Oggi in Asia – L’Mh370 non si trova, ricerche in stallo

In by Gabriele Battaglia

Nessuna traccia del volo Mh370 nel tratto di mare dove da oltre due mesi si concentrano le ricerche per l’aereo scomparso nell’Oceano Indiano. In Giappone ondata di proteste contro la proposta del governo di riforma del mercato del lavoro. In Corea del Nord riapre il fascicolo sui rapimenti di cittadini giapponesi. MALAYSIA – Nessuna traccia del volo scomparso

Non c’è traccia del volo Mh370 nella zona da cui erano stati emessi segnali acustici compatibili con la scatola nera dell’aereo. Il relitto non è nel fondali della parte dell’Oceano Indiano su cui si erano concentrate le ricerche. L’annuncio è stato dato dall’agenzia governativa australiana che coordina le operazioni.

Le rilevazioni avevano individuato in un tratto di mare a nord-ovest di Perth, il luogo in cui si riteneva fosse scomparso il volo della Malaysia Airlines Kuala Lumpur-Pechino, con a bordo 239 passeggeri. Al momento non c’è ancora una spiegazione per la scomparsa avvenuta lo scorso 8 marzo.

Poche ore prima dell’annuncio australiano, un ufficiale statunitense aveva spiegato alla Cnn che i segnali potrebbero essere stati originati da un’altra fonte.

GIAPPONE – In piazza per gli straordinari pagati

Abenomics, tempo di sacrifici in nome della ripresa economica. Questo, almeno, sembra essere il pensiero di Shinzo Abe, primo ministro conservatore del Giappone. Nei giorni scorsi, il governo ha proposto una riforma del lavoro che prevede una standardizzazione dei salari per i lavoratori dipendenti. Compreso il non pagamento degli straordinari.

In risposta, migliaia di lavoratori si sono riversati nel parco di Hibiya a Tokyo. È l’ennesima manifestazione contro il governo, che nonostante la popolarità del primo ministro, su nucleare, riforma della costituzione postbellica e lavoro ha idee che continuano a suscitare forti opposizioni nella cittadinanza.

COREA DEL NORD – Riapre il fascicolo sui rapimenti giapponesi

La Corea del Nord riaprirà il fascicolo dei giapponesi rapiti tra gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso per addestrare le spie del regime. A dare l’annuncio è stato il primo ministro nipponico, Shinzo Abe. La vicenda è uno dei principali punti di frizione tra Tokyo e Pyongyang.

Cinque degli almeno 13 rapiti hanno fatto ritorno a casa nel corso degli anni. Il regime sostiene che gli altri siano ormai morti, ma la versione è contestata dai giapponesi. Già nel caso di Megumi Yokota, rapita a 13 anni nel 1977, i test del dna compiuti sui resti nel 2004, dimostrarono che non si trattava della ragazza. La riapertura del fascicolo è stato il risultato dei recenti colloqui tra i due governi, che non intrattengono relazioni.

[Foto credit: thestar.com.my]