Oggi in Cina – Alibaba goes America

In by Gabriele Battaglia

Alibaba presenta una richiesta ufficiale per una IPO a Wall Street. Il premier cinese in Africa offre aiuti supplementari da 12 miliardi di dollari. 200mila nuovi funzionari in Xinjiang. L’espansione del settore servizi in Cina non decolla segno che la conversione produttiva è ancora lontana. Tensioni Cina-Vietnam sulle isole Paracelse. ALIBABA GOES AMERICA
Il colosso dell’ e-commerce cinese Alibaba ha presentato richiesta ufficiale per una Initial Public Offering (Ipo) a Wall Street, cioè per vendere azioni al pubblico nella maggiore borsa mondiale. La definitiva entrata nei mercati finanziari globali, di cui si parlava da tempo, rappresenta per gli analisti il raggiungimento della definitiva maturità per l‘industria Internet cinese, tutt’ora in geometrica espansione.
Nella sua application, Alibaba ha dichiarato che intende raccogliere un miliardo di dollari nell’offerta iniziale, cifra indicativa che serve a calcolare la quota di iscrizione della compagnia alla società che gestisce Wall Street. Ma, a detta di tutti, il colosso di Jack Ma dovrebbe rastrellare tra i 15 e i 20 miliardi di dollari, in quella che sarebbe la più grande Ipo sul suolo Usa dal tempo dei 16 miliardi di Facebook nel maggio 2012 .

IL SOGNO AFRICANO DI LI
Il premier cinese Li Keqiang ha offerto un aiuto supplementare all’Africa di almeno 12 miliardi di dollari, offrendo anche di condividere avanzate tecnologie per sviluppare le ferrovie ad alta velocità nel continente nero. Li ha promesso tale finanziamento supplementare in un discorso tenuto presso la sede dell’Unione Africana di Addis Abeba, in Etiopia.
La Cina aumenterà le linee di credito all’Africa di 10 miliardi di dollari e incrementerà il fondo di sviluppo Cina-Africa di altri 2 miliardi, portandolo a un totale di 5, riporta Xinhua, senza fornire ulteriori dettagli. Li “ha espresso il sogno che tutte le capitali africane siano collegate con treni ad alta velocità, in modo da favorire la comunicazione e lo sviluppo pan-africano”, dice l’agenzia ufficiale cinese.

XINJIANG: FUNZIONARI NEI VILLAGGI
Poiché la situazione della sicurezza nella regione autonoma dello Xinjiang non è esattamente tranquilla, il governo locale “invierà 200mila funzionari nei villaggi e nelle comunità nei prossimi tre anni”, al fine di “conquistare i cuori della gente”, riporta il Global Times.
La campagna è diventata più urgente dopo la visita del presidente Xi Jinping nella regione nord-occidentale della Cina della scorsa settimana, seguita da un attacco terroristico in una stazione ferroviaria di Urumqi, la capitale regionale, che ha provocato la morte di una persona (più due attentatori) e ne ha ferite 79.

I SERVIZI NON DECOLLANO
L’espansione nel settore dei servizi cinesi ha rallentato leggermente nel mese di aprile, con la crescita dell’occupazione che è scivolata al suo minimo degli ultimi sette mesi, rivela una ricerca privata. Il dato pone qualche dubbio rispetto al fatto che la seconda più grande economia del mondo riesca a riconvertirsi dal vecchio modello manifatturiero al nuovo, da “economia avanzata”, in maniera indolore. Il Markit/HSBC Services Purchasing Managers Index (PMI), è scivolato a 51,4 dal 51,9 di marzo, tenendosi comunque ben al di sopra del livello 50, quello che separa l’espansione dalla contrazione.

TENSIONI ALLE PARACELSE
La Cina ha ammonito il Vietnam di non disturbare le attività delle società cinesi che operano nei pressi delle isole Paracelse, arcipelago conteso nel Mar Cinese Meridionale. L’avvertimento di Pechino arriva dopo che Hanoi aveva condannato come illegale lo spostamento di una gigantesca piattaforma petrolifera cinese in quelle che ritiene essere le proprie acque territoriali.
Gli Stati Uniti avevano da parte loro aspramente criticato lo spostamento della piattaforma, definendolo “provocatorio e inutile per il mantenimento della pace e della stabilità nella regione”.