e Usa non hanno finora aderito.
CORTE INTASATA
Stato di diritto, si diceva: con metodo sperimentale secondo caratteristiche cinesi ha aperto la prima “corte circondariale” cinese. Ed è subito stata presa d’assalto. Circa 300 persone da tutta la Cina hanno intasato lunedì la corte di Shenzhen e la disamina di alcuni casi ha dovuto essere rimandati. I tribunali circondariali sono una delle novità istituite dalla riforma dello Stato di diritto decisa lo scorso novembre. Sono finalizzati, nelle intenzioni, alla creazione di un sistema giudiziario più efficiente e professionale, togliendo i casi alle corti locali di livello inferiore, spesso controllate dai funzionari di Partito. Fanno insomma parte di un tentativo di sottrarre i casi legali all’arbitrio e agli interessi dei funzionari locali. La corte di Shenzhen, per esempio, si dovrebbe occupare delle principali cause amministrative e civili per le province del Guangdong, Guangxi e Hainan, e agire anche come corte d’appello, con la stessa facoltà di giudizio finale della corte suprema.
Si ritiene che di fronte alle inadempienze e alla sostanziale ingiustizia del sistema giudiziario cinese, la corte circondariale di Shenzhen, e le altre che sorgeranno, servano a deviare il flusso dei petizionisti che si mettono in viaggio da tutta la Cina e cingono d’assedio la corte suprema di Pechino. Ma evidentemente non è ancora chiarissimo a che cosa serva il nuovo tribunale visto che l’80 per cento dei 72 casi finora esaminati è stata respinta perché “non di competenza della corte”.
TURISMO: QUEI BUZZURRI DEI NUOVI RICCHI
Un esodo meno dolente è quello del capodanno cinese imminente, quando milioni di sudditi del Celeste Impero si riverseranno non solo lungo le strade interne, ma anche all’estero. Così, il Quotidiano di Guangzhou ha pensato bene di bacchettare i “nuovi ricchi”, pubblicando la top ten dei loro peggiori comportamenti all’estero, come l’essere troppo rumorosi in pubblico, scattare fotografie di sconosciuti senza il loro consenso, disseminare di spazzatura le attrazioni turistiche. Si cita la testimonianza di guide turistiche, secondo cui il lato peggiore del nuovo ceto medio buzzurro è la sua arroganza: dato che pagano, si sentono autorizzati a comportarsi come gli pare, addirittura “girare in pantofole nel foyer di un hotel di lusso”, si legge.
Nei primi 10 mesi dell’anno scorso, oltre 100 milioni di cinesi hanno viaggiato all’estero, contro i soli 8,43 milioni del 1998. Nel 2014 hanno speso 164.9 miliardi di dollari, contro i 113.6 spesi dai turisti stranieri in Cina.
[Foto credit: rt.com]