La Russia ignora le offerte di cooperazione con Pechino per le contese territoriali che vedono i due grandi paesi opposti al Giappone. Il consolato canadese a Hong Kong sepolto di richeste di visto per il paese nordamericano. Un piano per costruire case di cura per gli anziani cinesi. L’aumento dei casi di cancro. La Russia si fa gli affari suoi
Mentre Putin, Xi Jinping e Shinzo Abe si sfiorano alle olimpiadi di Sochi, la Russia ha respinto un’offerta cinese di cooperazione sulle rispettive dispute territoriali con il Giappone.
Secondo il giornale nipponico Mainichi Shimbun, Pechino avrebbe promesso a Mosca di sostenerla nella sua decennale disputa sulla sovranità delle isole a nord del Giappone, in cambio di analogo appoggio rispetto alle Senkaku/Diaoyu, l’arcipelago conteso nel Mar Cinese orientale.
L’offerta sarebbe stata fatta più volte a partire dal 2010, dice il giornale, citando fonti diplomatiche in Russia e in Giappone. Ma è sempre stata ignorata dai russi, che preferiscono mantenere equidistanza e che, a differenza della Cina, controllano già le "proprie" isole contese.
Tutti pazzi per il Canada
Il consolato del Canada di Hong Kong sarebbe sepolto sotto montagne di domande di immigrazione fatte da cinesi continentali. Così tante che lo speciale programma che concede il visto in cambio di denaro sarebbe andato in tilt. Lo racconta il South China Morning Post in un’inchiesta.
Il governo di Ottawa sarebbe stato così costretto a congelare il programma di “immigrazione per ricchi” più gettonato al mondo. Un documento che risale all’8 gennaio dello scorso anno ha rivelato infatti che a Hong Kong si è accumulato un arretrato di 53.580 domande inevase per ottenere lo status di “Canadian federal investor”, il che rappresenterebbe oltre il 70 per cento del portafoglio ordini globale.
In base al programma, i candidati che hanno un reddito di almeno 1,6 milioni di dollari canadesi (oltre un milione di euro) ottengono la residenza se “investono” 800mila dollari (circa 530mila euro) sotto forma di prestito, senza interessi e di cinque anni, a beneficio del Canada.
Le domande in coda rappresentano un fenomeno che Pechino cerca di dissuadere: quello dei ricchi cinesi che, dopo avere accumulato fortune in trent’anni di boom economico, esportano ricchezze, famiglie e se stessi fuori dalla Cina, sia a caccia di una qualità della vita “occidentale” sia a seguito alla campagna anticorruzione lanciata dalla leadership cinese.
Vecchiaia da ricchi
Il China Ageing Development Foundation, un fondo che dipende dal ministero degli Affari Civili cinese, ha elaborato con investitori di Hong Kong e Dubai un piano per costruire 12 esclusivi resort/case di cura per anziani all’estero. I soci del ministero sono il Chow Tai Fook Endowment Industry Development Investment (Ctfe) – un investitore di Hong Kong – e Pearl Dubai, uno sviluppatore immobiliare di Dubai.
Ctfe ha acquisito un lotto da quasi 300mila metri quadrati a Dubai, per 1,9 miliardi di dollari Usa, parte di un’area ancora più grande che appartiene a Pearl Dubai.
I tre soci intendono costruire otto resort pensionistico-sanitari in Cina e quattro all’estero nei prossimi sei anni. Nel 2013, erano circa 123 milioni i cinesi al di sopra dei 60 anni, il 9 per cento della popolazione. Un rapporto pubblicato da un think tank vicino al governo prevede che la Cina diventerà la società con più anziani al mondo entro il 2030.
Entro il 2050, il numero di vecchi nel Paese rischia di arrivare a 330 milioni, cioè il 25 per cento della popolazione. Non esiste ancora un sistema pensionistico diffuso.
Cina cancerogena
La Cina ha la percentuale più alta di nuovi casi di cancro e di relative morti, mentre si registra un preoccupante aumento della malattia a livello globale. Lo dice l’Organizzazione mondiale della sanità, analizzando dati del 2012.
Il Dragone registra inoltre il maggior numero di casi di cancro e di morti relative per quattro tipi di tumori maligni: fegato, esofago, stomaco e polmoni.
L’ultima edizione del World Cancer Report rivela che i Paesi in via di sviluppo di Africa, Asia, e America centrale sono tra i più colpiti. Complessivamente, il mondo ha registrato 14 milioni di nuovi casi e 8,2 milioni di morti nel 2012.
La Cina ha contribuito con 3.070.000 nuovi casi diagnosticati, il 21,8 per cento del totale. Rappresenta anche il 26,9 per cento delle morti: circa 2,2 milioni. Il tumore ai polmoni è quello che provoca più decessi al mondo e in Cina si registra circa un terzo dei casi cpmplessivi. Fumo, inquinamento, ed esposizione a sostanze cancerogene per ragioni lavorative, sono considerati i fattori principali della diffusione della malattia oltre Muraglia.
[Foto credits: cnn.com]