Oggi in Cina – La Ftz di Shanghai ora è un modello

In by Gabriele Battaglia

Il Consiglio di Stato (governo) ha pubblicato ieri un elenco di politiche messe in atto nella Zona di Libero Scambio di Shanghai (FTZ) che potrebbero essere estese in altre parti della Cina. Human Rights Watch accusa nel suo ultimo rapporto pesantemente la Cina per l’erosione dei diritti su più fronti. Seminano il terrore nei villaggi cinesi lungo il fiume Tumen: sono soldati nordcoreani. Durante i fatti di Tian’anmen ’89, alcuni altissimi leader cinesi si sarebbero accordati con l’ambasciata svizzera di Pechino. Se lo stato di diritto in Cina non c’è è colpa della "tradizione feudale". SHANGHAI FTZ: DA ESPERIMENTO A MODELLO
Il Consiglio di Stato (governo) ha pubblicato ieri un elenco di politiche messe in atto nella Zona di Libero Scambio di Shanghai (FTZ) che potrebbero essere estese in altre parti della Cina, nel tentativo di accelerare la liberalizzazione dello yuan e abbattere le restrizioni sugli investimenti dall’estero. Il governo ha annunciato sul suo sito web che, tra le esperienze della FTZ da copiare in tutta la nazione, ci sono le procedure di approvazione semplificata per gli investimenti stranieri, regolamenti più efficienti in materia di commercio transfrontaliero, ulteriori facilitazioni nel cambio tra yuan e valute estere, una maggiore apertura all’accesso di stranieri al settore dei servizi cinese e un ruolo più grande delle forze di mercato. Fin dal suo lancio, un paio di anni fa, non è mai stato molto chiaro che cosa succedesse nella FTZ e diversi player stranieri si sono pure lamentati per questo motivo. Ora la Cina sembra avere colto cosa funziona e può quindi divenire “modello”, in una direzione duplice: maggiore ruolo globale per lo yuan e più capitali da attirare, per il rilancio dell’economia. Il metodo è come al solito quello sperimentale – si isola una zona, si prova, e se funziona si applica altrove – l’unico vero elemento di continuità da Mao a Xi Jinping.

HUMAN RIGHTS WATCH CONDANNA LA CINA
Human Rights Watch ha pubblicato il suo rapporto 2015, che copre più di 90 Paesi ed è lungo 644 pagine. L’organizzazione accusa pesantemente la Cina per l’erosione dei diritti su più fronti, ma incolpa anche la comunità internazionale per avere girato la testa dall’altra parte.
“Sotto il governo del presidente Xi, la Cina sta rapidamente facendo marcia indietro sulle riforme che riguardano i diritti e sulla promessa del Partito di ‘governare il Paese secondo la legge’”, dice Sophie Richardson, direttore per la Cina di Human Rights Watch. “La repressione delle voci critiche è la peggiore da un decennio a questa parte, e non ci sembra di vederne la fine all’orizzonte”. Un capitolo particolare merita lo Xinjiang dove, secondo il rapporto, la necessità sbandierata dalla Cina di combattere terrorismo e separatismo non giustifica le misure draconiane in via d’applicazione.

ZOMBIES FROM DPRK
Dopo una prima notizia emersa qualche settimana fa, un reportage del NYT ricostruisce la storia dei soldati nordcoreani che, spinti dalla fame, attraverserebbero in confine per seminare il terrore nei villaggi cinesi lungo il fiume Tumen. In particolare, l’articolo racconta la storia di un certo soldato Lee che avrebbe ucciso una vecchia coppia di cinesi prima di essere abbattuto dalle forze di sicurezza. Pechino avrebbe espresso una formale protesta presso Pyongyang mentre il rapporto tra protettore e protetto appare sempre più ai minimi storici: la Corea del Nord, per la Cina, sta diventando una vera rogna. Intanto ci si chiede: ma i soldati nordcoreani non dovrebbero essere i privilegiati dal regime? Allora chissà come se la passano gli altri.

TIAN’ANMEN 1989: PRENDI I SOLDI E SCAPPA
Documenti top secret desecretati questa settimana dal Canada rivelerebbero che durante i fatti di Tian’anmen ’89, alcuni altissimi leader cinesi si sarebbero accordati con l’ambasciata svizzera di Pechino per trasferire ingenti capitali nelle banche elvetiche. Oggi, l’allora ambasciatore svizzero in Cina nega fermamente che tali abboccamenti siano mai avvenuti, ma le rivelazioni riaprono il capitolo corruzione, una delle principali motivi per cui gli studenti protestavano.

CORRUZIONE? COLPA DEL FEUDALESIMO
Un articolo scritto dal vice direttore di una rivista spin-off del Quotidiano del Popolo imputa alla "tradizione feudale" il problema della corruzione e le difficoltà a instaurare uno "Stato di diritto" in Cina. Commentando la rovinosa caduta per corruzione di quattro alti funzionari, Xie Guoming denuncia la "odiosa tradizione feudale per cui il potere politico può sostituire la legge". Critica cioè il governo dell’uomo sopra il governo delle regole condivise. I funzionari citati come esempio negativo sono, manco a dirlo, l’ex zar della sicurezza Zhou Yongkang, l’ex vice-presidente della Commissione militare centrale Xu Caihou, l’ex capo del dipartimento del Fronte Unito Ling Jihua e l’ex vicepresidente della Conferenza politica consultiva Su Rong, tutta gente con cui ormai ci si esercita a freccette. Xia rispolvera la questione del legismo, una delle grandi tradizioni – con il confucianesimo – della cultura politica cinese. Ma la legge cinese non è fatta per tutelare i “diritti naturali” dell’uomo verso il moloch statale. Al contrario, rende chiare e condivise le norme scelte dal potere centrale – anche se durissime – per governare il caos.  

[Foto credit: livetradingnews.com]