Oggi in Cina – Giro di vite a Macao

In by Gabriele Battaglia

Giro di vite al casinò di Macao contro le carte di credito false. Convertibilità Euro-Yuan sempre più vicina. Facebook stabilisce un ufficio vendite a Pechino. Uno scambio al vetriolo tra i vertici diplomatici cinesi e Usa sulle questioni nel Mar cinese meridionale. Ambiente o business? Politiche finanziarie cinesi: ostenibilità o bolla finanziaria? Dinosauri cinesi. il dissidente mongolo Wen Xin minaccia il suicidio. GIRO DI VITE A MACAO
Ai Casinò di Macao sarà notificato il termine entro il quale dovranno sbarazzarsi di device elettronici per la lettura di carte UnionPay cinesi false. Se non lo faranno, la città subirà un giro di vite che colpirà il business multimiliardario dei casinò.
Circa una settimana fa era emerso che la carta di credito made in China è lo strumento privilegiato per aggirare i controlli sull’esportazione di valuta dalla Repubblica Popolare. Sullo sfondo, il riciclaggio di denaro sporco attraverso le agenzie “junket” (giunca), che proprio come le tradizionali imbarcazioni creano un collegamento tra il continente e l’ex territorio Portoghese, dove i soldi vengono debitamente ripuliti attraverso i casinò (da qui il record di fatturato che fa impallidire Las Vegas) e poi depositati su conti all’estero.

YUAN-EURO: ARRIVA LA PIENA CONVERTIBILITÀ?
Diversi segnali fanno pensare che una piena convertibilità Euro-Yuan sia all’orizzonte.
Il governo cinese ha recentemente concesso alla Francia una quota di 80 miliardi di yuan (oltre 9 miliardi di euro) per il suo Qualified Foreign Institutional Investor programme, e le banche centrali di Cina e Germania hanno firmato un memorandum d’intesa che istituisce un meccanismo di compensazione che regola la quotazione del renminbi a Francoforte. Proprio dalla Germania potrebbero cominciare gli scambi UE-Cina nelle rispettive valute, per poi estendersi agli altri Paesi dell’Unione. Per la Cina, si tratterebbe di un importante passo verso l’internazionalizzazione della propria valuta, per l’Europa di un’occasione per dare nuovo status alla propria moneta. Per entrambe, benefici commerciali e la possibilità di emanciparsi dalla “dittatura del dollaro”.

FACEBOOK IN CINA
Facebook, che è bloccato in Cina, sta attivandosi per aprire un ufficio vendite a Pechino e lavorare con gli inserzionisti locali. Si arriverebbe così alla situazione paradossale per cui dipendenti del social network lavorerebbero in Cina, mentre il servizio resta censurato.
La compagnia fondata da Mark Zuckerberg sarebbe in trattativa per affittare uno spazio nel Fortune Financial Centre di Pechino, situato nel quartiere degli affari. Secondo indiscrezioni, l’ufficio potrebbe aprire entro un anno per servire una serie crescente di clienti, cioè inserzionisti, cinesi.

CINA-USA: GUERRA DELLE PAROLE
Scambio al vetriolo tra Cina e Stati Uniti a proposito delle recenti tensioni territoriali tra Pechino e i suoi vicini nel Mar Cinese Meridionale.
Il segretario di Stato statunitense John Kerry ha definito “provocatoria” l’installazione da parte della Cina di una piattaforma petrolifera in acque contese con il Vietnam e, secondo fonti Usa, avrebbe telefonato al ministro degli Esteri cinese, Wang Yi. Wang ha chiesto agli Stati Uniti di essere obiettivi, esortandoli a “mantenere le promesse di agire e parlare con cautela”, secondo una dichiarazione comparsa sul sito web del ministero degli Esteri cinese.

AMBIENTE O BUSINESS ?
La campagna voluta da Pechino contro l’inquinamento e i gas serra sta colpendo le imprese della ricca provincia del Guangdong, cintura manifatturiera simbolo del boom cinese, dove oltre 60 produttori stanno facendo marcia indietro dall’adesione al mercato dei crediti carbonio lanciato lo scorso anno. Secondo loro, il sistema è ingiusto e troppo costoso.
La situazione di stallo che si è venuta a creare tra un quarto dei partecipanti al programma e il governo provinciale sottolinea la difficoltà di attuare politiche verdi in Cina. Sono i costi della riconversione di un intero Paese da “fabbrica del mondo” a “economia avanzata”.

SOSTENIBILITÀ O BOLLA ?
Alla stessa voce “difficoltà della riconversione economica” va ascritta la notizia secondo cui il rallentamento degli investimenti immobiliari a causa della stretta del credito, unitamente a un eccesso di offerta che fa scendere i prezzi delle case, potrebbero rappresentare una seria minaccia per la crescita economica cinese. La bolla sta scoppiando? Osservatori del settore ritengono che la situazione determinerà accentuate pressioni sul governo centrale affinché rilassi la propria politica immobiliare per evitare un tracollo del settore. Insomma, gli interessi costituiti paventano il cataclisma. “La crescita del prodotto interno lordo potrebbe scendere sotto il 7 per cento se l’attuale tendenza rispetto ai nuovi progetti immobiliari continua per il resto dell’anno”, ha detto Alan Jin , analista di Mizuho Securities.

DINOSAURI MADE IN CINA
I resti di un tirannosauride dal lungo naso, il sinensis Qianzhousaurus , sono stati trovati vicino alla città cinese di Ganzhou, nella provincia meridionale del Jiangxi. Il carnivoro popolava la regione durante il tardo periodo Cretaceo, dicono gli scienziati, circa 66 milioni di anni fa.
La notizia è rimbalzata in tutto il mondo grazie al soprannome della nuova creatura, il Pinocchio Rex, data la sua pecuiare caratteristica anatomica.
Si parla già di un “rinascimento” mondiale delle scoperte paleontologiche, con la Cina a far la parte del leone (o del T-Rex). Secondo alcune stime, negli ultimi anni si scopre mediamente un nuovo dinosauro ogni due settimane e “il nuovo sogno cinese”, fatto di orgoglio nazionale, potrebbe passare anche attraverso il superamento degli Usa in quanto a numero di scoperte.

DISSIDENTE MONGOLO MINACCIA IL SUICIDIO
Un dissidente di spicco della Mongolia Interna ha minacciato di auto-immolarsi piuttosto che accettare un ritorno forzato in Cina dalla vicina Mongolia, dove ha vissuto in esilio autoinflitto per più di vent’anni. Lo riporta l’organizzazione statunitense Southern Mongolian Human Rights Information Center (SMHRIC), secondo cui Alhaa Norovtseren, il cui nome cinese è Wen Xin, ha dichiarato che si darà fuoco in segno di protesta se sarà obbligato a tornare in Cina, dove a suo parere la popolazione di etnia mongola è perseguitata. 

[Foto credit: bbc.co.uk]