In Cambogia il governo ha vietato ai manifestanti vietnamiti di protestare. In Thailandia tre persone sono rimaste uccise e oltre 20 ferite in un attacco a un accampamento di manifestanti anti-governativi. In Corea del Sud il capitano del traghetto affondato a largo dell’isola di Jeju è stato accusato di omicidio colposo. CAMBOGIA – Vietate le manifestazioni dei vietnamiti
Il governo cambogiano ha vietato ai vietnamiti residenti nel Paese di protestare contro l’installazione di una piattaforma petrolifera cinese in un tratto di mare conteso tra Hanoi e Pechino.
Come precisato dal portavoce del ministero dell’Interno, non sarà permesso a cittadini stranieri di manifestare contro altre nazioni. L’annuncio è stato dato in risposta alle indiscrezione su possibili proteste anti-cinesi come quelle che stanno infiammando il Vietnam, con assalti alla fabbriche cinesi che hanno fatto almeno un morto.
Come recita la Costituzione cambogiana, il Paese mantiene una posizione di neutralità e non allineamento cercando la convivenza pacifica con i vicini. La Cambogia è tuttavia uno dei maggiori destinatari di aiuti e investimenti cinesi. I vietnamiti, per via delle vicissitudini storiche, sono inoltre spesso additati come invasori e bersaglio delle invettive di nazionalisti.
THAILANDIA – Morti in uno scontro a fuoco tra manifestanti
Tre persone sono state uccise e più di 20 ferite in un attacco su un accampamento dei manifestanti anti-governativi a Bangkok. Alcuni testimoni hanno raccontato di esplosioni e colpi d’arma da fuoco nella mattinata di giovedì.
I manifestanti hanno fatto pressione sulle autorità parlamentari per la nomina di un nuovo governo non a maggioranza del partito dell’ex prima ministra Yingluck Shinawatra.
Oggi, lo Stato maggiore dell’esercito nazionale ha fatto sapere che l’esercito potrebbe usare la forza se la violenza a sfondo politico dovesse continuare. Secondo alcuni analisti, tuttavia, l’ipotesi colpo di stato non sarebbe concreta.
COREA DEL SUD – Omicidio colposo per il capitano della Sewol
Omicidio colposo, questa, secondo quanto riporta l’agenzia Yohnap, l’accusa per il capitano del traghetto Sewol affondato il 16 aprile scorso al largo del porto sudcoreano di Mokpo.
L’incidente ha fatto almeno 281 vittime, ma 23 passeggeri risultano ancora dispersi. Il capitano Lee Joon-seok, di 68 anni, è accusato assieme ad altri due componenti dell’equipaggio di aver abbandonato per primi la nave, mentre ai passeggeri, in gran parte studenti in gita, era stato consigliato di restare in cabina.
I marinai furono tra i primi a essere tratti in salvo dalla Guardia costiera.
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