Oggi in Cina – Plenum del Pcc in autunno: ecco i temi

In by Gabriele Battaglia

Focus sullo Stato di diritto al prossimo plenum del Partito comunista cinese, in autunno. In quella data, si saprà anche di più sul destino dell’ex zar della sicurezza, Zhou Yongkang. L’Asean non deve intervenire nella diatriba sul Mar cinese meridionale. Aumentano gli investimenti per profitto. Sanya, nel sud dell’isola di Hainan diventa modello per il welfare. Parte una campagna per rivalutare la sconfitta contro i giapponesi del 1895. ZHOU YONGKANG E IL DIRITTO
Il plenum del Partito comunista cinese previsto per il prossimo autunno sarà incentrato sullo Stato di diritto e, in quella sede, sarà resa pubblica la sorte di Zhou Yongkang, già potentissimo capo della sicurezza di Pechino. Lo riferiscono al South China Morning Post fonti interne all’establishment cinese. Il summit d’autunno serve in genere a delineare il percorso ideologico e organizzativo del Partito. Vi si annunciano nomine di alto livello e vi si attuano i rimpasti di governo.
Questa volta, il presidente Xi Jinping dovrebbe utilizzarlo per lanciare una campagna di salvaguardia della costituzione e per accentuare la campagna anticorruzione, anche in direzione delle alte sfere.

L’operazione dovrebbe convincere sia l’elite del Partito sia l’opinione pubblica che l’indagine in corso contro Zhou è parte della campagna per rafforzare lo Stato di diritto e non una lotta di potere interna, mentre gli arresti “amministrativi” compiuti tra avvocati e attivisti alla vigilia della ricorrenza di piazza Tian’anmen sembrerebbero ancora una volta andare in direzione contraria. Per la delicatezza del tema, il summit potrebbe svolgersi più tardi rispetto alla tradizionale collocazione di settembre.

MAR CINESE MERIDIONALE : L’ ASEAN NON C’ENTRA
Le controversie nel Mar Cinese Meridionale non sono un problema tra Cina e Asean (Associazione delle Nazioni del Sudest Asiatico), dice Pechino, sollecitando alcuni Stati membri a non usare la questione per seminare discordia. Il vertice Asean tenutosi ieri in Myanmar è stato dominato dal tema delle tensioni territoriali, con il Vietnam e le Filippine che hanno fatto pressioni per un’azione congiunta più incisiva contro il comportamento aggressivo della Cina nelle acque contese, soprattutto dopo la prova di forza avvenuta tra navi cinesi e vietnamite nei pressi delle isole Paracelse la scorsa settimana.
Una dichiarazione dell’Asean – che ha espresso preoccupazione e chiesto moderazione a tutte le parti senza fare menzione diretta della Cina – ha scontentato tutte le parti in causa.

MENO RAGION DI STATO, PIÙ PROFITTI
Le acquisizioni off-shore fatte da imprese cinesi sono sempre meno tese a servire obiettivi dello Stato e sempre più strategiche, volte al profitto.
Un tempo gli investimenti servivano soprattutto all’approvvigionamento di materie prime. Oggi, puntano ad asset più evoluti, capaci di garantire ottimi ritorni economici. È questo l’esempio della recente offerta di 5,85 miliardi di dollari fatta dalla Minmetals per la miniera di rame peruviana di Las Bambas, perché l’attività è già in fase avanzata di sviluppo e appare altamente redditizia.
Le imprese cinesi sembrano anche meno assillate dal controllo totale delle imprese straniere acquisite, soprattutto per non suscitare allarme nei Paesi in cui si opera. Acquistano quindi sempre più quote di minoranza, il che consente loro di lasciar perdere gli aspetti organizzativi e di concentrarsi sempre più sui profitti.

WELFARE ALLA SANYA
Se si vuole avere un’idea di come sarà il futuro welfare cinese, bisogna forse recarsi a Sanya, la città più meridionale dell’isola di Hainan, meta turistica sempre più promossa dalle agenzie. Dopo aver scoperto un buon surplus nei propri conti pubblici, le autorità cittadine hanno deciso di dare ai residenti una sovvenzione semestrale di 360 yuan (circa 40 euro) – per aiutare la popolazione a fare fronte all’aumento dei prezzi – che ha innescato un aspro dibattito online sul miglior uso dei fondi pubblici. In realtà si tratta di un incremento della quota già introdotta a partire dal 2010, misura cuscinetto contro l’aumento del costo della vita dovuto al boom della località.

I soldi andranno a circa 620mila residenti, compresi i lavoratori migranti e quelli che hanno l’hukou (residenza) nella città anche se stanno altrove. Dare soldi invece di servizi e diritti è un modello che piacerebbe a Milton Friedman e alla scuola neoliberista di Chicago, perché elimina la funzione di tutela dello Stato e applica al welfare leggi di mercato. Resta da vedere quanto il modello Sanya sia stabile e, soprattutto, estendibile al resto della Cina.

1895 : NON FU COLPA DEI SOLDATI
Mentre la Cina si prepara a celebrare il 120esimo anniversario della prima guerra sino-giapponese (cioè la prima umiliazione subita a opera del Sol Levante), le più alte sfere delle forze armate si sono lanciate in una campagna per rivalutare il ruolo della flotta settentrionale della dinastia Qing, che all’epoca subì una sconfitta umiliante. Generali appartenenti ai vari corpi dell’Esercito Popolare di Liberazione hanno sollecitato un riesame del verdetto storico che inchioda la flotta cinese, ritenuta per 120 anni responsabile di avere permesso al suo avversario giapponese, la marina Meiji, di prevalere.
Di chi è la colpa? Ma del governo Qing, naturalmente, che dovrebbe essere additato per la sconfitta nella guerra che durò dall’agosto 1894 all’aprile 1895, dice il vice ammiraglio Ding Yiping, vice comandante in capo della Marina cinese. L’operazione appare un tentativo di risollevare l’orgoglio patriottico (e antigiapponese), cancellando oltre un secolo di complesso di inferiorità militare. Quanto alla estinta dinastia Qing, da oltre un secolo è un ottimo capro espiatorio per tutti. Del resto erano mancesi. 

[Foto credits: miniharm.com]