Oggi in Cina – L’acqua costa troppo

In by Gabriele Battaglia

L’acquedotto dello Yangtze riporta a galla il tema dell’indebitamento dei governi locali. Xi Jinping ispeziona la portaerei Liaoning e sottolinea la necessità di coordinazione tra forze aeree e marine. Pechino deve fare i conti con una massa sempre crescente di rifiuti. Chunjie e il turismo di massa. L’acqua costa troppo

Il gigantesco acquedotto che a partire da fine 2013 devia le acque dello Yangtze verso alcune province aride a nord del suo corso, viene criticato dai funzionari locali, perché porta più costi che benefici. Il ramo orientale del progetto intende rifornire di risorse idriche 100 milioni di persone me, anche se i prezzi dell’acqua devono ancora essere decisi, le stime preliminari suscitano commenti negativi da parte dei funzionari del Jiangsu dello Shandong.

I governi locali devono infatti pagare i lavori per gli ultimi chilometri dell’acquedotto e provvedere ai rimborsi per le requisizioni di terreni necessarie, ma non hanno abbastanza risorse.

Questa vicenda, che può apparire locale, ci porta invece nel cuore di una delle maggiori storture del sistema cinese, quella che riguarda il bilancio (in inglese si direbbe “fiscal problem”). I governi locali sono cronicamente indebitati – e quindi ricorrono alla speculazione immobiliare come fonte di reddito – perché devono fornire buona parte dei servizi essenziali, mentre i maggiori proventi delle tasse finiscono a Pechino.

L’ispezione di Xi

“Bisogna lavorare sulla prontezza nel combattimento, sulla logistica e sulla velocità di supporto”. Parola del comandante in capo Xi Jinping, che così si è rivolto al capitano Zhang Zheng durante la sua ispezione alla portaerei Liaoning, la prima e per ora unica a disposizione della marina militare cinese.

Le parole di Xi, che è anche a capo della Commissione Militare Centrale, rivelano una particolare attenzione da parte della leadership rispetto all’integrazione tra forze di cielo e di mare, mentre una seconda portaerei sarebbe già in costruzione e gli ambienti militari spingono affinché se ne costruiscano almeno tre, per “difendere gli interessi cinesi sul mare”.

Spazzatura a Pechino

Un documentario del 2011, “Pechino assediata dai rifiuti”, mostrava l’incredibile realtà sia ecologica sia umana delle discariche che circondano la capitale. Oggi si apprende che il problema sembrerebbe essere il limitato impatto del riciclaggio.

Ogni giorno gli oltre 20 milioni di abitanti della città producono circa 18 milioni di tonnellate di rifiuti. Dove finiscono? In discariche legali e illegali, che nel 2011 erano quantificate in circa 500.
Ci sono due soluzioni possibili: i 300 nuovi inceneritori che dovrebbero entrare in funzione entro il 2015, ma che già sollevano le proteste dei “nimby” cinesi; una più professionale raccolta differenziata, affidata a imprese qualificate e non lasciata ai poveracci che campano raccogliendo i nostri scarti.

Chunjie: impatto quantitativo

Più di 100.000 turisti si sono accalcati su Gulangyu, un piccolo isolotto al largo della costa del Fujian, in un periodo di 24 ore. È accaduto tra le 16:00 di domenica e le 16:00 di lunedì.

Secondo le autorità di Xiamen – capoluogo della provincia – il limite giornaliero di umani che possono stare contemporaneamente su Gulangyu è di 13mila, 39mila se proprio proprio si vuole tirare la corda al limite.
Si sta valutando la possibilità di stabilire un tetto giornaliero al numero di turisti, ma il problema va al di là del caso specifico: come gestire un turismo di massa relativamente giovane – e perciò estremamente ruspante – nel Paese più popoloso del mondo?

A Pechino, gli uffici stanno cominciando ad adottare ferie e chiusure scaglionate. Insomma, “mai più tutti a Chunjie”. Anche da queste notizie di colore, si capisce come sta evolvendo la Cina.