Alcune foto di uomini e donne di etnia rohingya, la minoranza etnica di religione musulmana del Myanmar, sono state esposte sulle mura del Museo dell’Olocausto di Washington. Imran Khan minaccia di bloccare i rifornimenti alle truppe Nato in Afghanistan. Il Senato thailandese verso il no all’amnistia. MYANMAR – Foto dei rohingya sul muro del museo dell’Olocausto di Washington
Il messaggio è forte. Le foto dei rohingya discriminati in Myanmar, sono state proiettate sulle mura del Museo dell’Olocausto a Washington. L’iniziativa con le immagini in bianco e nero scattate dal fotografo Greg Constantine, che ha passato sette anni su entrambi i lati del confine birmano-bangladeshio, porta all’attenzione la vicenda di quello che l’Onu ha definito il popolo più perseguitato al mondo, cui il governo birmano nega la cittadinanza considerandoli immigrati irregolari dal vicino Bangladesh e vittima nei mesi scorsi di violenze settarie che hanno fatto quasi 200 morti e oltre 100mila sfollati confinati nei campi.
Scontri e violenze rischiano inoltre di compromettere l’apertura del paese iniziata nel 2010 che ha portato a riforme democratiche, ancora tuttavia fragili.
Le foto saranno proiettate ogni notte fino all’8 novembre. “Dà fastidio che mentre si discute degli strabilianti sviluppi in Birmania, questa tragedia sia messa in ombra dagli interessi di tutti su quanto sta accadendo altrove nel paese”, ha detto Constatine all‘Associated Press.
PAKISTAN – Imran Khan minaccia gli Usa per i raid con i droni
Il leader del principale partito d’opposizione pakistano, Imran Khan, ha accusato in un’intervista alla Bbc gli Stati Uniti di sabotare gli sforzi di pace che il governo di Islamabad sta portando avanti con i Taliban.
Le dichiarazioni del politico arrivano in seguito ai recenti bombardamenti con i droni nella regione del Waziristan del Nord, al confine con l’Afghanistan, che hanno provocato la morte del leader taliban Hakimullah Mehsud venerdì scorso.
Khan ha inoltre minacciato di affermato la volontà di organizzare delle vere e proprie occupazioni delle principali arterie di comunicazione che collegano il Pakistan e l’Afghanistan, usate dalle forze Nato per i rifornimenti ai soldati impegnati nell’ex repubblica sovietica, se i bombardamenti non termineranno entro il prossimo 20 novembre. Dal Pakistan infatti transitano almeno il 50 per cento del carburante, delle provviste alimentari e dell’equipaggiamento utilizzato dalle truppe dell’Alleanza atlantica.
“Mi chiedo se siano amici o nemici”, ha affermato l’ex idolo del cricket ai microfoni dell’emittente britannica.
Il governo presieduto da Nawaz Sharif, l’uomo che ha sconfitto proprio Khan all’ultima tornata elettorale, ha espresso più volte la propria contrarietà ai raid dei droni americani, ma d’altra parte, spiega la Bbc, non vuole incrinare i rapporti con Washington.
THAILANDIA – Verso il no al Senato per l’amnistia
Il provvedimento di amnistia per chiudere dieci anni di violenza politica in Thailandia potrebbe arenarsi in Senato. A dirlo è lo stesso presidente della Camera alta, Nikom Wairatpanji, facendosi portavoce delle preoccupazioni per le proteste che l’approvazione potrebbe scatenare.
Già nei giorni scorsi migliaia di thailandesi hanno manifestato contro un provvedimento che potrebbe permettere il rientro in patria del deposto premier in esilio Thaksin Shinawatra, fratello dell’attuale primo ministro Yingluck, su cui pesa una condanna in contumacia per appropriazione indebita. Si teme quindi una nuova spirale di violenza.
Il provvedimento già passato alla Camera bassa in un voto boicottato dall’opposizione del partito democratico, potrebbe non avere la maggioranza in Senato. Il provvedimento di clemenza doveva inizialmente riguardare soltanto i cittadini coinvolti nelle violenze che hanno visto schierati su fronti opposti le camicie gialle, filomonarchiche contro i rossi sostenitori del controverso uomo d’affari Thaksin.
Emendamenti alla bozza hanno inseguito incluso anche i leader politici e le forze di sicurezza. Se dovesse passare il provvedimento sarebbero amnistiati anche l’ex premier Abhisit Vejjajiva, leader del Pd, e il suo vice Suthep Thaugsuban, contrari alla legge e a loro volta incriminati per omicidio per aver ordinato la repressione che nella primavera del 2010 fece 90 morti e migliaia di feriti nello sgombero con le armi dell’occupazione del centro di Bangkok dove si erano accampati per settimane i sostenitori di Thaksin.
[Foto credits: ushmm.org]