Oggi in Asia – Vittime della violenza politica in Pakistan

In Uncategorized by Simone

Da gennaio sono oltreduemila i morti nelle violenze politiche in Pakistan. La maggioranza sono civili. Il presidente birmano Thein Sein promette di tutelare i diritti dei musulmani. La Corea del Nord sposta dalla costa i suoi missili a medio raggio.

PAKISTAN –  Strage quotidiana

La violenza politica in Pakistan ha fatto oltre 600 morti al mese. Tra gennaio e aprile, vittime di attentati e attacchi, sono morti almeno 2.674 pakistani secondo uno studio del Center for Research and Securities Studies, pubblicato quando mancano quattro giorni alle elezioni legislative.

L’avvicinarsi del voto è scandito da bombe e attentati. L’ultimo in ordine di tempo oggi durante una manifestazione elettorale del Jamiat Ulema-i-Islam-Fazl ha fatto almeno 10 morti.

Oltre agli attacchi contro candidati dell’ultimo mese, il Pakistan è scosso dalle violenze etnico-politiche a Karachi, dal terrorismo e dalle divisioni religiose nelle aree tribali, dai raid con i droni statunitensi e dalla violenza separatista nella provincia del Belucistan. A farne le spese sono soprattutto i civili, 1,542 i morti. Vittime, scrive il quotidiano Express Tribune, che sottolineano il deteriorarsi dell’ordine e dello Stato.

BIRMANIA – Thein Sein si impegna a tutelare i musulmani

Il governo birmano si è impegnato a  fare di tutto per tutelare i diritti dei musulmani. Con un discorso alla nazione il presidente Thein Sein ha affrontato il nodo degli scontri di quasi un anno fa nello Stato di Rakhine contro la comunità rohingya, considerati immigrati illegali dal vicino Bangladesh, e il divampare negli ultimi mesi delle violenze contro i musulmani che a marzo hanno fatto almeno 43 morti.

Il capo di Stato ha detto di voler mettere in atto le raccomandazioni di una commissione speciale istituita lo scorso anno per indagare sugli scontri nello Stato nordoccidentale, che fecero quasi 200 morti. Nel rapporto prodotto dalla commissione, cui non ha partecipato alcun rohingya, sono tuttavia presenti punti controversi, come l’aumento del numero delle forze di sicurezza a Rakhine e l’introduzione di forme di pianificazione familiare per i musulmani.

Nelle scorse settimane un recente rapporto di Human Rights Watch ha puntato il dito contro le autorità, in particolare monaci buddhisti, politici locali e forze di sicurezza, accusate di fomentare le campagne contro i musulmani.

COREA DEL NORD – Missili spostati dalla costa

La Corea del Nord ha revocato lo stato massimo di allerta al combattimento e allontanato dalla costa due missili a medio raggio Musadan, segno che le tensioni nella penisola coreana stanno calando. Lo riporta l’agenzia sudcoreana Yonhap.

Nelle scorse settimane il segretario di Stato Usa, John Kerry, aveva definito un grave errore l’ipotesi di un lancio dei missili che avrebbero potuto raggiungere le basi statunitensi a Guam. Tuttavia un funzionario del Consiglio per la sicurezza nazionale ha rimarcato oggi che festeggiare è ancora prematuro.

Ieri il ministero per la Riunificazione sudcoreano aveva sottolineato una diminuzione delle critiche e delle minacce verso il Sud, dimezzatesi rispetto ai primi di aprile.

[Foto credit: theage.au.com]